Proposta dei Messeni-Nemagna. «Mediazione per il Petruzzelli»

Proposta dei Messeni-Nemagna. «Mediazione per il Petruzzelli»
di Beppe STALLONE
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Mercoledì 1 Dicembre 2021, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:23

Segnali piuttosto ambigui quelli che emergono nelle ultime ore nella pluridecennale vicenda Petruzzelli. L'elemento detonatore le due sentenze del 19 ottobre scorso emesse dalla Corte d'Appello di Bari. In sintesi è stata accertata la proprietà del Teatro, appartiene agli eredi Petruzzelli, i quali però devono pagare 43 milioni e mezzo di euro, più spese legali, per la ricostruzione fatta dagli enti pubblici e infine: il protocollo di intesa di novembre 2002 non è valido. Protocollo in base al quale i proprietari avrebbero dovuto ricevere dalla Fondazione, che avrebbe gestito il teatro, un canone quarantennale di 500mila euro annui.
Ma, dicevamo, segnali poco chiari nelle ultime ore. Il sindaco Antonio Decaro fa sapere che presto incontrerà la famiglia Messeni Nemagna e starebbe valutando la data più opportuna. Dopo aver incontrato il ministro ai Beni Culturali Franceschini e gli avvocati delle istituzioni locali, ora dice che è giusto incontrare la famiglia per «capire quale può essere un modo per stare insieme ad un tavolo e trovare una soluzione definitiva». Riprendiamo però le parole che il Sindaco, il 23 novembre, ha detto subito dopo l'incontro romano col Ministro: «Se il Teatro Petruzzelli oggi è vivo, e può vantare una produzione culturale di altissimo livello, lo si deve allo Stato che ha speso 45 milioni di euro appartenenti a tutti i cittadini. Per me è da questo dato che è necessario ripartire». Allora, per il Decaro-pensiero, lo Stato ha ricostruito quindi è lo Stato che decide. Ieri invece il Sindaco sventola il ramoscello di ulivo e dice che è giusto incontrare la famiglia per capire come stare insieme intorno al tavolo.

Il braccio di ferro tra Comune e proprietari


Cosa è cambiato in una settimana? Puro tatticismo oppure davvero Decaro si è convinto che, in base alla sentenza della Corte d'appello, i legittimi proprietari non possono non essere coinvolti? Ma, in attesa che il sindaco di Bari cerchi nella sua agenda la data più opportuna per convocare gli eredi Petruzzelli, gli viene incontro l'avvocato Ascanio Amenduni, legale con Ciro Garibaldi, degli eredi e fa una proposta che, tanto per restare in tema, è un colpo di teatro. Amenduni stanco di solcare le solite strade della giurisprudenza ha voluto utilizzare strumenti nuovi, strumenti conciliativi che lo Stato ha introdotto dieci anni fa, insomma la strada della mediazione civile. I legali quindi hanno chiesto ad un organo di mediazione, Aequitas di Bari, la convocazione di Comune di Bari, Commissario Delegato, Ministero dei Beni Culturali, Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli, Regione Puglia, Città Metropolitana e Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Chiamando in mediazione volontaria tutti gli enti pubblici - spiegano i legali - abbiamo cercato di valorizzare gli strumenti conciliativi che lo Stato ha introdotto con legge nel 2011, rispetto alle delicate situazioni determinate dalle due recenti sentenze della Corte di Appello di Bari». Oltre a rappresentare un interessante case study per giuristi e appassionati della materia, l'idea della mediazione ha tutto l'aspetto di un ramoscello di ulivo, sventolato dai legali della famiglia verso il sindaco, esattamente come pare un ramoscello di ulivo la convocazione degli eredi che il sindaco vuole fare a stretto giro. Ma torniamo alla richiesta di mediazione civile. Se la convocazione è obbligatoria, la partecipazione non lo è. E se il Comune di Bari, la Regione o il Ministero dei Beni Culturali non si dovessero presentare alla convocazione fatta dall'organo di mediazione Aequitas, come potrebbero giustificare tale diniego all'opinione pubblica? Se Decaro ha appena detto che vuole incontrare la famiglia per capire come stare insieme intorno a un tavolo, cosa fa nel momento in cui il tavolo glielo propone Amenduni? Diserta la convocazione di un organismo terzo? Ma il colpo di teatro non finisce qui perché Amenduni oltre a volere percorrere la strada della mediazione civile, cala l'asso finale. Invia una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi per «avvisarlo preventivamente della convocazione (quella di Aequitas, ndr), che verrà fissata probabilmente prima di Natale, e manifestargli che il miglior mediatore possibile per noi sarebbe lui - spiega l'avvocato - viste anche le lettere inviate al ministro Franceschini finora prive di riscontro». Il gran finale è il seguente: «Quel tavolo plurilaterale che fu felicemente realizzato nel 2002 e che finora non è arrivato - spiega Amenduni - ora può nascere, se gli interlocutori pubblici vorranno, davanti all'organo di mediazione. Ci aspettiamo che le parti convocate si presentino tutte: anche la cittadinanza lo aspetta. E se ci convocherà il sindaco, senz'altro non diserteremo una preventiva interlocuzione con lui, come da tempo abbiamo auspicato. Accettare la mediazione civile o declinare l'invito? Nel primo caso significherebbe accettare di non condurre più le danze, rifiutarla vorrebbe dire non accettare l'ipotesi di un accordo, quantomeno nella forma proposta dai legali della famiglia. Bel dilemma per Decaro.
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