Il ginecologo accusato di violenze sessuali resta ai domiciliari: no al carcere. E la Procura valuta un nuovo ricorso. «E' privo di freni inibitori»

Il ginecologo accusato di violenze sessuali resta ai domiciliari: no al carcere. E la Procura valuta un nuovo ricorso. «E' privo di freni inibitori»
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 14:58 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:32

No al carcere. Il Tribunale del Riesame di Bari ha rigettato l'appello della Procura che chiedeva la detenzione in carcere per Giovanni Miniello, il ginecologo barese arrestato il 30 novembre scorso per violenza sessuale aggravata nei confronti di due pazienti. I giudici hanno quindi confermato la detenzione del medico agli arresti domiciliari. Ma la Procura sta valutando se impugnare in Cassazione il provvedimento con il quale i giudici del Riesame hanno rigettato l'appello dei pm che chiedevano il carcere per il ginecologo barese Giovanni Miniello.

Le denunce

Nei suoi confronti, dopo l'arresto, sono state presentate denunce di abusi subiti da altre donne, portando il numero delle presunte vittime a 16 e a 29 gli episodi contestati di violenza sessuale e lesioni.

Nell'indagine dei carabinieri, coordinata dal procuratore Roberto Rossi con l'aggiunto Giuseppe Maralfa e le sostitute Grazia Errede e Larissa Catella, il medico è accusato di aver proposto rapporti sessuali come cura per il papillomavirus e per prevenire il tumore dell'utero e di aver poi abusato delle pazienti durante le visite.

«Terapia del sesso surreale, le pazienti la rifiutarono»

«Per quanto deontologicamente scorretta, la condotta di Miniello non risulta né irresistibilmente coattiva né posta in essere con approfittamento delle condizioni di inferiorità fisica o psichica delle pazienti», tanto è vero che «la proposta terapeutica alternativa» di rapporti sessuali come cura per il papillomavirus «era apparsa talmente surreale» alle pazienti da rifiutarla.

Sono alcuni dei passaggi del provvedimento con il quale i giudici del Tribunale del Riesame di Bari hanno rigettato l'appello della Procura che chiedeva il carcere per il ginecologo barese Giovanni Miniello.

Questi è agli arresti domiciliari dal 30 novembre scorso per violenza sessuale su due pazienti durante le visite. In quell'occasione il gip non riconobbe il reato di violenza sessuale con riferimento alla proposta che il medico avrebbe avanzato ad altre due pazienti di avere rapporti sessuali con lui per curarle dal papillomavirus.

Secondo i giudici la proposta del rapporto sessuale come cura è «fuori dal campo d'azione della violenza o della minaccia costrittiva, tutt'al più potrebbe integrare gli estremi di una condotta induttivo-manipolativa finalizzata a trarre in inganno la vittima circa l'equivalenza di efficacia delle due strade di guarigione dal papillomavirus astrattamente percorribili, quella convenzionale con la sperimentale sessuale». Dalle dichiarazioni delle stesse donne, evidenziano i giudici, «emerge la percezione avuta della improbabilità, al limite dell'assurdo, che una tale pratica sessuale potesse avere un effetto curativo».

La difesa: evitare processo mediatico

«Il provvedimento del Tribunale del Riesame di Bari di oggi e, prima, quello del gip, si sono posti in perfetta linea con i fondamentali principi in materia di libertà personale. Quanto affermato dai giudici consente di ribadire la necessità di dare privilegio all'accertamento penale evitando ogni disinformazione derivante dal processo mediatico. Grande soddisfazione».

Lo dichiara in una nota l'avvocato Roberto Eustachio Sisto (studio FPS), difensore di Giovanni Miniello, il ginecologo barese che è agli arresti domiciliari dal 30 novembre scorso per violenza sessuale su due pazienti, per averle palpeggiate durante le visite. Il legale commenta il provvedimento con il quale il Tribunale del Riesame, confermando quanto già sostenuto dal gip nell'ordinanza di arresto, ha oggi rigettato l'appello della Procura che chiedeva il carcere per il medico ritenendo qualificabili come violenza sessuale anche le proposte di rapporti sessuali che il professionista faceva alle pazienti presentandole come cura per il papillomavirus.

Il ricorso della Procura

Il medico è agli arresti domiciliari dal 30 novembre scorso per due episodi di presunta violenza sessuale aggravata relativi a palpeggiamenti su pazienti durante le visite. La Procura, però (il procuratore Roberto Rossi, l'aggiunto Giuseppe Maralfa e le due pm Grazia Errede e Larissa Catella), aveva formalizzato accuse anche per altri 6 episodi, in parte relativi a proposte di rapporti sessuali come cura per il papillomavirus e per questo insisteva per la misura cautelare più restrittiva. Secondo i giudici, invece, la mera proposta, tra l'altro rifiutata dalle donne, non è qualificabile come abuso sessuale perché era palesemente una pratica «surreale» e «assurda» di cui le stesse presunte vittime era consapevoli.

Gli stessi giudici, però, hanno poi depositato le motivazioni di un altro provvedimento nell'ambito della stessa vicenda, quello che il quale un mese fa hanno rigettato il ricorso della difesa confermando gli arresti domiciliati per i due episodi di palpeggiamenti. In quell'atto parlano di «piattaforma indiziaria particolarmente grave», ritenendo che «l'intera vicenda pone in luce la personalità connotata in senso deviante dell'indagato, incline al coinvolgimento in vicende criminali di particolare allarme sociale».

I giudici (Giulia Romanazzi, Giuseppe Montemurro e Arcangela Stefania Romanelli) descrivono di Miniello la «assoluta carenza di freni inibitori unitamente alla immoralità e depravazione sessuale», tanto che avrebbe «nel tempo predisposto un articolato programma di adescamento delle sue vittime idoneo ad offrirgli la via più breve per la consumazione di atti sessuali con donne che, per ragioni di cura, si presentavano al suo cospetto mostrando zone erogene». Secondo i giudici, inoltre, Miniello avrebbe cioè «colto l'occasione terapeutica per sfruttare il proprio rapporto di fiducia e realizzare condotte sessuali nell'ambito di un rapporto di totale affidamento tra medico e paziente».

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