Prostituzione in Puglia, donne ridotte in schiavitù: 20 arresti

Prostituzione in Puglia, donne ridotte in schiavitù: 20 arresti
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Sabato 9 Aprile 2022, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 10:11

La base operativa era un appartamento nel centro di Bari. Di lì sono passate tutte le circa 50 giovani donne straniere, per lo più rumene, prima corteggiate, poi sedotte e infine portate in Italia con la promessa della felicità, di una famiglia e una vita agiata. In Puglia, però, venivano costrette a prostituirsi, picchiate brutalmente se si ribellavano, fatte abortire più volte, segregate e sorvegliate a vista per impedirne la fuga.

Maxi operazione questa mattina da parte della polizia di Bari che ha portato all'arresto di 20 persone, indagate per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, e per sfruttamento della prostituzione.

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L'operazione 

Alle prime luci dell'alba la Polizia ha eseguito - a Bari e in altre città della Puglia - un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari nei confronti di 20 persone - 12 in carcere e 5 ai domiciliari -  indagate del reato di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, allo sfruttamento della prostituzione e altri delitti contro la persona, in danno di giovani donne provenienti dalla Romania, secondo uno schema noto con l'espressione "Lover Boy", da cui deriva il nome dell'operazione.

Funzionava pressappoco in questo modo: le ragazze provenienti dalla Romania venivano attratte da una vita lussuosa mostrata loro attraverso canali social, al punto da essere indotte ad innamorarsi del “principe”, che era uno dei tre ideatori del traffico di esseri umani che collegava Bari e la Romania.

Una volta arrivate in Italia le ragazze venivano invece costrette a prostituirsi senza possibilità di lasciare il protettorato. Si tratterebbe secondo le indagini della squadra mobile di uno schema che ha fruttato 3milioni di euro annui e coinvolto 50 ragazze. 

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L'indagine è stata coordinata dalla Dda di Bari. 

L'operazione effettuata questa mattina

Sono 37 i capi di imputazione contestati: alcuni degli indagati accusati di aver svolto il ruolo di "lover boys" adescando le donne attraverso social "promettendo" loro un tenore di vita migliore rispetto a quello che avevano in Romania. 

Il procuratore

«Ci sentiamo di dovere delle scuse al mondo femminile che continua a subire questi indegni soprusi» spiega a margine della conferenza stampa il Procuratore Aggiunto Francesco Giannella. Poi sulle indagini «sono state lunghe e complesse, abbiamo cominciato nel 2017. La difficoltà è stata quella di entrare in meccanismi culturali ed anche linguistici diversi dai nostri. Bisogna comprenderli, decriptarli e costruirli –continua Gianella – va considerata la fatica derivante dall’avere a che fare con vicende anche dolorose. Roba che fa male agli investigatori quando ascoltano e interrogano le vittime». Il sostituto procuratore fa riferimento ad un passaggio rilevato attraverso le intercettazioni ambientali, «abbiamo sentito un padre rivolgersi al figlio di cinque anni minacciandolo di fargli bere cinque litri di acqua e sale fino a fargli scoppiare la pancia».

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Sono state proprio le denunce delle donne a far partire l'inchiesta nel 2017: grazie a loro gli inquirenti sono riusciti a smantellare un'associazione gestita da rumeni che avevano il supporto della criminalità locale. 

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