Innovazione e lavoro, arriva anche "Pirelli digital" e Bari diventa un hub del digitale: «Così i giovani tornano»

Innovazione e lavoro, arriva anche "Pirelli digital" e Bari diventa un hub del digitale: «Così i giovani tornano»
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Lunedì 5 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:14

Pirelli è solo l’ultimo colosso che ha deciso di investire su Bari, offrendo anche numerosi posti di lavoro. E lo ha fatto inaugurando la scorsa settimana il Digital solutions center dove si lavorerà alle soluzioni innovative per nuovi pneumatici. Negli ultimi anni le inaugurazioni di sedi di grandi aziende, così come di piccole startup si sono moltiplicate. Soprattutto nel campo dell’Information technoloy, trasformando in modo sempre più chiaro il capoluogo pugliese in un hub del digitale. Come conferma il vicesindaco con delega alla Trasformazione digitale, Eugenio Di Sciascio.


Bari è davvero un hub italiano della tecnologia?
«Stiamo lavorando in questa direzione, cercando di attrarre aziende che poi decidono di investire sul nostro territorio. C’è al momento una massa critica di imprese che puntano su questa città, piccole medie e grandi realtà che sono presenti al punto da poter caratterizzare Bari come un vero e proprio hub. Siamo la settima città italiana per investimenti nel digitale da parte delle aziende. Il fenomeno comincia a diventare qualcosa in più di un racconto, è una realtà che sta continuando a crescere».


Ci sono ancora margini di miglioramento?
«La crescita continuerà a esserci. Negli ultimi anni abbiamo saputo vendere il territorio, lo abbiamo presentato per far capire le opportunità che ci sono, i talenti, il tessuto accademico. Ho cominciato a farlo quando ero rettore del Politecnico e poi ho continuato, rendendolo più strutturato. Proseguiamo nel cercare di attrarre le aziende e di raccontare nel modo corretto una città che sta crescendo, che è più attenta alle imprese che arrivano, che favorisce gli insediamenti e risolve le problematiche».


Con quali strumenti?
«Per esempio con Invest in Bari, un attrattore di investimenti che svolge il ruolo di semplificare, facilitare l’insediamento di un’azienda seguendola per tutto il percorso. Abbiamo creato un luogo nel quale c’è anche la rappresentanza delle università, così come del commissario Zes e di molti altri enti che diventano punto di riferimento con il quale dialogare».


Che peso hanno le università in questo percorso?
«Svolgono un ruolo importante. Quelle che arrivano sono aziende innovative, specializzare in It. Per loro è fondamentale un supporto alla ricerca e all’innovazione, ma all’individuazione di giovani talenti con i quali costruire un polo barese di It. Aver saputo mostrare che non bisogna per forza andare al Nord per trovare ricerca o giovani formati per questi lavori è stato fondamentale. Le università hanno aumentato l’interazione con le aziende, non c’è più la distanza di un tempo».


Questo può tradursi in occasioni di lavoro?
«Si tratta di un’occasione importante per i giovani del territorio. La presenza delle università un una città è una grande ricchezza, gli atenei fanno la differenza. A Bari abbiamo tre università e questo è molto importante per il dialogo che si crea con le imprese».


Lavorate anche al rientro dei cosiddetti cervelli in fuga?
«Il loro ritorno è fenomeno in corso, molti ragazzi o meno giovani che erano andati via per trovare opportunità migliori oggi si rendono conto che queste occasioni ci sono anche qui. Il fenomeno comincia a essere significativo. Un quarto dei nuovi assunti è costituito da cervelli di ritorno. Questo è un dato molto positivo. Quando laureavo le persone e il giorno dopo andavano via ne ero rattristato».


Arriveranno altri colossi?
«Dopo Pirelli possiamo dire che ormai ci sono quasi tutti. La quantità e qualità delle imprese che scelgono di investire in questa città è molto significativa. Ma va ricordato anche il ruolo delle aziende che già c’erano e continuano a crescere. Basti pensare a Fincons per esempio: su Bari ha 900 dipendenti e continua a crescere».

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