«Mia madre mi ha venduta a 13 anni»: storia di Aminah, finita sulla strada per sfuggire all'orco di casa

«Mia madre mi ha venduta a 13 anni»: storia di Aminah, finita sulla strada per sfuggire all'orco di casa
di Mara CHIARELLI
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Martedì 24 Agosto 2021, 10:34

Ada ha 46 anni, ha i capelli biondi naturali e mezza vita passata sulla strada. Ada non è il suo vero nome, «per favore, non scrivete come mi chiamo - prega - mio figlio vive in Romania, ha 18 anni, e sa usare bene Internet. Lui non sa cosa faccio in Italia». È molto bella, sorride e racconta: «Sono arrivata in Italia per lavorare in un bar, sono finita sulla strada». È lì, dal mattino al tardo pomeriggio, su una stradina secondaria nel tratto fra Bari e Torre a mare. Non ostenta il suo corpo, non serve: «Resto in Italia ancora un paio d'anni - spiega - mi servono ancora un po' di soldi, per mio figlio, poi me ne torno in Romania».
È consapevole, rassegnata, nel suo impegno quotidiano: «Non è che non ci abbia provato a trovare di meglio, ma lo sapete o no che per una come me non ci sono molte possibilità di guadagnare soldi buoni?». Lo sanno anche le forze dell'ordine che lei è lì, passano le pattuglie e lei saluta con la mano. Non crea problemi, né alla circolazione delle auto né all'ordine pubblico. «No, non mi vergogno - dice con piglio fiero -. Sono altri quelli che si dovrebbero vergognare». Anche lei paga una tassa di occupazione: «Lo fanno tutte - ammette - alla fine conviene, l'importante è portarsi una somma a casa, ogni giorno».

Paga al protettore, paga al clan, per il resto rivendica la sua indipendenza, anche quella di scegliere.


Non ha scelto, invece, Aminah (ndr, anche questo è nome di fantasia), vittima della violenza, anche quella che si consuma nella famiglia d'origine: «Quando avevo 13 mia madre mi ha venduto a un uomo di 42 anni, che ci aiutava economicamente da quando è morto mio padre», comincia la sua storia. Un lungo percorso di dolore, conclusosi qualche mese fa quando è stata salvata da Giraffa Onlus, associazione che accoglie e libera, dando una prospettiva di reinserimento sociale, le donne vittime di violenza.«Credevo che lui fosse mio zio, invece mia madre voleva che lo sposassi, anche se lui aveva già due mogli, perché era benestante - prosegue -. A 17 anni l'ho sposato. Lui mi ha violentato, sono rimasta incinta due volte, due volte ho abortito spontaneamente». Nessun sostegno dalla mamma, grazie a sua sorella riesce a trovare la fuga verso l'Europa. Ma deve pagare a una donna nigeriana 25mila euro, un debito che non riuscirà mai a estinguere. Le impongono il lavoro di sarta di giorno, prostituta di notte. La paura, la violenza, il dolore che si rinnovano, fino a quando non ha scoperto il numero antitratta: 800 290 290. Una voce al telefono è stato il principio della sua nuova vita.

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