«Prima plagiate, poi sfruttate». Blitz anti prostituzione: il racconto choc delle vittime della tratta

«Prima plagiate, poi sfruttate». Blitz anti prostituzione: il racconto choc delle vittime della tratta
di Nicola MICCIONE
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Lunedì 11 Aprile 2022, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 07:33

Donne plagiate da Alin Marius Ceaciru, la cui figura è stata equiparata a quella di un Principe, che si è finto innamorato e che con ferocia calcolata le avrebbe trascinate nell'inferno della prostituzione. Ragazze dell'est Europa - almeno 50 giovani, anche minorenni - particolarmente fragili, illuse da un corteggiamento asfissiante, che presto annulla ogni loro difesa fino a portarle a vendere il proprio corpo lungo le strade del sesso a pagamento. È il modello dei Lover Boys, com'è stata definita l'operazione della squadra mobile di Bari, coordinata dal pubblico ministero Marco D'Agostino assieme al procuratore aggiunto Francesco Giannella, che ha portato 14 persone in carcere e 6 ai domiciliari (3 risultano ancora irreperibili), perché ritenute promotori e partecipi di una associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e allo sfruttamento della prostituzione.

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Il meccanismo

Quello dei Lover Boys è il modello di un moderno sfruttatore (con Ceaciru, un 28enne rumeno ma domiciliato a Bari, sono finiti in carcere i suoi due fratellastri Ionel Siminica Sima e Darius Stan, di 36 e 41 anni, entrambi rumeni domiciliati a Noicattaro, ndr), che usa l'affetto simulato anche tramite i social network come una catena, da cui per la vittima è difficilissimo liberarsi.

Il modello dei Lover Boys, messo a punto dagli sfruttatori rumeni, avrebbe consentito loro di «alimentare l'illusione di una vita migliore lontano dal proprio Paese e, una volta stabilito il contatto (avvenuto spesso su Facebook), vincolare le donne emotivamente a sé per poi manipolarne i sentimenti, sottoponendole a vessazioni via via crescenti, spacciate per vere prove d'amore, fino ad esercitare il totale controllo psicologico sulle vittime ed avviarle infine alla prostituzione». Prima il corteggiamento e le attenzioni. Poi, una volta giunte a Bari, una vita dove gli spazi di libertà si restringono paurosamente giorno dopo giorno. Infine, la reclusione, fra il capoluogo e Parchitello, e la vertiginosa caduta verso la vendita del proprio corpo, imposta dal Principe come modo per sdebitarsi delle attenzioni e dell'amore ricevuto. Amore. È la parola chiave, replicata in varie inchieste italiane, il centro del meccanismo sadico con cui lo sfruttatore arriva ad annientare la volontà della sua vittima, «gestendone per intero i proventi».

Il giro d'affari

Un giro d'affari stimato in circa 3 milioni di euro annui da parte di «un'organizzazione ramificata e con una struttura particolarmente solida», secondo riportato scritto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, di cui il Principe avrebbe «mosso le fila per poi rimetterne la concreta attuazione ai sodali», realizzando una «organizzazione che ha esibito un'ampia predisposizione di mezzi e un'accurata pianificazione delle specifiche modalità di realizzazione, oltre che la totale indifferenza dei sodali alle condizioni delle giovani donne sfruttate per finalità di profitto».

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Le indagini

Le indagini, condotte dalla Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione della Questura del capoluogo che ha fotografato un arco temporale di sette anni (dal 2016), hanno preso spunto dalle denunce presentate da alcune vittime nella seconda metà del 2017, che hanno riferito di aver subito maltrattamenti e vessazioni prima di essere avviate alla prostituzione, ed ha consentito di ricostruire un gruppo criminale composto da Nicoleta Madalina Petcu, Adrian Lixandra, Ionel Elvis Serea, Dumitru Pana, Filippo Giliberti, Rada Gerebenes, Anamaria Varga, Gabriel e Ionut Marian Pana, che collaboravano, all'occorrenza, con persone della delinquenza locale. Gli italiani, infatti, hanno fornito - assieme ad altri componenti del gruppo - assistenza logistica e operativa: Francesco Tesoro, Giovanni Lanzisera, Antonio Grisorio, Massimiliano Carmelo Bianco, Luca Catacchio e Lorenzo Arciuli avrebbero partecipato «al consesso criminale, occupandosi in più occasioni degli accompagnamenti delle giovani vittime (con mezzi propri) sui luoghi predisposti per la prostituzione», questi ultimi controllati e gestiti anche da Flamour Kalemi, Sabri Lahbazi e Antonio Spano.

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