«Ricordo tutto come un sogno, anzi, un incubo». Vito Rubino è assistente giudiziario, impiegato nella cancelleria penale della Corte d'Appello di piazza De Nicola a Bari. Negli uffici dei tribunali ha trascorso 30 anni della sua carriera, ma non poteva mai immaginare di trovarsi a 57 con la mano sinistra fasciata attorno a una stecca senza la prima falange di un anulare e altre due dita ricostruite al Policlinico dopo che degli scaffali lunghi 40 metri e pieni di fascicoli sono implosi nell'aula Magna.
È accaduto mercoledì mattina, attorno alle 11.40. «Ero lì assieme ad altri colleghi racconta, con voce ancora scossa - per il servizio post elettorale.
Il racconto
E tagliato di fatto parte della sua mano, mentre l'altra assistente è rimasta per fortuna illesa. Il colpo gli ha compromesso le funzioni del dito medio, del mignolo e dell'anulare. I medici della clinica di chirurgia plastica non sono riusciti a riattaccarlo e hanno sistemato la parte recisa. «Ho sentito le urla e visto i colleghi, almeno in sette, arrivare per aiutarci. Quando mi sono ripreso ho avuto la lucidità di raccogliere le mie dita per terra, che i medici hanno poi provato a risistemare. La mano si era impigliata nella parte che reggeva la staffa verticale». Ne avrà per un bel po' di tempo. Tanti i messaggi di solidarietà arrivati all'assistente giudiziario di Triggiano, da colleghi di Bari e altre province ai magistrati, compresa la presidente coordinatrice del settore penale della Corte d'assise d'appello, Francesca La Malfa, dopo che la foto col disastro di mobili e fascicoli sparsi sul pavimento dell'aula magna ha fatto il giro del web e della redazioni di cronaca. Lo scaffale in lamiera era stato messo su in tempi brevi per portare a termine le operazioni di trasmissione dei dati delle elezioni entro oggi. Un'installazione che aveva delle falle, evidentemente. Sarà un'indagine dello Spesal a chiarire i motivi dell'incidente. Il servizio, intanto, fino a ieri è stato sospeso.
La denuncia di Usb
Sull'incidente è intervenuto l'esecutivo nazionale Giustizia del sindacato Usb. «A nulla è servita l'esperienza traumatica del 2018, riporta in una nota- che ha determinato la necessità di celebrare processi sotto una tendopoli visto il rischio consistente di possibili crolli del palazzo di giustizia. Già oltre venti anni fa, si era soliti definire l'amministrazione affidata al ministero della Giustizia ribattezzandolo della Disgrazia e dell'Ingiustizia. Troppi, sul territorio nazionale, sono gli edifici e gli uffici che non garantiscono più la sicurezza di chi vi lavora e di chi vi accede per ragioni di giustizia, a causa di politiche poco attente all'edilizia, agli arredi e alle strutture di supporto<. Di qui la richiesta di una mappatura generale con le valutazioni di rischio dei luoghi. «Cose del genere non devono accadere da nessuno parte aggiunge amareggiato Rubino men che meno in un ufficio giudiziario. Ma amo il mio lavoro e appena avrò ripreso le funzioni della mano proverò a tornare al mio posto, come sempre».