Clan Strisciuglio, capi e affliati accusati di associazione mafiosa, reati di droga, armi, estorsioni, lesioni e rissa, arrestati questa mattina: sono in tutto 99 (96 in carcere e tre agli arresti domiciliari) le persone arrestate a Bari e in provincia dalle prime ore di questa mattina.
Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari e i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, a conclusione di complesse indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con la collaborazione della Direzione Nazionale Antimafia, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 99 indagati, ritenuti capi e affiliati del clan.
La gerarchia delle attività illecite dal 2015 a oggi
L’indagine ha ricostruito gerarchia e attività illecite del clan tra il 2015 e l’attualità per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle e Conversano, documentando estorsioni a commercianti, riti di affiliazione, conflitti con altri gruppi criminali, minacce e pestaggi per punire sodali infedeli, cattivi pagatori o risolvere questioni sentimentali.
A capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, c'erano i pluripregiudicati Vito Valentino e Lorenzo Caldarola, oltre ai referenti nei vari rioni e città della provincia (Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo, Giacomo Campanale).
I quartieri del clan e il controllo del territorio
Chiari i contenuti dell'ordinanza: «I quartieri dove è attivo il clan Strisciuglio sono tuttora caratterizzati da un asfissiante controllo del territorio, che si manifesta attraverso le estorsioni esercitate in danno di numerosi piccoli imprenditori ed artigiani che hanno le proprie attività ed insediamenti produttivi in quelle aree: cantieri edili, commercianti, lidi balneari, attività di ristorazione, eventi ludici e concertistici». Tra i 40 capi d’imputazione contestati, a vario titolo, ai 147 indagati, ci sono cinque estorsioni: a una gioielleria (4 bracciali del valore di 20mila euro in cambio di protezione); a una sala scommesse, imponendo slot machine fornite dall’indagato Baldassarre D’Ambrogio; al gestore di un garage (una moto); alla titolare di un bar (5mila euro per aver offeso la moglie di un sodale); il pizzo su un giro di prostituzione (10 mila euro per poter continuare l’attività).