Teppisti in azione a Loseto e Carbonara, monumenti vandalizzati: vernice sulle chiese

Teppisti in azione a Loseto e Carbonara, monumenti vandalizzati: vernice sulle chiese
di Beppe STALLONE
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:30

Teppisti in azione a Loseto e Carbonara, monumenti vandalizzati: vernice sulle chiese . Non è arte, non è street art. È una sconfitta per tutti. Autori i soliti 4 bulletti, ignoti, pronti ad usare le bombolette spray per vandalizzare, danneggiare beni artistici e architettonici di grande valore. Come nel caso della chiesa del Santissimo Salvatore, un gioiello del 1400 situata a Loseto vandalizzata lunedì sera come segnalato da Retake Bari, associazione di volontari che da anni si prende cura di piazze, giardini, scuole, campagne e spiagge, curandoli, ripulendoli e abbellendoli. Oltre l’indubbio danno al patrimonio artistico, queste azioni costano a chi poi deve riparare e riportare i luoghi alla loro antica bellezza. Per esempio i volontari di Retake per cancellare una svastica su una parete pitturata devono scrivere un progetto a firma di architetto, pagare bollo, presentare richiesta in Soprintendenza, mostrare provini, attendere 120 giorni, comprare materiali. Se poi l’intervento avviene su pietra e in altezza i costi crescono vertiginosamente perché possono operare solo restauratori specializzati.

Le reazioni

«Abbiamo perso tutti» sottolinea con amarezza il presidente di Retake, Fabrizio Milone.

E non è certo la prima volta che accade una cosa del genere. Stessa sorte anche per la chiesa di Sant’Agostino a Carbonara. «Questa chiesa appartiene al Fec (Fondo edifici di culto) – afferma Milone - mettere in moto tutta l’organizzazione per restauro e pulizia è veramente molto complesso. Questa chiesa di Carbonara è precipitata nel degrado. Ora non so se toccherà la stessa sorte alla chiesa del Santissimo Salvatore, ma purtroppo la situazione è questa: drammatica, disastrosa. Noi denunciamo da anni quello che è un fenomeno che, le istituzioni dicono sia difficile da arginare perché comune a tutte le città del mondo. Noi riteniamo che è una sorta di vandalismo legato a questa sottocultura metropolitana americana. Questo fenomeno che abbiamo importato da oltreoceano ha in qualche modo legittimato tutta una sottocultura di vandalismo, per cui i ragazzini non riescono più a distinguere che cosa è una dichiarazione d’amore, cos’è un insulto, diventa tutto un minestrone. Nella visione collettiva del bene comune, dell’ambiente urbano, tutte le suppellettili possibili immaginabili sono oggetto di vandalismo». Fra l’altro molto spesso gli autori di questi gesti non hanno neanche 14 anni e quindi non sono perseguibili.

«Quando eravamo piccoli noi – ricorda il presidente di Retake - giravamo con la fionda e con il virruzzo, questi girano con una bomboletta. La differenza che tu con una bomboletta da 2 euro fai decine di migliaia di euro di danni. È una cosa che non si riesce a far capire, non si insegna. Evidentemente bisognerebbe insegnarlo già da quando i ragazzini sono piccoli, forse dalle elementari». Far intervenire restauratori specializzati costa molto. 
«Nel caso di Loseto questi deficienti si sono addirittura arrampicati sul tetto, quindi un lavoro in altezza. Soltanto fittare una mini gru per lavorare in altezza sarà difficile e costoso».

Cosa fare allora per evitare il ripetersi di questi atti? «Non possiamo certo istituire delle specie di albi a cui iscriversi per comprare le bombolette nei negozi di ferramenta anche perché probabilmente non servirebbe, potendo tranquillamento comprarle da Amazon. E’ una questione di cultura e ce lo ripetono molte volte anche le istituzioni. Questo però significa che prima che questa cultura possa cambiare – precisa Fabrizio Milone - ci dobbiamo tenere questo territorio per altri 20, 30 anni, aspettando che cambi la testa, che cambi la cultura, anche se, con l’evasione scolastica che abbiamo non è roba di trent’anni. Se continuiamo di questo passo la testa cambierà tra 100 anni. Quindi ci dobbiamo rassegnare a vivere in questo ambiente urbano degradato per 100 anni? Forse è così».
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