Arresti per pedopornografia in Puglia, Campania e Piemonte: anche un prete. “File raccapriccianti”. La mente dei canali web è un 18enne barese

Arresti per pedopornografia in Puglia, Campania e Piemonte: anche un prete. “File raccapriccianti”. La mente dei canali web è un 18enne barese
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Venerdì 12 Novembre 2021, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 08:21

BARI - L'ingresso nel tunnel degli orrori costava otto euro. Pochi spiccioli e si potevano guardare, commentare e scambiare foto e video a contenuto pedopornografico. «Immagini raccapriccianti», le hanno definite gli stessi investigatori. A volte con bambini piccolissimi e persino neonati. La rete è stata smantellata dalla polizia postale. Tre arresti, ventisei indagati (tutti italiani), centinaia di perquisizioni da una parte all'altra del territorio nazionale, migliaia di file recuperati e sequestrati. Nei giorni scorsi era già stato fermato e messo ai domiciliari un sacerdote, don Nicola De Blasi, 55 anni, direttore della Caritas di Benevento. Ora è toccato a un tecnico informatico piemontese di 37 anni e a uno studente diciottenne della provincia di Bari: è stato lui, il ragazzo, quando era ancora minorenne, a creare la piattaforma a pagamento. Una sorta di circolo privato dove il giovane metteva a disposizione degli utenti - che per accedere avevano versato una specie di abbonamento - il materiale che si procurava nel dark web. Le immagini potevano anche essere scambiate dai clienti attraverso applicazioni di messaggistica istantanea.

L'inchiesta coordinata dalla Procura di Torino

L'inchiesta, chiamata in codice «Meet Up», è stata coordinata dal pm Valeria Sellaroli, della procura di Torino, ed è cominciata nel febbraio di quest'anno con il monitoraggio dei canali di una piattaforma di messaggistica che fornisce a chi la frequenta ampie garanzie di anonimato. Per gli investigatori non è stato facile trovare l'imbocco del tunnel e percorrere i meandri del labirinto. Gli operatori hanno lavorato sotto copertura, creando dei nickname fasulli e spacciandosi per gente interessata a foto e video. «Ci è voluto - spiega Fabiola Silvestri, dirigente del compartimento di polizia postale del Piemonte - un lungo lavoro di carattere preparatorio.

Quelle persone sono molto attente e non si tengono in contatto con chi non conoscono. Abbiamo dovuto cercare di costruire un rapporto di fiducia, perché non basta padroneggiare il mezzo informatico e visionare una piattaforma: bisogna comprendere anche il gergo utilizzato per le conversazioni».

L'orrore delle violenze sui neonati

«È costato un grosso sforzo mentale - ammettono al Comando - assumere le vesti dei propri target, fingere di essere uno di loro, far credere di avere quel tipo di inclinazione». Gli operatori sono dovuti passare da un orrore all'altro: in una «galleria» suddivisa per categorie non mancavano le vere e proprie violenze sessuali ai danni soprattutto di bambini in tenerissima età. Una volta costruito il legame è stato possibile seguire le tracce informatiche lasciate agli utenti e risalire alla loro identità. L'arresto di don Nicola, avvenuto il 3 novembre, ha sconvolto un'intera comunità a Benevento. Il sacerdote, stimato e apprezzato, è conosciuto per l'impegno a favore dei giovani del Rione Libertà, dove è parroco nella chiesa di San Modesto. Nessuno riesce a credere alle accuse. Ma la polizia non ha dubbi: i file trovati nel suo computer sono di contenuto inequivocabile. I suoi avvocati, Massimiliano Cornacchione e Alessandro Cefalo, affermano invece che il materiale faceva parte di un dossier che il sacerdote stava raccogliendo nel periodo 2015/16 per documentare il fenomeno della pedopornografia nella Chiesa. Le perquisizioni sono scattate in Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. 

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