Crollano le prenotazioni: «Vogliamo i ristori»

Crollano le prenotazioni: «Vogliamo i ristori»
di Beppe STALLONE
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 05:00

Il ciclone omicron si è abbattuto senza alcuna pietà anche sulla provincia di Bari, non solo facendo impennare i nuovi casi giornalieri con il conseguente incremento di ricoveri in area medica e in terapia intensiva, ma anche spezzando le gambe a tutte quelle attività economiche che, nel periodo delle festività natalizie, conoscono un momento di forte crescita. L’impennata di contagi, infatti, ha provocato la disdetta di migliaia di prenotazioni da parte di quanti volevano trascorrere fuori casa qualche giorno di vacanza nel periodo che va dalla vigilia di Natale all’Epifania. 

LA SPESA
La spesa dei pugliesi in bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi è stata pari a circa 4,5 miliardi di euro, in calo di oltre 1 miliardo e mezzo rispetto a prima della pandemia nel 2019, nonostante l’aumento rispetto al 2020. Il dato emerge da un’analisi di Coldiretti Puglia, sulla base delle segnalazioni di Terranostra Puglia, associazione agrituristica dell’organizzazione agricola, che segna un bilancio fortemente negativo anche delle prenotazioni per l’Epifania. Un andamento da profondo rosso nel settore dell’agriturismo e della ristorazione che si trasferisce a cascata anche sulle aziende fornitrici di prodotti agricoli e alimentari. 

LE VOCI
Leonardo Capitanio, direttore di Masseria Santa Teresa, casale settecentesco incastonato nelle campagne monopolitane fra gli ulivi millenari e il mare, non ha dubbi: «Abbiamo avuto un terribile calo durante la pandemia e speriamo che il governo intervenga, dando risorse alla categoria, assolutamente colpita dalla crisi pandemica. Per quanto riguarda la mia struttura, per questo periodo natalizio ho avuto ottimi numeri, 70 posti per il cenone, ho 22 camere occupate, ma questo perché ho un’organizzazione rodata e vincente, ma vedendo i grandi numeri la situazione è terribile». 
E guardando proprio ai grandi numeri si evince che il recupero che si è verificato rispetto allo scorso anno, dovuto soprattutto ai buoni risultati estivi, non è stato purtroppo mantenuto negli altri periodi. Solo il 14% dei cittadini ha deciso, rileva la Coldiretti Puglia, di festeggiare il Capodanno fuori al ristorante, in trattorie e agriturismi che hanno sofferto anche per le disdette last minute negli alloggi con percentuali che secondo Terranostra hanno superato anche il 60% costringendo molte strutture a chiudere. Eppure gli agriturismi, spesso situati in zone isolate della montagna o della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse secondo Campagna Amica, i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. 
«L’allarme diffuso per il numero dei contagi in espansione, ha fatto registrare negli agriturismi pugliesi una serie di disdette delle prenotazioni. Molte strutture – dichiara Tommaso Battista, presidente della Copagri Puglia - hanno registrato disdette pari al 60-70% delle prenotazioni che erano state effettuate. Molti hanno dovuto confermare le aperture e non chiudere per garantire il lavoro al personale già ingaggiato. Ovviamente notevoli sono stati i danni per prodotti non utilizzati che non sono stati neanche commercializzati in altro modo. Per non parlare dei giorni feriali: un deserto. Spese per il personale, prodotti aziendali, spese fisse, che vanificano quanto di buono si è ottenuto dal lavoro estivo». 
Il presidente di Terranostra Puglia, Filippo De Miccolis Angelini chiede quindi che vengano «rifinanziate le misure nazionali, ma anche quelle regionali per sostenere le attività della ristorazione e dell’agriturismo che hanno subito l’ennesimo duro colpo dopo un 2020 da dimenticare».
Fa da contraltare il boom delle consegne a domicilio dovuto al crescente numero di italiani in isolamento o in quarantena, o di quanti organizzano pranzi e cene nelle case perché non dispongono di green pass rafforzato necessario per mangiare fuori.

Una balzo che comunque non copre le perdite. La situazione di difficoltà non coinvolge solo le 20mila realtà della ristorazione della Puglia, ma si fa sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini soprattutto nelle località turistiche per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità. La ristorazione ha acquistato cibi e bevande per un valore di circa 300 milioni di euro in meno rispetto a prima della pandemia. Questo ha colpito ben 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica.

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