Mafia, allarme della Dda di Bari: «Troppi cellulari nascosti, il carcere non ferma più i boss»

Mafia, allarme della Dda di Bari: «Troppi cellulari nascosti, il carcere non ferma più i boss»
4 Minuti di Lettura
Lunedì 8 Novembre 2021, 21:11 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 06:55

Bat, ma non solo. In trincea anche Bari e Foggia perché è l’intera Puglia in sofferenza. «In Puglia non esistono isole felici, né zone franche. Serve potenziare i presidi giudiziari e bisogna intervenire sul personale carente»: unanime la voce di prefetti e procuratori di Bari e Foggia che nella seduta di ieri della Commissione regionale d’inchiesta sulla criminalità hanno ricostruito, dati alla mano, la ripresa dei reati predatori dal dopo pandemia, ma anche di sequestri, di usura e di estorsione, di attacco ai blindati portavalori, di caporalato e di spaccio per garantire ai gruppi criminali il controllo del territorio. 
A ciò si aggiunga la cooperazione con la mafia albanese per il rifornimento di marjuana e con quella olandese per la cocaina che s’incrocia con la caduta dei capi storici soppiantati dalle nuove generazioni. Nel capoluogo regionale come nel nord della Puglia.

Le voci


«L’economia delle mafie non conosce crisi»: così hanno rilanciato il procuratore aggiunto di Bari, Francesco Giannella, e il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro. E se crescono i reati che parlano disagio sociale e di povertà ecco che, hanno rilanciato magistrati e prefetti, «è indispensabile la sinergia delle forze dell’ordine e l’interazione tra le diverse componenti dello Stato che fino ad ora ha dato risultati eccezionali ma che, purtroppo, non sono ancora sufficienti. Servono più presidi giudiziari, ma anche più squadre investigative soprattutto». Con l’obiettivo finale, come è stato sottolineato, di «restituire la percezione di sicurezza ai cittadini». 
E lo stesso Giannella ha aggiunto: «All’interno delle carceri di tutta Italia c’è una circolazione incontrollata di telefonini di piccola dimensioni introdotti nei modi più fantasiosi e questo dimostra “che l’operatività dei clan mafiosi non viene interrotta ma solo ostacolata dalla carcerazione dei boss che operano su due binari: quello interno al carcere e sul territorio».
La politica farà la sua parte. Questo il messaggio rilanciato nel corso dell’audizione. «Il Consiglio regionale è pronto a intervenire sia con nuove leggi sia con sollecitazioni alla Giunta regionale e, in particolare, con una mozione che impegni la Giunta a richiedere al Governo nazionale una maggiore attenzione al territorio pugliese e foggiano e quindi ulteriori risorse sia in termini di personale sia di presidi giudiziari». 
Lo ha detto la presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone, chiudendo i lavori della Commissione che, come si diceva, oltre ai magistrati, ha ospitato i prefetti di Bari e Barletta. 
Il consigliere regionale De Leonardis ha lanciato la proposta di una mozione che impegni la Giunta regionale a richiedere al Governo nazionale una maggiore attenzione al territorio pugliese e foggiano in particolare. La presidente Capone, a nome della Regione, ha detto sì: «Accolgo con favore la proposta del collega De Leonardis di presentare una mozione che impegni la Giunta regionale a chiedere al Governo di rafforzare il personale e incrementare il numero di presidi giudiziari, così come richiesto, peraltro, in commissione, dal procuratore di Foggia. Perché un presidio giudiziario di prossimità realizza sicuramente un’azione più incisiva oltre che una percezione da parte dei cittadini di una presenza più forte sul territorio delle Istituzioni». 
Un fronte “caldo” a 360 gradi. «L’economia delle mafie non conosce crisi - ha aggiunto la Capone dopo aver ascoltato le relazioni dei magistrati - ma si rafforza attraverso il gioco, lo spaccio e l’usura.

Reati che parlano di disagio sociale e di povertà, terreni di coltura per le organizzazioni mafiose che vivono così la vigilia di ingenti investimenti europei visti come enormi occasioni di crescita». E qui c’è tutto il tema delle mafie che s’insinuano tra politica e gestione della cosa pubblica. «Le organizzazioni criminali oggi hanno cambiato pelle, stanno cercando di infiltrarsi nelle attività produttive, commerciali, nelle pubbliche amministrazioni. Preoccupa molto sotto questo profilo - ha aggiunto la presidente Capone - il numero di Comuni sciolti per mafia, dal Gargano al Salento. Ancora di più perché è evidente che, durante il periodo di commissariamento, la mancanza di decisioni politiche rischia di farci arrivare in ritardo sugli appuntamenti importanti, come sta accendendo per esempio con il Pnrr».

© RIPRODUZIONE RISERVATA