Prova ad uccidere la compagna e poi si toglie la vita. La ragazza, 18 anni, è stata trasferita al Policlinico: resta grave

Prova ad uccidere la compagna e poi si toglie la vita. La ragazza, 18 anni, è stata trasferita al Policlinico: resta grave
di Alba DI PALO
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 13:21

Prima ha sparato due colpi d'arma da fuoco alla compagna convivente, poi con la stessa arma si è tolto la vita sparandosi alla testa. È il dramma accaduto nelle scorse ore in una abitazione di via Martin Luther King a Cassano delle Murge, nel Barese. La donna, una 18enne di origini marocchine, è stata trasportata in codice rosso all'ospedale "Miulli" di Acquaviva (in provincia di Bari) e poi trasferita al Policlinico di Bari: le sono stati estratti due proiettili dal petto e, al momento, è in prognosi riservata. Dopo un drenaggio toracico effettuato, ieri è stata intubata e le sue condizioni sono stabili.

È stata estubata questa mattina al Policlinico di Bari, dove è stata trasferita, la donna di 18 anni, di nazionalità marocchina.

La 18enne si trova nel reparto di rianimazione, dopo essere stata sottoposta ad un drenaggio toracico: i medici non hanno ancora sciolto la prognosi.  Probabilmente, alla base del gesto, un litigio finito male: a dare l’allarme sono stati i vicini di casa, spaventati prima dalle urla, poi dai colpi d’arma da fuoco. Al momento del delitto la figlia della coppia, una bimba di poco più di un anno, non era in casa. Immediati i soccorsi per la giovane mamma che è stata prima portata all'ospedale "Miulli" di Acquaviva poi, nella notte, trasferita al Policlinico. I militari coordinati dal magistrato della Procura di Bari, Alessandro Pesce, hanno recuperato l’arma del delitto: dovranno definire con delle analisi più approfondite il calibro dei proiettili, se l’arma fosse modificata e detenuta legalmente dal giovane.

Per lui, un 21enne albanese, non c'è stato niente da fare. L'ipotesi, al momento su cui indagano i carabinieri della compagnia di Altamura, è quella di tentato omicidio - suicidio. 

 

La corsa folle in ospedale

La corsa folle verso l’ospedale “Miulli” si è fermata davanti al reparto di emergenza urgenza. Lì, la giovane mamma è stata subito affidata alle cure del personale sanitario e medico del pronto soccorso. 
È servito qualche minuto per stabilizzarla. Poi un altro viaggio, a sirene spiegate verso Bari per raggiungere il Policlinico e il reparto di Chirurgia toracica. I medici e gli infermieri l’hanno subito portata in sala operatoria: era necessario strapparle dal petto quei due proiettili che le hanno sfiorato il cuore.  Le sue condizioni sono gravi, il quadro clinico incerto e la prognosi è riservata. Nessuno in corsia sente di voler fare previsioni. «Speriamo ce la faccia», mormora qualcuno tra i camici bianchi. Lui, di nazionalità albanese, invece non ce l’ha fatta: è morto. Gli sarà bastato un solo colpo per mettere fine al suo domani o a chissà cosa, dopo aver tentato di dire basta a quell’amore che forse non era solo rose e fiori. 

 

 

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