Riqualificazione urbana, primo ostacolo a Costa Sud a Bari: «Terreni poco produttivi»

Riqualificazione urbana, primo ostacolo a Costa Sud a Bari: «Terreni poco produttivi»
di Elga MONTANI
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Martedì 17 Maggio 2022, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 07:26

Prosegue il lungo viaggio verso la progettazione di Costa Sud a Bari. Dopo la presentazione del Pue (Piano urbanistico esecutivo), avvenuta lo scorso 12 marzo, tra fine marzo e inizio aprile si sono tenuti due laboratori di approfondimento, nell'ambito di quella che punta ad essere a tutti gli effetti una progettazione partecipata con cittadini, associazioni, e chiunque abbia qualcosa da dire per migliorare quanto si prevede di realizzare. Il primo dei due laboratori ha affrontato la tematica relativa a Naturalità e agricoltura urbana. Tra i presenti al focus group, tenutosi all'Urban center, i cui verbali sono stati pubblicati, possiamo citare l'assessore Pietro Petruzzelli, i due progettisti incaricati del Pue Costa Sud, Nicolò Privileggio e Stefano Ivaldi, il direttore della ripartizione urbanistica ed edilizia privata del comune, oltre a rappresentanti della cooperativa sociale semi di vita, l'associazione Lito-Ali, il circolo Legambiente Eudaimonia di Bari e molti altri.

Il progetto

Ricordiamo che il progetto di Costa Sud comprende la realizzazione del più grande parco costiero pubblico della città, progetto per il quale sono arrivati 75 milioni di euro dal Pnrr.

All'interno del progetto preliminare, diversi sono gli aspetti legati a naturalità e agricoltura urbana. Sono nove quelli che sono stati definiti paesaggi di Costa Sud, solo in parte ricadenti nell'area del parco costiero finanziato dal Pnrr, e sono: il paesaggio della marina, i giardini d'ombra, gli orti e i frutteti, i parchi delle lame, le stanze dello sport, i giardini di quartiere, le strade paesaggio, il grande paesaggio agricolo, il parco reticolare. Grande attenzione verrà riservata al concetto di agricoltura urbana e multifunzionale, che abbia come obiettivo la didattica, la formazione, la tutela e il presidio ambientale.

Nel bilancio complessivo del Pue le aree destinate all'agricoltura aumentano rispetto a quelle oggi presenti, in quanto il progetto del parco parla di 50 ettari destinati all'agricoltura urbana. Non sono poche, comunque, le criticità emerse durante l'incontro all'Urban center. Prima di tutto esiste un problema legato al fatto che le aree che dovrebbero essere dedicate a progetti di agricoltura urbana sono terreni abbandonati da anni, che per ritornare ad essere produttivi hanno bisogno di ingenti investimenti. La cooperativa sociale semi di vita ha sottolineato come per il ripristino di 14 ettari di terreno abbandonato a Valenzano siano stati spesi ben 80mila euro. Inoltre, le aree in oggetto sono aree non espropriate, che rimarranno nella disponibilità dei privati possessori, principalmente operatori non agricoli, che non potranno occuparsi in prima persona dei progetti stessi.

Durante la discussione è emerso che, per quanto riguarda l'attivazione e la promozione dei progetti di agricoltura urbana sarà necessario che il Comune riesca ad intercettare finanziamenti europei a ridosso di specifici progetti come start-up, progetti pilota, fondi per imprenditoria giovanile, piani di sviluppo rurale e giardini di comunità in quanto tali attività non rientrano nei fondi avuti grazie al Pnrr. Mentre, in relazione alla problematica dei terreni appartenenti a privati, al momento si ipotizza che si possa procedere a far sì che i proprietari concedano i suoli in locazione a piccole imprese, come già avviene per le attività orticole presenti nell'area, o a imprese in partenariato pubblico/privato.

Tra le proposte attualmente al vaglio ci sarebbe anche quella di far gestire i terreni da una azienda municipalizzata con l'obiettivo specifico di fornire, ad esempio, frutta e verdura a km 0 alle mense scolastiche. Resta fondamentale, però, affinché tutto questo possa realizzarsi, come sottolinea Aldo Grittani del gruppo di ricerca interuniversitario sulle politiche territoriali del cibo di Uniba, che «si attivino processi culturali nuovi, che coinvolgano chi pratica l'agricoltura e la comunità locale». Senza contare che «occorrerà avere una grande perseveranza e capacità di visione di lungo di periodo, perché tali processi hanno tempi lunghi». Nel percorso partecipato le istanze presentate verranno vagliate ed eventualmente ricomprese in quello che sarà il successivo passo verso la progettazione definitiva.
 

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