Comunali Bari 2024, Emiliano irrequieto e arrabbiato. La confessione ai collaboratori: «Ho spianato la strada a Decaro, lui non ha fatto altrettanto»

Comunali Bari 2024, Emiliano irrequieto e arrabbiato. La confessione ai collaboratori: «Ho spianato la strada a Decaro, lui non ha fatto altrettanto»
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 05:00

È preoccupato da una parte, irritato per altri versi. Il governatore Michele Emiliano guarda al 2024 con una certa apprensione. A non fargli dormire sonni particolarmente sereni è la situazione di Bari, la roccaforte del centrosinistra da ormai 20 anni ininterrotti. Brindisi ha ovviamente fatto suonare il campanello di allarme, nonostante i tentativi, in alcuni casi maldestri, di nascondere la cenere sotto il tappeto per far passare il messaggio che «il centrosinistra ha vinto le comunali in Puglia». 
Soprattutto in terra di Bari non è proprio così, il risultato del Pd in alcuni centri è stato scoraggiante e la “coalizione che governa la Puglia”, per citare proprio il governatore, ha perso nei comuni più grandi: Brindisi, Monopoli (nonostante i detrattori di Emiliano dicano che lui abbia sostenuto Annese), Altamura. Il presidente della Regione, esternazioni pubbliche a parte, ne è consapevole e ora teme per il prossimo banco di prova, forse quello più importante: Bari. Generalmente, l’esito delle votazioni nel capoluogo di regione danno poi “l’indirizzo” per le successive Regionali. E comunque, perdere Bari dopo 20 anni sarebbe una brutta batosta, dura da digerire. Ed Emiliano lo va ripetendo ad alleati e collaboratori, è ora di chiudere il cerchio e tuffarsi nell’appuntamento elettorale. È arrabbiato e in parte deluso allo stesso tempo, per due motivi: ancora non c’è, e non per pre-tattica, un candidato sindaco. E poi “rimprovera” al suo ex “delfino”, proprio il sindaco uscente Antonio Decaro, di non essere riuscito nel corso degli ultimi dieci anni a creare il suo successore. Il ragionamento è: «Io ho poste le basi per Antonio Decaro sindaco dopo di me, Antonio non ha fatto altrettanto». Una frase che ripete ai suoi interlocutori. 
Che non ci sia un successore “naturale” del sindaco dei sindaci è un dato di fatto: ci sono dei pretendenti, da Marco Lacarra a Pietro Petruzzelli, passando per Paola Romano. Ma nessuna figura talmente forte da poter sparigliare le carte, scaldare i cuori, e evitare i gazebo, proprio come accadde quasi ormai dieci anni fa con Antonio Decaro. «Dopo tanto lavoro e tutto quello che abbiamo fatto non possiamo perdere Bari», va ripetendo come un mantra il governatore. Sonni agitati per l’ex sindaco-sceriffo che proprio da Bari ha mosso i suoi primi passi da politico neofita prima di arrivare a Palazzo di Regione e provare persino l’improbabile scalata al Pd contro Renzi. La Primavera pugliese, d’altronde, è nata con la vittoria di Emiliano nel 2004 contro Di Cagno Abbrescia, e poi è proseguita con Vendola l’anno successivo. Una formula che si è ripetuta nei 15 anni seguenti: prima Emiliano e Vendola riconfermati, poi Decaro trionfante a Bari è il preludio dell’affermazione di Emiliano in Regione; e infine le riconferme degli stessi Emiliano e Decaro nei rispettivi incarichi. Corsi e ricorsi storici. 

I timori del governatore

Adesso, il timore del presidente è che tutto possa interrompersi, ecco perché questa situazione di stallo nel centrosinistra lo sta innervosendo e preoccupando. «Sembra che il problema di tutto sia io», confida ai suoi. Nel frattempo, però, non resta con le mani in mano, sta cercando di tessere la sua tela per impedire al centrodestra di tornare a governare il capoluogo: giorni di telefonate frenetiche, appuntamenti, riunioni, confronti. Tutto per stringere i tempi. C’è anche una coalizione, in realtà, da generare: la formula magica del campo largo, larghissimo che porta la firma di Emiliano, non è mai stata profetizzata da Decaro che, anzi, in Consiglio può sì contare su numeri schiaccianti ma con pochi gruppi a sostegno e, soprattutto, senza M5S. Merito soprattutto di un successo personale che gli ha garantito governabilità e ampio margine di manovra in Consiglio e Giunta: ha persino potuto dire di no a Massimo Cassano quando nel 2019 ha asfaltato il centrodestra. Ora il vento in tutta Italia è cambiato, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega avanzano come dimostrano le ultime comunali. Probabilmente non basterà un “solo uomo al comando”, anche perché, per dirla con le parole di Emiliano, ancora non c’è. E con ogni probabilità, anche quando verrà scelto per acclamazione o dopo il passaggio dai gazebo avrà bisogno di una squadra molto forte alle spalle. Ogni divisione potrebbe essere decisiva, Brindisi docet.
 

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