«Nintendo craccati», due imprenditori nei guai: partito il processo

«Nintendo craccati», due imprenditori nei guai: partito il processo
di Enrico FILOTICO
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Mercoledì 18 Maggio 2022, 07:28

«Eludevano le misure tecnologiche di protezione adottate dalla società giapponese»: destinatari dell’imputazione sono due imprenditori baresi attivi nel mondo del gameing. Con la costituzione di parte civile della società giapponese Nintendo Co.Ldt è cominciata ieri davanti al tribunale di Bari il processo per «violazione del diritto d’autore sulle opere dell’ingegno» nei confronti di due imprenditori baresi, Nicola e Vito Zuccarini. I due, titolari della società Eureka con sede a Casamassima, in provincia di Bari, specializzata nella attività di commercio elettronico on line e off-line di prodotti dell’elettronica, avrebbero commercializzato attraverso un sito internet dispositivi come game copiers e flash card.

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Cosa è successo


La società barese avrebbe venduto al costo di 25-30 euro dispositivi che, inseriti nell’apparecchio Nintendo, consentivano di «craccare» tutti i giochi, accedendovi quindi senza acquistarli.

Si tratta di un business nato parallelamente all’avvento delle consolle e che come è accaduto con i device tecnologici, si è anno per anno modernizzato. Ora la vendita di dispositivi in grado di sbloccare i videogiochi è molto più rara, considerato l’avvento dell’online che ha praticamente reso tutte le consolle degli spazi aperti per chi è deputato a controllare. Sony prima e Nintendo poi, da anni hanno cominciato una vera e propria battaglia all’hackeraggio dei proprio dispositivi. Negli ultimi modelli arrivati in commercio le multinazionali del gameing hanno prima aumentato i sistemi di sicurezza, così da impedire che potessero essere cancellati i codici di blocco. Sono state poi le stesse aziende a mettere in commercio categorie di giochi meno costose e quindi in grado di poter rispondere alle esigenze di tutti, fondamentale il passaggio dal Dvd al BluRay prima e l’atterraggio nel mondo online poi. Interventi che avrebbero nelle intenzioni di Nintendo potuto arginare la diffusione illegale di questi prodotti.

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La vicenda contestata nel processo deriva da una querela fatta nel luglio 2017 dal procuratore speciale della Nintendo. Dopo due consulenze tecniche, la Procura ha chiesto altrettante archiviazioni del procedimento ma il gip, accogliendo le opposizioni della azienda nipponica, ha prima disposto nuove indagini e poi formulato una imputazione coatta a carico degli imprenditori, difesi dall’avvocato Antonio Maria La Scala. Così la pm Angela Maria Morea ha firmato il decreto di citazione a giudizio e il processo dinanzi al tribunale monocratico di Bari è cominciato nei giorni scorsi. Si tornerà in aula il 10 novembre, quando Nintendo farà valere le sue ragioni. Dopo l’exploit avuto nei mesi di lockdown, l’azienda numero uno nel settore del gaming ha chiuso il 2021 con un calo vertiginoso.

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