Mascherine da 60 centesimi rivendute a 20 euro: sequestro milionario. L'Asl di Bari: «Costretti ad accettarle per evitare il crollo del sistema»

Mascherine da 60 centesimi rivendute a 20 euro: sequestro milionario. L'Asl di Bari: «Costretti ad accettarle per evitare il crollo del sistema»
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Martedì 7 Aprile 2020, 12:44 - Ultimo aggiornamento: 18:25
Avevano fatto incetta di mascherine per rivenderle a un prezzo stratosferico alle Asl pugliesi. Un sequestro preventivo d'urgenza di 1,1 milioni di euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Bari, su disposizione della magistratura barese, nei confronti di tre società che avrebbero fatto manovre speculative sulla vendita di mascherine FFP3 nei confronti di diverse ziende sanitarie della regione.
Stando alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, sarebbero stati applicati rincari fino al 4.100%, arrivando a vendere mascherine del valore di 0,60 euro a oltre 20 euro cadauna.

IL SEQUESTRO
Il sequestro è stato eseguito nei confronti delle società Aesse Hospital Srl di Bari dell'imprenditore Elio Rubino, grossista di articoli medicali ed ortopedici e fornitore di aziende sanitarie pubbliche, e delle società 3MC Spa e Penta Srl di Capurso dei fratelli Gaetano e Vito Davide Patrizio Canosino, entrambe rifornitrici di distributori. I tre legali rappresentanti delle aziende coinvolte sono indagati per il reato di manovre speculative sulle merci.
Le tre società, «in presenza di una grave rarefazione nel mercato nazionale di mascherine e altri presidi individuali di protezione, da considerarsi di prima necessità a causa dell'emergenza da Covid-19, compivano manovre speculative consistenti nel fare incetta o acquisire mascherine sanitarie e rivenderli con ricarichi via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, in tal modo imponendo sul mercato un prezzo progressivamente maggiorato ed esageratamente superiore a quello ordinario praticato prima dell'emergenza». In particolare la 3MC avrebbe importato a ottobre 2019 dalla Cina 127.200 mascherine facciali filtranti FFP3 monouso al costo unitario di 0,36 euro. Tra gennaio e marzo del 2020 ne ha vendute 100mila, 37mila delle quali alla società Penta (tra 6,4 e 7,7 euro per ogni mascherina), con un ricarico medio del 1.800% e punte del 4.000%. La Penta, poi, ha a sua volta venduto le mascherine acquistate a Aesse Hospital e Gruppo Argenta al prezzo tra 12,8 e 14,8 euro ciascuna, con un ricarico di circa il 100%. Infine la Aesse Hospital ha rivenduto 16mila mascherine alle Asl Taranto e Bari e agli Ospedali Riuniti di Foggia al costo di 18,28 euro cadauna, altre 15mila alla Asl Taranto, alla Sanitaservice della Asl Lecce, alla Direzione di Commissariato della Marina Militare di Taranto e alla Asl Brindisi al prezzo di 20,28 euro ciascuna, per complessivi 734.392 euro a fronte di un costo di acquisto di 492mila euro, con un ricarico di circa il 49%. La magistratura barese ha così calcolato il presunto illecito profitto, disponendo il sequestro di 626mila euro alla 3MC, 244mila euro alla Penta e 235mila euro alla Aesse Hospital.

LE ACCUSE DEL PM, I CHIARIMENTI DELL'ASL
«Basterebbe che anche pochi operatori offrissero a prezzi onesti la merce» per evitare speculazioni, dice la Procura. Il reato ipotizzato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi è quello di manovre speculative sulle merci per rincari accertati fino al 4.100%. «Prezzi esageratissimi» che la Asl di Bari sarebbe stata «costretta» ad accettare «per evitare il crollo del sistema», secondo le parole di Antonio Sanguedolce, direttore generale della Asl di Bari, sentito via Skype il 23 marzo scorso come persona informata sui fatti. «Siamo davanti a un problema enorme - spiegava Sanguedolce agli investigatori - ogni giorno non sappiamo come andare avanti. Stiamo per arrivare a zero, praticamente si ferma tutto, il 118, gli ospedali, sarebbe una tragedia enorme». 
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