Detenuto evaso dal policlinico di Bari, fine della fuga: acciuffato a Lecce. Una lametta ingerita l'escamotage per il ricovero

Detenuto evaso dal policlinico di Bari, fine della fuga: acciuffato a Lecce. Una lametta ingerita l'escamotage per il ricovero
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Lunedì 27 Settembre 2021, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:15

Vincenzo Rossetti, 39enne di Monteroni, detenuto nel carcere di Bari per rapina e in attesa di giudizio, è evaso ieri sera verso le 22.30 dal policlinico cittadino, dove era stato condotto dopo aver ingerito una lametta. Breve la sua fuga: il 39enne è stato rintracciato a Lecce

L'aggressione e poi la fuga

Per quanto si è potuto apprendere, mentre si sottoponeva ad alcuni prelievi ematici avrebbe spintonato violentemente i due agenti di Polizia penitenziaria di scorta, avrebbe colpito con una violenta testata una guardia giurata del policlinico e si sarebbe dato alla fuga cercando di dirigersi alla vicina fermata ferroviaria, dove però non sarebbe riuscito a entrare. Immediate sono scattate le ricerche della Polizia penitenziaria e delle altre forze dell’ordine, sinora tuttavia senza esito”.

L'evaso rintracciato a Monteroni

L'evaso è stato ritrovato a Monteroni, suo paese natale. Fuggito dal policlinico ha rubato un'auto a Bari per rientrare nel Salento. Una volta rintracciato il 43enne è stato condotto in ospedale perché ieri aveva ingerito una lametta, motivo per il quale era stato portato dal carcere al policlinico di Bari. La radiografia infatti ha confermato la presenza della lametta; ora i medici stanno valutando se sottoporlo ad un intervento chirurgico. 

L'allarme dei sindacati

«Si raddrizza, in qualche modo, una giornata iniziata stortissima con la notizia di un’evasione, ieri sera, dal policlinico di Bari e un’altra, fotocopia, stamattina dall’ospedale San Martino di Genova. Anche il secondo evaso è stato infatti catturato poco fa, come per l’evaso di Genova, dalla Polizia penitenziaria. Il fuggiasco è stato rintracciato a Lecce - ha dichiarato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria - . Se si aggiusta la giornata, non è così per i mali del sistema e tanti altri pessimi giorni si prevedono per l’avvenire se a uscire dalla latitanza sulle politiche penitenziarie non saranno il Ministero della Giustizia e il Governo».

E proprio De Fazio aveva lanciato l'allarme dopo la notizia della fuga del detenuto parlando di disfatta del sistema: «Dopo le cinque evasioni nel solo mese di agosto scorso, i parti avvenuti in carcere, la sparatoria di Frosinone, quest’ennesima fuga di un detenuto non fa altro che confermare la disfatta del sistema penitenziario di cui il Ministero della Giustizia e il Governo dovrebbero prendere concretamente atto, anziché esercitarsi in vuoti proclami o, al più, ricorrere a palliativi. Ormai, come addetti ai lavori, ogni giorno ci chiediamo solo cosa e dove succederà, ma abbiamo assoluta certezza che qualcosa di grave accadrà e i fatti, nostro malgrado, ce lo confermano».

«In tutto questo – continua il Segretario della UILPA PP –, non solo registriamo l’assenza del Governo e l’insipienza del Ministero della Giustizia, ma constatiamo che quando si decide di intervenire lo si fa addirittura nel senso contrario a quello invocato dagli operatori, come nel caso delle direttive sulle perquisizioni di qualche giorno fa. Difatti, nel mentre si prende clamorosamente atto che nelle carceri arrivano con facilità persino le armi da fuoco, come a Frosinone, e il Corpo di polizia penitenziaria invoca protocolli d’intervento, dal ministero partoriscono disposizioni che sono destinate a imbrigliare ulteriormente l’operatività della Polizia penitenziaria e a rendere più lente, difficoltose e prevedibili, se non preannunciate, le perquisizioni straordinarie; in altre parole, quelle perquisizioni che venivano fatte con carattere di urgenza e a sorpresa proprio in circostanze sospette».


«Parimenti – argomenta ancora De Fazio –, non ci sono segnali concreti nella direzione del rafforzamento degli organici, sono 17mila le unità di Polizia penitenziaria mancanti, e dell’implementazione degli equipaggiamenti: mai come in questo caso sarebbe stato risolutivo il taser o altro dispositivo analogo. Ribadiamo che sulle gravissime disfunzioni delle carceri e la mortificazione degli operatori per colpa della politica va costituita una vera e propria unità di crisi sotto l’egida di Palazzo Chigi e vanno adottate misure immediate con decretazione d’urgenza; in mancanza, il sistema collasserà definitivamente. Anche per queste ragioni – conclude –, già nelle prossime ore valuteremo insieme ad altre Organizzazioni Sindacali rappresentative le iniziative da intraprendere e che a questo punto appaiono, nostro malgrado, inevitabili».