Mazzetta da cinque mila euro, convalidato il fermo per Lella ex assessore di Grumo

Mazzetta da cinque mila euro, convalidato il fermo per Lella ex assessore di Grumo
di Mara CHIARELLI
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Mercoledì 11 Agosto 2021, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:29

L'ex assessore del comune di Grumo Appula, Nicola Lella, arrestato il 4 agosto scorso per estorsione e concussione nei confronti di un imprenditore sarebbe coinvolto in un'altra inchiesta dell'antimafia di Bari.

Didascalia

La convalida del fermo

Lella, il cui fermo è stato convalidato dalla gip Rossana de Cristofaro ed è in carcere, avrebbe fatto parte di un'associazione a delinquere che nel 2020 avrebbe operato, con episodi corruttivi, per condizionare le elezioni amministrative del settembre 2020. Indagato nello stesso fascicolo anche Marco Coci, anche lui di Grumo e che ritroveremo nella vicenda più recente, perché capocantiere a Grumo della Teknoservice. L'ex assessore si candidò con la lista civica Impegno P.E.R. Grumo guidata dal sindaco Michele Minenna, risultando eletto con 711 preferenze.


Nell'ambito dell'inchiesta, sarebbero state sentite numerose persone, che avrebbero ammesso di aver ricevuto condizionamenti e favori in cambio di voti. Le due indagini, quella del 2020 e l'altra, conclusasi con il fermo di Lella, sono strettamente intrecciate perché hanno al centro della storia, oltre il politico, anche la Teknoservice srl, la ditta che dal 2019 gestisce il servizio di igiene pubblica nel Comune di Grumo. L'azienda e il politico, in entrambi i fascicoli, risultano legati da interessi sui quali sono in corso ancora indagini. Da una parte, sin dal 2019 le difficoltà della Teknoservice di carattere logistico e di gestione del personale, dall'altra l'assessore con delega a nettezza urbana, urbanistica e polizia municipale, vicino, troppo vicino per gli inquirenti, alle problematiche dei dipendenti. Secondo quanto emerge dalle carte, Nicola Lella avrebbe in più occasioni strumentalizzato le problematiche della società, arrivando ad aizzare il personale contro l'amministratore unico, suggerendo scioperi e chiedendo assunzioni. Si colloca in questo clima, dunque, lo stato di soggezione nel quale, secondo la procura, si sarebbe trovato Nicola Benedetto, legale rappresentante dell'azienda, dal quale Lella il 4 agosto scorso si sarebbe fatto consegnare la mazzetta da 5 mila euro, assicurando che in questo modo tutti i problemi si sarebbero risolti. Scaltro nel perseguire i propri scopi illeciti, capace di contare su una fitta rete di agganci da lui manovrabili, avrebbe portato avanti il suo disegno a dispetto del ruolo pubblico rivestito, in modo spregiudicato e non certo estemporaneo, per più tempo, avvalendosi di altri soggetti su cui fare affidamento. E' così che lo descrive la gip del tribunale di Bari Rossana de Cristofaro fa nella sua ordinanza di convalida di arresto, con contestuale applicazione della misura cautelare. In manette, oltre a Lella, era finito anche l'ingegnere barese Vito Partipilo, ritenuto dagli inquirenti complice di Lella e presente quella mattina nella stazione di servizio dove si era tenuto l'incontro.
La ricostruzione dell'antefatto e il percorso delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, sono contenute nell'ordinanza firmata dalla gip, che ha lasciato in carcere Lella (assistito dall'avvocato Gaetano Carrieri), per pericolo di reiterazione del reato e inquinamento delle prove, ritenendo invece sufficienti gli arresti domiciliari per Partipilo, su richiesta del suo legale Francesco Mancini. Per la giudice, inoltre, particolarmente ragguardevole risulta essere - scrive - la modalità di pagamento richiesta da Lella al Nicola Benedetto, attraverso l'emissione di Bitcoin. E questo, ritiene, dimostrerebbe la sapiente cautela criminale dell'assessore tesa a depistare eventuali elementi che lo avrebbero potuto collegare al reato di concussione. Ma non solo: altro particolare di significante importanza investigativa - si legge ancora - nonché idoneo a poter meglio inquadrare la personalità di Nicola Lella riguardava la metodica di interlocuzione con il Benedetto. Mentre quest'ultimo si esprimeva a voce, Nicola Lella comunicava scrivendo la repliche su di un taccuino e mostrandogli l'elaborato, condotta posta in essere per ovvie ragioni di cautela. Fa infine notare: Non può trascurarsi che vi è in atti una informativa, inerente altro procedimento nei confronti del Lella, per un reato di particolare gravità, inerente il suo coinvolgimento in un'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
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