Palace Hotel, frizione sanata. Parti sociali ricompattate Spuntano quattro acquirenti

Foto: Ansa
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di Enrico FILOTICO
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Domenica 6 Febbraio 2022, 16:18

Sono stati giorni frenetici all'interno del mondo dei sindacati. La notizia dei licenziamenti di Brsi è stata la miccia perché scoppiassero in città tante rivendicazioni di lavoratori che con lo sblocco dei licenziamenti post Covid hanno visto le loro occupazioni a rischio: i tavoli di contrattazione sono stati tanti e nel caso di Palace Hotel le sigle non sono state d'accordo in ogni passaggio.
Il passaggio a vuoto da registrare è stato uno, al termine della task force dello scorso giovedì 3 febbraio. In quell'occasione il tavolo si era fermato davanti a un impasse tra Palace Eventi e parte delle sigle sindacali. I gestori del ramo d'azienda che dovrebbero effettuare la richiesta per la cassa integrazione hanno accettato di farlo solo a patto che i lavoratori sgomberassero il presidio permanente. Condizione che per Cgil e Uil è parsa inaccettabile, se non a seguito della firma. Di altro avviso è stata Cisl che si è invece impegnata a riportare la discussione, mantenendo però una posizione aperturista con l'azienda.
Due posizioni che sono parse da subito piuttosto contrastanti. «Spiace dover constatare che la pregiudiziale mossa da Palace Eventi srl alla sottoscrizione dell'accordo, ovvero lo scioglimento del presidio all'interno dei locali dell'hotel, sia stata confermata nonostante l'impegno, anche con la mediazione del Presidente, dottor Leo Caroli, a verbalizzare nel medesimo accordo la proposta di scioglimento dell'assemblea permanente da sottoporre ai lavoratori, in considerazione dell'accordo di Cigl e della disponibilità del comitato Sepac a convocare celermente Saiga srl per la prosecuzione del confronto sulle prospettive di ripresa occupazionale e le manifestazioni di interesse già formalizzate nelle scorse settimane da importanti gruppi di settore», si leggeva in una nota congiunta Cgil e Uil. Al contrario Michelangelo Ferrigni della Fisascat Cisl aveva spiegato a margine dell'incontro che avendo portato a casa due risultati importanti ossia l'immobile rimasto con destinazione di albergo e la cassa integrazione per i lavoratori, con grande senso di responsabilità avrebbe formalizzato che «a seguito di questi risultati l'occupazione all'interno della struttura va sciolta e che si deve proseguire con un presidio esterno permanente fino alla risoluzione della vicenda».
Una frizione sanata in poche ore, come fonti interne alla Cgil tengono a far sapere, e tornata nel solco del lavoro che insieme tutte le sigle sindacali dovranno svolgere. In queste ora sembrano essere in quattro i soggetti interessati alla vicenda, uno di questi sarebbe addirittura un acquirente internazionale. Se ne contano due invece di profili locali che potrebbero entrare nella struttura, un ultimo invece è italiano. Quello che certamente si intenderà valutare è la storicità degli interessati e che genere di albergo intendono portare a Bari che in questa triste vicenda perde uno dei fiori all'occhiello. La chiusura di Palace non può e non deve essere sinonimo né di perdita di posti di lavoro, aspetto più prezioso, ma allo stesso tempo neanche può significare un addio alla qualità. Quella che Palace e i suoi lavoratori hanno sempre garantito.
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