Il personaggio/ Il negazionista diventa volenteroso. Così Ciampolillo aspira al ministero

Il personaggio/ Il negazionista diventa volenteroso. Così Ciampolillo aspira al ministero
di Francesco G.GIOFFREDI
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Giovedì 21 Gennaio 2021, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 13:01

Lo strano caso del senatore Ciampolillo e del signor Lello è un po’ tutto: sintesi e beffa, paradosso e nemesi. Il barese ex cinque stelle, arruolato in fretta e furia per puntellare i numeri precari della maggioranza giallorossa, riassume lo spirito del tempo: il “negazionista” Lello che si fa “volenteroso” Ciampolillo, il milite ignoto che archivia in un soffio le crociate contro «i piddini a cinque stelle» (parole sue, recenti) e va in rumoroso soccorso della maggioranza. Che si era appellata a «liberali, socialisti ed europeisti». E che invece ora si ritrova a dover fare beffardamente i conti - in aula, e forse pure oltre - con questo distillato in purezza di grillismo della primissima ora, populismo da barricate e negazionismo su vaccini, pandemia, mascherine, xylella, tanto da abbarbicarsi a un ulivo malato eletto a residenza parlamentare pur di bloccarne l’abbattimento. E insomma, sì, l’operazione-Ciampolillo dice molto del contesto: tutto sta bene insieme e non si perde per strada nulla.
Il salto di Ciampolillo è molto più di un triplo carpiato: fino a tre giorni fa sparava ancora a palle incatenate contro governo, campagna vaccinale, dpcm, lockdown, mascherine; martedì, dopo il rocambolesco voto di fiducia in aula, col volto contrito, la voce “responsabile” e la mascherina ben calzata, annuiva e spiegava che «in un momento così critico ritengo necessario porre l’interesse comune della Nazione avanti a singoli interessi di partito, dobbiamo pensare a giovani, imprese, abbiamo bisogno di un governo che operi ed è il momento di mettersi a disposizione». Due in uno.


Ecco, da qualche parte devono esserci entrambi, magari negli anfratti di Palazzo Madama in cui martedì s’era perso prima di votare all’ultimo secondo, aiutato dalla moviola: il senatore Ciampolillo di governo e il signor Lello di lotta. Il primo sogna persino un “volenteroso” ministero dell’Agricoltura, l’altro ha lasciato intatta la pagina facebook, che è una antologia di accuse e complotti: «il gioco delle bugie del M5s» sulle elezioni, il vaccino che «deve essere una libera scelta dei singoli cittadini», i dubbi sulla mascherina («è obbligatoria per limitare il coronavirus, ma in realtà blocca solo quella dell’influenza.

Non vi sentite neanche un po’ presi in giro?»), le bufale su presunti scienziati svedesi, le «coincidenze...» su vaccinazioni e nuovi focolai, le ironie sull’attendibilità dei tamponi, le bordate alle restrizioni («un conto è chiudere alcune attività. Altra storia è limitare la libertà»). E ora? Chi conosceremo, il senatore Ciampolillo o il signor Lello? E la maggioranza prende il pacchetto completo?


Il barese è alla seconda legislatura, 49 anni il 2 febbraio, impiegato, lo scorso anno è stato espulso dal M5s per i mancati rimborsi. Il tipico cursus honorum dello sconosciuto cinque stelle, quando agli albori il movimento era la somma di comitati o esponenti locali anti-qualcosa: i 767 voti da candidato sindaco a Bari nel 2009, le parlamentarie e l’arrivo in Senato nel 2013, il bis nel 2018 (dopo le altre primarie online: 226 voti). Vegano militante, sostenitore della liberalizzazione della cannabis (proposta anche come «antidoto al coronavirus»), Ciampolillo è stato un prototipo del M5s duro e puro. Su xylella ha dato il meglio di sé: nel 2018 a Cisternino fissò la residenza su un albero di ulivo malato e da abbattere per tutelarlo con le prerogative parlamentari, poi sancì che il batterio si può combattere «con le onde elettromagnetiche o con un sapone» o con la crioconservazione, sostenitore del (via-via più debole) fronte negazionista. Ciampolillo è (stato?) il soldato fantasma giapponese del grillismo: ha continuato a combattere le battaglie più estreme anche quando la guerra era finita, quando cioè i pentastellati s’erano ormai normalizzati, dicono ingrigiti, appiattiti sulla ragion di governo e di sopravvivenza. «Tutte le battaglie per cui il M5s ha chiesto il voto - disse Ciampolillo dopo l’espulsione - sono state abbandonate dai governi Conte1 e Conte2 e dai rappresentanti del movimento: Tap, xylella, Ilva, ripubblicizzazione Acquedotto». Insomma, ora Alfonso detto Lello è una nemesi, è lo specchio rotto dei cinque stelle che se lo ritroveranno lì, in maggioranza o magari in qualche strapuntino di governo, a ricordare cos’erano e cosa sono. Ciampolillo, del resto, va persino oltre il populismo: ne è una élite, una “riserva”. Adesso, il soldato fantasma giapponese è stato recuperato dal quartier generale. Che dovrà badare a tutti e due, al signor Lello e al senatore Ciampolillo.

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