Manca il fascicolo con l'interrogatorio: il boss condannato per omicidio fa ricorso alla Corte Europea

Manca il fascicolo con l'interrogatorio: il boss condannato per omicidio fa ricorso alla Corte Europea
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Sabato 22 Aprile 2023, 16:26

L'accusa perde il fascicolo e il 54enne pregiudicato Felice De Simine, originario di Molfetta, in provincia di Bari viene condannato: il boss denuncia lo Stato Italiano alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per essere stato “condannato illegittimamente”.

Il ricorso presentato dal boss

Il ricorso, per il quale il De Simine è assistito dai legali Massimo Roberto Chiusolo e Claudia Terlizzi  – qualora accolto – determinerebbe l’attivazione della nuova procedura introdotta dalla Riforma Cartabia che ha previsto, all’art. 628 bis del codice di procedura penale, una ipotesi speciale ed innovativa di revisione del processo con richiesta di revoca della sentenza irrevocabile di condanna e cessazione della esecuzione e degli effetti della stessa.

L'autobomba

L’uomo, noto alle cronache giudiziarie italiane, nel maggio del 1993 fu protagonista di uno degli episodi criminali maggiormente eclatanti avvenuto in ambito pugliese, essendo stato uno degli autori della autobomba che, deflagrando dinanzi il comune di Terlizzi (Ba), provocò il ferimento di un agente di polizia che fu investito dalla violenta esplosione dell’ordigno non appena aprì lo sportello di un’auto, di provenienza furtiva, parcheggiata nella cittadina barese. Per la strage fu condannato a sei anni di reclusione.

L'omicidio

Non appena scarcerato, nel febbraio 1996, sempre a Terlizzi, commise un efferato omicidio in concorso con altre persone, delitto per il quale fu condannato alla pena di anni 12 di reclusione. De Simine è tornato alla ribalta recentemente in quanto – nuovamente arrestato per espiare la pena di sette anni di reclusione per un ulteriore fatto di sangue del 2007, quando si rese protagonista di un tentato omicidio - ha deciso di citare il  giudizio lo Stato Italiano dinanzi alla Corte di Europea dei Diritti dell’Uomo, denunciando come “l’ultimo processo celebrato a suo carico si sia svolto con modalità illegittime – si legge in una nota - e con violazione dei diritto di difesa come previsti e tutelati sia dalle Convenzioni Internazionali che dalle norme interne”.

I legali denunciano come De Simine non sia stato “giudicato in tempi ragionevoli, con il rispetto delle garanzie difensive e del contraddittorio” e questo avrebbe “determinato la gravissima dispersione di dati altamente sensibili” “contenuti nel fascicolo processuale andato disperso”.

Ad oggi il 54enne, “sta scontando – a distanza di oltre 15 anni dal verificarsi dei fatti – una pena che terminerà di espiare allorquando avrà 60 anni”, mentre “qualora il processo si fosse svolto in tempi ragionevoli lo stesso si sarebbe definito non oltre cinque anni dalla data di commissione       del reato e, quindi, ad oggi, il ricorrente avrebbe già scontato integralmente la pena”.  De Simine, fino a cinque mesi fa, si era “completamente reinserito socialmente dedicandosi ad una onesta attività lavorativa” e, in questo momento, la detenzione avrebbe “drammaticamente interrotto un percorso di reinserimento e rieducazione non solo avviato ma assolutamente consolidato, come comprovato dall’assenza, post anno 2007, della commissione di ulteriori fatti di reato”.

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