Usura, fatture false e truffe da milioni di euro: due pugliesi nei guai

Usura, fatture false e truffe da milioni di euro: due pugliesi nei guai
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Sabato 18 Giugno 2022, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 21:01

Usura ed emissione di fatture per operazioni inesistenti: i Carabinieri scoperchiano un giro di prestiti con tassi d'interesse anche al 240%.

I militari della Compagnia di Altamura hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nel procedimento a carico di L.A., 54enne, e di M.A., 36enne, entrambi del luogo, indagati per i reati di usura aggravata ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

L'accusa

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, i due altamurani, tra il 2020 e il 2021, avrebbero concesso prestiti a persone in stato di bisogno e al titolare di un’impresa commerciale del luogo, a fronte della pretesa restituzione delle somme sulle quali praticavano tassi di interesse che oscillavano tra il 120% e il 240% annui, nettamente superiori al tasso soglia previsto per legge.

Ma oltre a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei due indagati per l’attività di usura, l’indagine, condotta dai Carabinieri mediante classici servizi di pedinamento e osservazione, supportati da attività tecnica e acquisizione documentale, ha consentito anche di delineare un quadro indiziario in ordine all’altro reato contestato. Al riguardo, infatti, gli odierni indagati avrebbero costituto due società ad hoc (un’impresa individuale e una società a responsabilità limitata), intestate formalmente a terzi conniventi, attraverso le quali sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti per un importo quantificato, nel corso dell’indagine, di circa 2.356.000 euro.

In tal modo veniva consentito a terzi l’evasione delle imposte sui redditi di persone fisiche e giuridiche, facendo transitare sui relativi conti correnti cospicue somme di denaro che successivamente venivano prelevate, anche in contanti. Proprio nel corso di una perquisizione, eseguita nell’ottobre del 2020, nell’abitazione di uno degli odierni indagati era stata ritrovata la somma in contante di 141.800 euro della quale, nella circostanza, l’interessato non sarebbe stato in grado di giustificare la provenienza e che ha poi costituito un importante riscontro investigativo alla presente indagine. 

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