Squid Game, attacchi di panico tra gli alunni. La preside scrive alle famiglie: «Responsabilità nei confronti dei bambini»

Dopo Melendugno, il nuovo appello della dirigente barese

Squid Game, attacchi di panico tra gli alunni. La preside scrive alle famiglie: «Responsabilità nei confronti dei bambini»
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Martedì 2 Novembre 2021, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 21:27

A Mola di Bari scoppia un nuovo caso "Squid Game" ma questa volta a far scattare l'allarme non sono solo strane frasi e giochi emulativi quanto verie propri attacchi di panico tra i più piccoli mentre erano in palestra ma anche disegni violenti e strane ansie nei bambini. Così, la preside del primo circolo Montessori del comune barese, Olga Frate, ha deciso di scrivere una lettera alla comunità educante. Prima di lei vevano fatto una docente toscana e una dirigente scolastica salentina. Ma a Mola, gli episodi registrati dagli insegnanti, hanno avuto un'escalation cos' inquietante da preoccupare il personale docente.

Gli episodi a scuola, tra attacchi di panico e disegni violenti

Nel percorso a ostacoli, che evoca alcuni dei giochi a eliminazione dell'ormai celebre serie sudcoreana, la dirigente racconta che un bambino ha cominciato a gridare: “Maestra, ho un pipistrello sotto i vestiti! Maestra, ti prego salvami! Maestra, il pipistrello mi uccide”.

Il bambino si sarebbe paralizzato a terra, le gambe irrigidite, in preda a un’allucinazione. «Compreso che non si trattava di un attacco epilettico ma di panico, la Maestra ha dovuto stringere il bambino, massaggiarlo per far riprendere la circolazione. Lo stesso bambino nelle ore precedenti, lo stesso bambino - continua la dirigente - aveva trovato in bagno sul dispenser del sapone una piccola ditata di sangue di un altro compagno, e rientrato in classe aveva detto terrorizzato alla maestra: “Siamo in pericolo. Ce ne dobbiamo andare, ci uccidono”.

I rischi di un'esposizione prematura alla violenza 

«Molti di voi - prosegue la dirigente - hanno già capito come si spiega l’episodio. Ed infatti la Maestra ha indagato: il bambino, come qualcun altro della stessa classe, vede Squid Game, anche in compagnia della famiglia. Continuiamo con i fatti. In questa ed in altre classi, i disegni con scene violente e sangue hanno subìto un’impennata. Soggetto ricorrente è una grande bambola seguita da una scia di morti. Come ben sapete, il disegno è espressione reale del sentire dei bambini, non mediata dalle parole e dalla volontà di compiacere gli adulti, ed alcuni avranno scorto il riferimento alla Robot-Doll di Squid Game. Ancora. In bagno, una bambina ha stretto le mani intorno al collo di una coetanea, sostenendo di essere un Robot. E ancora. Nelle quarte e nelle quinte classi i ragazzini si definiscono come winner e loser, vincenti e perdenti. Quella che può essere una sconfitta accettabile in un gioco o nello sport diventa occasione per etichettare gli scarti. 

Il monito ai genitori: attorno ai bambini serve un ambiente protetto

La lettera della dirigente esamina il funzionamento neuronale dei bambini e conclude: «Possiamo spiegare loro che quello non è sangue ma vernice, ma il loro cervello non si è ancora sviluppato a sufficienza per riflettere sulle emozioni, i pensieri, le azioni, la realtà e la fantasia: questa capacità si sviluppa a 14 anni e, in modo definitivo, a sviluppo fisico-cerebrale completato, fra i 18 e i 20 anni». Per creare un ambiente protetto intorno ai bambini servono i grandi. Chi sono i grand? Persone che abbiano il coraggio di dire NO anche se si tratta di una cosa attraente pure per loro, di vietare quando altri non lo fanno, di veder piangere il loro bambino posto di fronte ad un limite e resistere alla tentazione di cedergli. Troppe mamme e papà oggi ci dichiarano di non scegliere, ma di regalare il cellulare, la Play Station e i videogiochi perché ce li hanno tutti o perché ci giocano anche loro. Ciò che (forse) è buono per i grandi non lo è per i piccoli. Un’ultima cosa. Questa lettera interessa tutti. Non serve pensare che non noi, ma altri genitori facciano vedere Squid Games, la Casa di Carta o fare sfide su TikTok. Basta che solo due o tre bambini lo facciano in una classe e l’uovo è rotto. Si forma un gruppo che parla, che gioca, che include o che esclude, che fa incontri a tema mentre gli altri ascoltano, conoscono, cercano di giocare o si rassegnano all’esclusione. Perciò, concludendo, reimpariamo il mestiere faticoso di adulti: - Controlliamo, conosciamo e valutiamo per consentire o vietare. - Alleiamoci fra adulti. I Padri e le Madri lavorino insieme nella singola famiglia, senza che uno dei due si ritenga più libero dall’educare e quindi dal fare da modello; i genitori tutti insieme controllino tutti i bambini, perché è necessario proteggerli tutti per proteggerne uno».

L'allarme della dirigente è solo l'ultimo di una serie che si allunga e che va di paripasso con la mania interplanetaria per la serie, ormai un fenomeno di massa trasversale alle età. 

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