Oltre 200mila giovani “Neet”. E il 40% degli studenti va fuori

Oltre 200mila giovani “Neet”. E il 40% degli studenti va fuori
di Daniela UVA
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Martedì 8 Novembre 2022, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 07:14

Non studiano e non lavorano. Hanno rinunciato insomma a trovare un’occupazione, ma anche a formarsi per poter acquisire le competenze necessarie. Sono i cosiddetti Neet, che in Italia hanno raggiunto la cifra record di oltre tre milioni di persone. La maggior parte di loro si concentra nelle Regioni meridionali. Proprio in Puglia la situazione è particolarmente preoccupante visto che, secondo gli ultimi dati resi noti dall’Istat, i neet sono poco meno di 200mila nella fascia di età compresa fra 15 e 29 anni. E in gran parte sono donne. Il loro numero sale però a 289mila se si considerano i cittadini fino a 34 anni.

La tavola rotonda

Anche le università, così come le scuole, sono chiamate a fare da argine a questa situazione sempre più allarmante.

Come è stato ribadito anche nel corso della tavola rotonda “I neet you. Il ruolo dell’università nel contrasto al fenomeno dei neet”, il confronto nato dal progetto “I neet you” e organizzato all’università di Bari. «Questo fenomeno è stato studiato nelle scuole, ma meno negli Atenei – spiega il responsabile scientifico Alberto Fornasari, docente del dipartimento For.Psi.Com -. Eppure in Italia ci sono moltissime carriere accademiche che non vengono concluse. Bisogna capire come monitorare queste persone e quali azioni mettere in campo per farle rimanere nell’università e portale alla costruzione di competenze utili per il mondo del lavoro. Un recente intervento è legato al ruolo dell’intelligenza artificiale: attraverso un algoritmo è possibile predire quelle carriere che hanno una maggiore chance di essere fragili ed è quindi possibile intervenire su quegli studenti». Ma non solo sono i neet a preoccupare.

Molti pugliesi studiano fuori

Ancora troppi giovani pugliesi scelgono, infatti, di andare fuori Regione per studiare. «Nella nostra Regione questo fenomeno riguarda circa il 40 per cento degli studenti – conferma il rettore dell’università di Foggia, Pierpaolo Limone -. Come conferenza dei rettori stiamo cercando di accompagnare un processo di orientamento nelle scuole italiane grazie ai finanziamenti del Pnrr. Il progetto prevede lo stanziamento di 250 milioni di euro e permetterà alle università fare orientamento nei contesti nei quali normalmente non riescono ad attrarre studenti. L’obiettivo è far recuperare interesse nei confronti dell’università e degli Its». Da parte sua il rettore dell’università degli Studi di Bari, Stefano Bronzini, ammette che «occorre essere più coraggiosi soprattutto con le lauree magistrali, ampliando l’offerta formativa in modo da evitare che in tanti si fermino alla laurea triennale». Ma anche per fare in modo che le carriere universitarie non si allunghino troppo. «Anche su questo aspetto occorre fare di più – prosegue Bronzini -. Dal Duemila al 2019 i dati sull’abbandono degli studi universitari sono cresciuti in modo preoccupante. Su questo anche l’università deve fare autocritica». Per l’assessore regionale a Formazione e lavoro, Sebastiano Leo, la ricetta per superare questa crisi è far tornare i ragazzi a studiare, perché «sul sapere è possibile far gemmare qualsiasi tipo di conoscenza». Mentre Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Puglia, evidenzia che «le politiche messe in campo sia a livello nazionale sia regionale probabilmente non hanno funzionato. Adesso occorre costruire una rete, un patto sociale sul territorio con istituzioni, politica, mondo dell’università e imprese. Occorre dare fiducia ai giovani – conclude - e rimetterli nel mondo del lavoro attraverso programmi, come per esempio Garanzia giovani, che la Regione ha attivato come seconda fase, ma che devono essere mirati perché non possiamo disperdere risorse».

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