Quando ha proposto alle pazienti «la terapia degli anticorpi» tramite rapporto sessuale come cura per il papilloma virus e per prevenire il tumore dell'utero, il ginecologo barese Giovanni Miniello - secondo la Procura di Bari - avrebbe usato una «minaccia costrittiva». Il medico, cioè, avrebbe «tentato di condizionare la volontà della paziente, così minacciandola, con l'induzione nella donna del timore che al rifiuto di quella 'terapià conseguisse la progressione oncologica dell'infezione virale».
I pm baresi chiedono la detenzione in carcere
Lo scrive la Procura di Bari nel ricorso per Cassazione contro la decisione del Tribunale del Riesame del capoluogo pugliese che nei giorni scorsi ha rigettato l'appello dei pm baresi i quali insistevano sul carcere per Miniello, agli arresti domiciliari dal 30 novembre 2021 per violenza sessuale aggravata su due pazienti.
L'accusa: la "terapia degli anticorpi" per violentare le pazienti
Secondo la Procura di Bari, in particolare il procuratore Roberto Rossi, l'aggiunto Giuseppe Maralfa, i sostituti Larissa Catella e Grazia Errede, il ginecologo, proponendo a una delle pazienti, la cosiddetta 'terapia degli anticorpi, avrebbe tentato di condizionarne "la volontà, così minacciandola, con l'induzione nella donna del timore, che al rifiuto di quella 'terapià, conseguisse la progressione oncologica virale all'ano". Durante le visite nello studio del professionista sarebbero state sottoposte dall'uomo ad atti sessuali veri e propri mascherati dietro l'esame diagnostico. Il ginecologo avrebbe palpeggiato e toccato le vittime in zone intime, abusando delle condizioni di inferiorità psichica delle stesse. Le donne comunque avrebbero opposto un rifiuto alle proposte avanzate. Per il Riesame dunque non vi sarebbe stata costrizione tanto che le donne si sarebbero rifiutate di adempiere alle richieste. Il medico non avrebbe chiesto il consenso per alcune pratiche invasive attuate e peraltro, come emerso dagli accertamenti svolti dagli inquirenti, le stesse pratiche avrebbero esulato dalla prestazione sanitaria ginecologica e dalla attività diagnostica e sarebbero del tutto estranee alla attività di indagine medica, oltre ad essere state accompagnate dall'uso di frasi e affermazioni dal contenuto sessuale esplicito.