San Pietro, si scava ancora in vista dell'opera di Tresoldi

L'equipe dell'artista lavorerà al progetto per due anni

San Pietro, si scava ancora in vista dell'opera di Tresoldi
di Beppe STALLONE
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Lunedì 18 Ottobre 2021, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 08:32

Alla punta estrema del basso promontorio su cui si trova la Città vecchia di Bari, sorge l'area archeologica di San Pietro, dove vedrà la luce l'opera in rete metallica di Edoardo Tresoldi.

Si tratta di uno dei siti archeologici più importanti di Bari, insieme al complesso conventuale di Santa Scolastica attiguo all'area.
Ebe Chiara Princigalli è funzionaria archeologa del Segretariato regionale MiC per la Puglia e fa parte della Direzione scientifica dell'intervento di valorizzazione dell'area di San Pietro.

 

Un'area abitata dall'età del Bronzo

Una guida necessaria per entrare in quello scrigno di storia e di cultura che rappresenta quest'area, abitata già dall'età del Bronzo. Un'area che è destinata a un futuro luminoso, con l'opera d'arte che verrà installata nel giro di un paio d'anni.

Nel 1912 il primo scavo

«Già nell'Ottocento, dapprima nel corso di lavori di scavo effettuati all'atto della trasformazione del monastero quattrocentesco in Reale Liceo Cirillo, e, successivamente, durante le operazioni di ampliamento degli edifici, vennero alla luce tombe di cui però non sono state registrate notizie di dettaglio. Solo nel 1912, quando il grande edificio fu trasformato in ospedale e ulteriormente ampliato, Michele Gervasio, direttore del Museo Archeologico provinciale, curò la prima vera campagna di scavo che consentì di comprendere come l'area di San Pietro fosse stata abitata a partire dall'età del bronzo (ll millennio a.C.) ininterrottamente sino al presente, e che rappresentava il primo nucleo insediativo della città. Dopo la demolizione dell'ospedale consorziale sostiene Princigalli - rigorose indagini di scavo sono state condotte a più riprese negli anni Ottanta e nei Duemila».

L'opera racconterà la popolazione del sito


Dai lavori di scavo e ricerca condotti dalla Soprintendenza, che si intrecceranno ora con l'installazione di Tresoldi e del suo staff (presentata sabato mattina) emerge un risultato fondamentale e cioè quello di aver portato alla luce l'intera sequenza stratigrafica relativa al popolamento della città. «I resti meglio conservati riprende Princigallo - sono quelli più recenti, quelli appartenenti alla chiesa medievale con il sepolcreto annesso, i segni dell'impianto del convento sorto vicino alla chiesa nel Quattrocento e infine le fondazioni della chiesa seicentesca, costruita al di sopra di quella più antica, già in parte trasformata nel 400».

Da questi studi e ricerche emerge che i primi insediamenti abitativi risalgono all'età del Bronzo.

Costa ed entroterra. Poi le prime capanne


«La città di Bari sorse nell'età del Bronzo (XVI secolo a.C. circa) quando una comunità dedita a un'economia essenzialmente agricola e pastorale vi impiantò il primo insediamento di capanne. In quella fase, gli abitati costieri sorgevano in preferenza in corrispondenza di promontori fiancheggiati da insenature adatte all'approdo. Già da allora, infatti, l'Adriatico era inserito in una fitta rete di contatti e traffici a medio e largo raggio attiva nel Mediterraneo, che certamente i mercanti micenei».
Non è facile fare una stima di quanti fossero gli abitanti nel periodo del Bronzo e quale andamento demografico si ebbe fino al 1600, perché le continue escavazioni e manomissioni del sottosuolo, per costruire nuovi edifici e strutture, hanno continuamente intaccato e compromesso la conservazione dei depositi sottostanti. Per cui per gli studiosi è stato difficile comprendere la fisionomia di ciascuna fase insediativa. Due sono state le campagne di scavo dal 2000 a oggi, nel 2005 e poi nel 2012. Quella più recente è servita a puntualizzare al meglio l'articolazione della planimetria degli edifici religiosi: la chiesa alto-medievale e la chiesa rifondata nel Seicento ad opera dei frati francescani dell'Osservanza.
Mentre nella campagna del 2005 è stato ritrovato un reperto di particolare rilevanza, «si tratta di un anello in oro con corniola incisa di età romana imperiale, oggi esposto al Museo di Santa Scolastica. Il reperto precisa Ebe Princigalli - è rilevante non tanto per via del sua intrinseco valore, quanto perché rappresenta una delle rarissime attestazioni della fase romana rinvenute nel sito». Nell'area sono previsti piccoli interventi di scavo volti a sciogliere alcuni dubbi emersi in fase di studio, per impostare al meglio la narrazione storica che il progetto di valorizzazione si propone di realizzare.

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