«Il parco della giustizia sarà pronto nel 2024»: parla il sottosegretario alla Giustizia, Sisto

«Il parco della giustizia sarà pronto nel 2024»: parla il sottosegretario alla Giustizia, Sisto
di Beppe STALLONE
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Sabato 11 Settembre 2021, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 11:43

Correva l'anno 2003 quando il Comune di Bari guidato dal sindaco di centrodestra Simeone Di Cagno Abbrescia, indisse una ricerca di mercato per realizzare la cittadella della giustizia. La ditta Pizzarotti inizia a progettare una cittadella con sede unica nei pressi dello stadio San Nicola. Intanto nel 2004 vince il centrosinistra con Emiliano sindaco, molti non credono più all'opportunità di una sede unica. Il progetto si arena prima di partire e Pizzarotti comincia a procedere per vie legali. Nel 2007 i giudici del Consiglio di Stato danno ragione alla Pizzarotti e obbligano il Comune a dare seguito al procedimento. Ma niente, nonostante altre 4 sentenze dal 2008 al 2010 e il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea nel 2014 che danno sempre sostanzialmente ragione alla ditta di Parma. Nel 2014 il Comune interrompe definitivamente il progetto . Quando qualche giorno fa si è capito che il governo Draghi fa sul serio e che il Parco della Giustizia si farà nell'area demaniale delle ex Casermette, è giunta la diffida di Pizzarotti che chiede al Comune un risarcimento di 93,4 milioni di euro di danni e mette in mora lo stesso Ministero della Giustizia. Premessa necessaria per capire come poi in questi ultimi 6 mesi ci sia stata un'accelerata che porterà alla realizzazione del parco della giustizia, dopo quasi 20 anni di tribolazioni e carte bollate. Francesco Paolo Sisto, avvocato barese, sottosegretario alla Giustizia con delega all'edilizia giudiziaria, ha avuto un ruolo primario in questa vicenda.

Onorevole Sisto lo dobbiamo chiamare Parco o cittadella della giustizia?
«Negli atti ufficiali si chiama Parco della Giustizia. Negli atti del Ministero e anche nei provvedimenti che hanno riguardato la nomina del Commissario e la norma di fluidificazione delle procedure, la denominazione è Parco della Giustizia di Bari».


Ci può illustrare quale è stato l'iter per far inserire l'opera nel decreto sulle infrastrutture e investimenti strategici?
«L'1 marzo sono stato nominato sottosegretario ed è chiaro che per un barese uno dei principali obiettivi era restituire alla nostra città un'immagine accettabile, dopo lo sfregio quasi permanente delle tende. Bari con una giustizia risicata, mortificata come è stata in questi lunghi 20 anni, credo che non ce la meritavamo proprio. Mi sono interessato immediatamente alla situazione, anche la ministra della Giustizia Cartabia mi ha dato la possibilità di occuparmene e in qualità di delegato all'edilizia giudiziaria, oltre che all'edilizia penitenziaria, alla polizia penitenziaria, alle professioni ed alle certificazioni di bilancio, incarichi che ritengo impegnativi ma anche molto qualificati.

Arrivato al Ministero mi sono interessato della situazione di Bari e ho scoperto con un certo disappunto che Bari era fuori dal PNRR. Il Demanio aveva stimato i tempi per la costruzione del primo lotto del Parco della Giustizia al 2028-2029. Il PNRR prevede che le opere devono essere terminate entro il 2026. Bari era tagliata fuori da qualsiasi tipo di apporto straordinario. Preso atto di tanto, ho cercato di capire cosa si potesse fare. Innanzi tutto i tempi. 7 anni per costruire il primo lotto (Tribunale e Procura, ndr) erano davvero inaccettabili. Allora abbiamo riaperto l'interlocuzione col Demanio, abbiamo riletto il tema dei materiali in un clima di grande collaborazione con esperti e vertici del Demanio e del Ministero».

I prossimi step?
«Con il Demanio si è arrivati a stimare il 2024 come data per il completamento dei lavori, grazie anche all'apporto decisivo della dottoressa Dal Verme, responsabile nazionale del Demanio (il Commissario sarà l'ingegner Antonio Ficchi, prossimo responsabile del Demanio Puglia). Dopo questa prima fase il passo successivo era la nomina del Commissario ruolo che serve a evitare le complicazioni lunghe delle procedure amministrative. Il Commissario può rilasciare quasi tutte le autorizzazioni in autonomia, indipendentemente dalle complicanze che possono sorgere. Intanto incombeva il decreto legislativo che doveva individuare le opere da commissariare Bari non c'era. Con una moral suasion, anche un po' agonistica, sono riuscito a far riconoscere la necessità di introdurre anche Bari in questo gruppo di opere da commissariare. Il Governo, col doppio parere di Camera e Senato, ha per fortuna deciso di inserire Bari».

Un buon risultato anche dal punto di vista politico.
«Questa è stata una buona azione politica, un risultato razionale di Parlamento e Governo insieme: ma anche questo non bastava. Perché i poteri del Commissario dipendono dal tipo di disciplina del procedimento. Roberto Garofoli (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ndr) e Roberto Chieppa (Segretario Generale della Presidenza del Consiglio, ndr) hanno stilato, unitamente al Ministero della Giustizia e placet del Demanio, una norma che è un piccolo capolavoro, con 3 passaggi importanti, risolutivi. Il primo: il Commissario può avvalersi della conferenza di servizi (dove comunque è sempre presente il Ministero di Giustizia), il luogo dove gli enti intervengono per rilasciare i pareri, soltanto per ragioni istruttorie chi decide è sempre il Commissario stesso, ad eccezione dei vincoli paesaggistici che ovviamente rimangono. Secondo: la possibilità di ricorrere all'appalto integrato cioè non più il concorso di idee, non si mette più a gara la progettazione, che resta a carico della stazione appaltante. L'impresa partecipa alla gara per migliorare eventualmente il progetto e costruire».

Sottosegretario ma quanto costerà il Parco della Giustizia?
«91 milioni di euro ci sono già, somma che dovrà essere integrata per circa 30 milioni quindi arriveremo a 120 e per completare si arriverà a 350 milioni. Si tratta però di stime modificabili, puramente di massima».

Torniamo all'appalto integrato, cosa significa?
«Che c'è una sola gara, con risparmio di tempo evidente. Una norma cammeo il cui terzo vantaggio è l'applicazione dell'art.125 del processo amministrativo. Se un'impresa scontenta dovesse ricorrere al Tar non potrà bloccare la costruzione dell'opera, ma ottenere, ove avesse ragione, il risarcimento del danno. Insomma con Presidenza del Consiglio, Demanio e Ministero abbiamo messo su una bellissima squadra che permette, oggi, a Bari di vedere una luce in fondo al tunnel, una bella luce».

Insomma Sisto tutto merito vostro e non del sindaco di Bari Antonio Decaro.
«Non scherziamo. Si lavora insieme nell'interesse della Città. Sono convinto che il sindaco di Bari non ci farà mancare la massima collaborazione per il raggiungimento di questo importante obiettivo per la città. Resta il dato che in pochi mesi, siamo riusciti a fare quello che tutti aspettavamo da 20 anni».

I 93,4 milioni di euro di danni che la Pizzarotti chiede al Comune di Bari è un problema o no per la realizzazione dell'opera?
«I contenziosi sono un diritto per tutti, poi l'esito di quei contenziosi e nelle mani della giustizia civile, amministrativa, qualche volta penale. Io dico che dobbiamo andare avanti a tutta birra per un'opera importante che restituisce dignità alla città, che la risarcisce con interessi ingenti».

Ci può anticipare qualche caratteristica tecnica del Parco della Giustizia?
«Nel parco della Giustizia, auspicabilmente, saranno utilizzati materiali molto innovativi, futuristici. Prefabbricati che garantiranno, per esempio, scambio termico fra esterno e interno. Tutto questo consentirà un ulteriore abbattimento dei tempi. Avremo bellezza, funzionalità e rapidità di costruzione. Bari potrà avere un palazzo di giustizia che possa costituire un modello a livello europeo. Non ci saranno casermoni, sarà un pezzo di futuro in mezzo al verde. Per dirla alla Jovanotti, penso positivo. E, se posso scomodare un'espressione saggia e antica, dico che sotto il guasto può venire l'aggiusto».

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