Ricerca scientifica, Ateneo e Politecnico di Bari al top in Italia: la classifica

Ricerca scientifica, Ateneo e Politecnico di Bari al top in Italia: la classifica
di Elga MONTANI
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Venerdì 3 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:29

Il rettore del Politecnico barese tra i migliori ricercatori in Italia e il professore Giancarlo Logroscino tra i più prolifici nel suo settore. Sono soltanto gli ultimi due esempi di come il mondo accademico di Bari stia compiendo passi da gigante, crescendo di anno in anno, tanto da attirare anche l’attenzione di multinazionali da tutto il mondo pronte a investire nel capitale umano “creato” qui. Logroscino, professore ordinario di Neurologia, a maggio è stato tra gli scienziati più prolifici in Italia dal punto di vista della ricerca. Il docente, infatti, ha raggiunto quota 100 nell’indice di Hirsch, che è il criterio per quantificare la prolificità e l’impatto scientifico di un autore. Il rettore Francesco Cupertino, invece, è stato inserito dall’università di Stanford, in California, nella classifica dei migliori ricercatori per le materie scientifiche, frutto di una complessa ricerca che analizza milioni di dati. 

La classifica


Insomma, l’Università degli studi di Bari e il Politecnico di Bari continuano a registrare successi, un percorso messo in atto, anche attraverso la diversificazione dell’offerta formativa, sembra portare i suoi frutti, anche se la strada da fare è ancora lunga. Diverse classifiche pubblicate negli ultimi mesi testimoniano questi passi avanti fatti dalle due università della città di Bari, anche se come sempre le classifiche devono essere contestualizzate e analizzate. Per non parlare degli accordi tra il Politecnico e diverse aziende in ambito It, stipulati negli ultimi mesi, che hanno l’obiettivo di rendere competitivo il Poliba anche dal punto di vista della ricerca di lavoro port laurea.
Sia l’Università degli studi di Bari che il Politecnico di Bari possono vantare dipartimenti di eccellenza “premiati” da Anvur. La prima ha tre dipartimenti tra i 350 migliori d’Italia e sono: l’Interuniversitario di Fisica, al 183esimo posto (subito alle spalle di quei dipartimenti che sono riusciti a rimediare 100 punti e quindi sono tutti a pari merito al primo posto); “Scienze del suolo”, della pianta e degli alimenti, al 200esimo posto; “Chimica”, in posizione 348 e all’interno della lista per il rotto della cuffia.

Il Politecnico, invece, piazza il dipartimento di “Meccanica, matematica e management” al primo posto nella propria graduatoria in Italia e il dipartimento di “Ingegneria civile, ambientale, del territorio, edile e di Chimica”, al 331esimo posto.

I Dipartimenti di eccellenza


Anche se saranno solo 180 su 350 ad ottenere dei finanziamenti per i progetti che presenteranno. Sempre stando alle classifiche di Anvur, a Bari funziona anche la ricerca. Infatti, l’Università degli studi “Aldo Moro” si piazza all’undicesimo posto in questa classifica che prende in considerazione la qualità e la quantità della ricerca. In questa specifica graduatoria, il Politecnico si piazza al 49esimo posto, pur registrando buoni dati sul fronte giovani ricercatori. Per quanto riguarda la ricerca, grazie anche ai fondi del Pnrr, verranno finanziati diversi dottorati. L’Università di Bari ha ottenuto quasi nove milioni di euro, mentre il Politecnico ha ottenuto fondi per tre milioni di euro. Peggiore la situazione però riguardo i programmi di insegnamento per Uniba, almeno stando al Qs world university ranking by subject 2022, la classifica dei migliori programmi di studio. In questa analisi comparativa delle prestazioni di 15.200 programmi universitari individuali, di 1.543 università in 88 località del mondo, attraverso 51 discipline accademiche e cinque ampie aree, l’Università di Bari si trova tra la posizione 801 e la 1000, e perde costantemente posizioni dal 2012 ad oggi.
Migliore, invece, la situazione del Poliba che, dal 2020 al 2022, è passato dalla fascia 800-1000 alla fascia 701-750. Un dato che deve far riflettere, e che comunque a causa del Covid sta interessando tutte le università italiane, è la riduzione del numero di immatricolati. Se in Italia il calo è stato pari a circa un 5%, a soffrire maggiormente di questa problematica è l’Università degli Studi di Bari, almeno stando ai dati forniti dall’osservatorio Talents venture sulla base di quanto reso disponibile dal Miur, in quanto la perdita per l’ateneo barese è del 7%. Dai quasi 7.700 immatricolati del 2020/2021 si è passati quindi ai poco più di 7.000 di quest’anno.

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