Natale amaro per i tanti lavoratori in difficoltà: i presidi alla Baritech e le altre vertenze

Gli operai dell'ex Osram continuano a manifestare davanti alla loro fabbrica

Natale amaro per i tanti lavoratori in difficoltà: i presidi alla Baritech e le altre vertenze
di Beppe STALLONE
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Venerdì 9 Dicembre 2022, 06:56 - Ultimo aggiornamento: 08:56

Antonio Stellavatecascio, Antonio Cazzolla, Valentino Berardi, Antonio Maurogiovanni, Franco Mercurio, Angelo Favia, Domenico Busco, Gianfranco Marchitelli, Vito D'Urso, Filippo Caldara, Salvatore Cassano, Nicola De Marinis, Davide Scianatico e Stefano Iacoviello. Sono solo una parte dei 115 lavoratori della Baritech. Questi elencati sono i lavoratori in presidio dinanzi ai cancelli della fabbrica, nel giorno dell'Immacolata Concezione, quando le persone sono per lo più intente a banchettare e fare festa, dato che l'8 dicembre segna l'inizio delle festività natalizie.

Qui dell'aria di Natale, quando ormai il pomeriggio lascia spazio alla sera, c'è solo il freddo e il gelo. Già il precedente Natale non è stato dei migliori, ma questo rischia di essere peggiore se non si concretizzerà l'offerta del procuratore Lopresti che rappresenta un'azienda del nord intenzionata a produrre meltblown per mascherine chirurgiche, imbottiture per automobili, pannolini e pannoloni.

Questione di ore, forse di minuti per sapere se il pacco di Natale per loro sarà quello che Baritech confezionerà con Conserva confermando la prevendita a 4 milioni e 100mila, senza il ramo d'azienda rappresentato dai lavoratori o se davvero l'investitore del nord, salverà i lavoratori e pagherà a Baritech 1 milione e 800mila euro circa per capannoni e macchinari, dato che il costo del Tfr passerebbe da Baritech al nuovo investitore. Mentre i capitani d'industria vari discutono di milioni di euro, Antonio Stellavatecascio e altri 13 trascorrono l'8 dicembre fuori casa, perché la loro casa ormai è un'altra.

Un Natale amaro

«Abbiamo fatto presidio in piazza Prefettura e poi qui allo stabilimento. Ormai la nostra casa è lo stabilimento e piazza Prefettura. Ora racconta Antonio Stellavatecascio - ci stiamo riscaldando con le caldarroste. Mentre gli altri sono a tavola noi stiamo qui. Ci aspettiamo che nei prossimi giorni giunga una buona notizia e che l'ipotesi Lopresti si concretizzi. Personalmente continua Stellavatecascio - oggi ho preso la cassa integrazione pari a 573 euro e molti altri lo stesso, dato che in questo periodo paghiamo l'acconto Irpef. Io ho due figli, uno lavora fuori e una figlia studia all'università. Non riuscirò a fare neanche un regalo, pagherò le bollette. Fra l'altro stamattina abbiamo saputo che toglieranno la guardiania allo stabilimento e quindi si preparano già a chiudere. I macchinari sono stati portati via a metà novembre, noi ci siamo appostati qui davanti e abbiamo visto che hanno portato le 4 linee di produzione per meltblown e rimontate in un capannone qui vicino».

I colleghi della Rsh

Non se la passano molto meglio i 70 lavoratori della Brsi, attuale Rsh, azienda siciliana di servizi informatici che aveva aperto sede a Bitritto. Sono in contratto di solidarietà. «Con quale spirito affronteremo il periodo natalizio noi lavoratori che abbiamo perso il lavoro ma formalmente siamo ancora dipendenti di un'azienda fantasma, sinceramente non riesco nemmeno a spiegarlo senza rischiare di cadere nel tragico e nel banale. Di sicuro posso dire che non sarà un Natale sereno afferma Roberta Gargiulo - come potrebbe esserlo avendo la consapevolezza che probabilmente tra qualche mese anche la solidarietà terminerà e rimarremo senza neanche quel sostegno. Alla nostra età non si è vecchi ma nemmeno giovani neolaureati, come quelli che tutte le grandi aziende cercano in modo da avere agevolazioni fiscali. Chiediamo alle istituzioni di intervenire. Dicono che ci sono cose serie e importanti in ballo e che dobbiamo avere pazienza ma la vita reale ha bisogno purtroppo di sostentamento che può arrivare solo dal lavoro, quello serio, quello pulito. Abbiamo bisogno di essere ascoltati, non meritiamo il silenzio. Non diventeremo mai trasparenti, non ci stancheremo mai di lottare per i nostri diritti. E il nostro appoggio allo sciopero generale del 14 dicembre lo dimostrerà».

La vertenza ex Palace

Critica la situazione anche per i 45 lavoratori dell'ex hotel Palace la cui cassa integrazione scade a fine anno e soprattutto con pochissime speranze di ripresa all'orizzonte, data la latitanza della proprietà dal tavolo della task force. Infine Italian Leather di Monopoli specializzata nella produzione di pelli per auto. I colossi presenti in zona industriale, Bosch, Magna, Magneti Marelli e tante altre aziende minori per ora rispondono alla crisi con un aumento delle ore di cassa integrazione, in Bosch si arriva anche a 12 giorni al mese di cassa integrazione. Preoccupazione fra i lavoratori, ma non disperazione. Per ora.

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