Popolare di Bari, altre due inchieste. Per salvarla occorre 1 miliardo

Popolare di Bari, altre due inchieste. Per salvarla occorre 1 miliardo
di Vincenzo DAMIANI
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Domenica 15 Dicembre 2019, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 09:06

Con l'apertura del nuovo fascicolo sulla crisi della Banca Popolare di Bari, commissariata da Banca Italia, salgono a cinque le inchieste penali sulla gestione del più importante istituto di credito del Mezzogiorno d'Italia. L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, al momento non ha persone iscritte nel registro degli indagati e nemmeno ipotesi di reato: è partita dalla lettera trasmessa dalla Consob, l'istituto di controllo, con la quale è stato segnalato il mancato invio delle informazioni richieste alla Bpb sulla situazione dei conti. Gli accertamenti sono stati affidati alla Guardia di finanza, ma sono alle primissime battute. C'è poi un altro fascicolo avviato grazie ad un esposto presentato il 15 novembre scorso da un azionista e che riguarda gli aumenti di capitale del 2014 e del 2015 con emissione di nuove azioni. Anche in questo caso non ci sono indagati né ipotesi di reato.

La Banca d'Italia, venerdì, ha disposto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo della Bpb e la sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Enrico Ajello e Antonio Blandini sono stati nominati commissari straordinari, mentre Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso sono i nuovi componenti del comitato di sorveglianza. Per non far sparire Bpb serve almeno un miliardo di euro, proprio sul salvataggio sono scoppiate le polemiche politiche tra il governo Conte e l'opposizione e persino all'interno allo stesso esecutivo, con Italia Viva che ha contestato il Consiglio di ministri convocato venerdì sera con «poco preavviso», come lamentato dalla ministra Teresa Bellanova.

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Il nuovo Consiglio dei ministri, invece, non è stato ancora ufficialmente convocato ma dovrebbe tenersi questa sera, a mercati chiusi, e sarà chiamato a varare il provvedimento ad hoc per salvare la Banca Popolare di Bari e circa 70mila soci, oltre che 3mila dipendenti. «Non resteremo mai indifferenti dinanzi alla situazione critica di una banca, dietro questa banca in particolare ci sono 70mila azionisti e tanti correntisti. Noi vogliamo tutelare al massimo i risparmiatori. Interverremmo attraverso uno strumento che è nella pancia di Invitalia, Mediocredito Centrale. Cerchiamo di fare di necessità virtù», ha assicurato ieri il premier Giuseppe Conte.

«Assicureremo ha spiegato ancora a Mediocredito centrale - le necessarie risorse per poi, con un fondo interbancario, intervenire per rilanciare la Pop Bari. Avremo una sorta di Banca del Sud degli investimenti a partecipazione pubblica. Intanto sollecitiamo azioni di responsabilità. Non possiamo permetterci che queste situazioni si concludano senza nomi e cognomi. Non tuteleremo nessun banchiere».

Nel frattempo la Procura di Bari va avanti nelle indagini. Sono a buon punto altre due inchieste, le principali, e che vedono coinvolti i più alti dirigenti e manager dell'istituto. L'ultima in ordine di tempo riguarda una sospetta operazione di rafforzamento del capitale che si sarebbe dovuta effettuare attraverso una emissione obbligazionaria da 30 milioni di euro da far sottoscrivere ad una società maltese. Operazione che non si è concretizzata, ma che ha fatto scattare nuovi accertamenti sul management: è indagato l'amministratore delegato Vincenzo De Bustis.

L'altra indagine, invece, vede indagate nove persone, tra di loro ancora De Bustis e l'ex presidente Marco Jacobini: i reati contestati sono di false comunicazioni sociali, falso in prospetto e ostacolo alle funzioni di vigilanza, oltre a una ipotesi di maltrattamenti su un ex dipendente (contestata ad uno dei figli di Jacobini, Luigi, che attualmente è vice direttore generale). Questa inchiesta nasce proprio della denuncia di presunte condotte di mobbing da parte dell'ex dipendente, a sua volta denunciato dall'istituto di credito per estorsione.

Parte dell'indagine è stata archiviata nel marzo 2018 con riferimento all'ipotesi di una associazione per delinquere finalizzata a truffare i correntisti.

Gli accertamenti della Procura, delegati alla Guardia di Finanza e coordinati dai pm Lydia Giorgio e Federico Perrone Capano, sono invece andati avanti sulle restanti contestazioni. Il sospetto degli inquirenti baresi è che la banca abbia comunicato alla Consob bilanci non del tutto veritieri e poco chiari.

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