Turismo, in aumento i bed and breakfast illegali a Bari

Turismo, in aumento i bed and breakfast illegali a Bari
di Daniele UVA
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Venerdì 23 Dicembre 2022, 07:08

A Bari otto strutture ricettive su dieci risultano abusive. Sfuggendo così a controlli e fisco e rappresentando una forma di concorrenza sleale per le aziende del settore. A rivelarlo è una ricerca del Centro studi di Federalberghi Puglia, secondo la quale il sommerso registra un'incidenza dell'80 per cento sull'intera economia turistica cittadina. Con la città che ormai pullula di case, stanze e strutture messe a disposizione dei turisti sono soprattutto le piattaforme online a registrare un boom.

Come dimostra il caso di Airbnb che quest'anno, rispetto al 2018, ha registrato un aumento degli annunci pubblicati nel capoluogo pugliese pari al 60 per cento, toccando quota 1.886 offerte attive.

Questo incremento non fa però sorridere la categoria perché, come spiega la stessa Federalberghi locale, all'aumento dell'offerta non corrisponde una crescita dei posti di lavoro nel settore. Al contrario, si sta determinando un aumento esponenziale dell'evasione fiscale, con un consistente mancato gettito Iva.

L'idea del sindaco

Per mettere un freno a questo fenomeno, il sindaco Antonio Decaro ha annunciato l'introduzione della tassa di soggiorno a partire dalla prossima primavera. Una misura che la categoria considera «iniqua e poco opportuna, perché penalizzerà le strutture alberghiere ed extralberghiere legali, provocando degli effetti distorsivi sull'economia turistica della città». Federalberghi fa anche presente che «sarà molto difficile recuperare la tassa di soggiorno da chi soggiornerà nel variegato segmento degli affitti brevi come Airbnb e altri».

Con una proiezione sull'intero territorio della Puglia, nel 2022 proprio Airbnb ha pubblicato 41.573 annunci, con l'immissione sul mercato di più di 170mila camere che hanno prodotto il fatturato maggioritario (50-60 per cento) dell'intera economia turistica pugliese. Nel frattempo ieri è arrivata la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea che impone ad Airbnb di riscuotere e versare allo Stato italiano la cedolare secca sugli affitti brevi, chiudendo così la vertenza iniziata nel 2017.

«Ritengo che questa pronuncia sia un passo in avanti verso la trasparenza e il contrasto all'evasione fiscale -commenta Francesco Caizzi, vice presidente nazionale e leader barese e pugliese di Federalberghi -. Non posso, però, non sottolineare che i dati pubblicati siano vergognosi e ci riportino a un'amara realtà, quella di un segmento importante per Bari e la Puglia che subisce la piaga dell'abusivismo ricettivo».

Le valutazioni di Federalberghi

Una piaga che la tassa di soggiorno in arrivo in città non è destinata a risolvere. «Per definizione, qualunque sistema di imposte deve rispettare due fondamentali criteri di giustizia impositiva: quello della neutralità e quello dell'equità prosegue Caizzi -. Nel caso dell'imposta barese, non sarebbe neutrale perché provocherebbe effetti distorsivi sull'economia turistica (l'imposta graverebbe solo sulle aziende ricettive legali), e non sarebbe equa perché non riserverebbe un trattamento uguale ai contribuenti che si trovano nella stessa condizione economica, visto che gli utenti dell'affitto breve non pagherebbero l'imposta». Il dito è puntato soprattutto contro il cosiddetto house sharing, che secondo la categoria «da fenomeno di costume si è trasformato in vero e proprio segmento economico alternativo nel turismo della Puglia, provocando concorrenza sleale e distorsione del mercato». Caizzi chiarisce in proposito che «non è vero che si condivide l'esperienza con il titolare perché la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all'affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Non è vero che si tratta di attività occasionali conclude -. La maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all'anno. E non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, ma attività economiche a tutti gli effetti, con moltissimi inserzionisti che gestiscono più di un alloggio».

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