La criminalità a Bari continua a farsi sentire, l'allarme dei residenti: «Ora denunciate»

La criminalità a Bari continua a farsi sentire, l'allarme dei residenti: «Ora denunciate»
di Elga MONTANI
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Martedì 1 Febbraio 2022, 07:34

La criminalità a Bari continua a farsi sentire, e dopo la pausa legata al lockdown, si sta assistendo a una recrudescenza di atti vandalici e criminali. Negli ultimi mesi è stato possibile assistere a diverse manifestazioni dello stesso fenomeno, dalle scritte sul muro perimetrale del Castello Svevo alle continue situazioni che si verificano in piazza Moro, dove lo spaccio la fa da padrone, dalla lotta ai parcheggiatori abusivi portata avanti dalla polizia locale (che ha visto sabato scorso anche un'aggressione nei confronti degli agenti) all'ultimo episodio di vandalismo al giardino di via Siponto a Japigia.

«Aspetto sfuggito di mano»

«Questi fatti visibili sono solo ciò che viene in superficie sottolinea Matteo Magnisi, attivista sociale e tra i membri del Comitato Cittadini di Japigia -, ma tutto si consuma nei rapporti, nelle relazioni, nelle occupazioni malavitose fatte con l'arte del silenzio e delle minacce. Quanto accaduto al giardino è solo un aspetto sfuggito di mano». «Ciò che preoccupa non sono questi episodi, ma quanto si consuma nel silenzio dei più aggiunge -. Purtroppo, c'è un sistema che sfugge all'evidenza delle colpe, che deve e può essere combattuto, sia con la prevenzione che con la repressione.

Per fare questo però devono essere in armonia tutti gli attori coinvolti. Sta avanzando una generazione che sembra imporsi con mezzi nuovi, che utilizza gli anelli deboli delle fasce di età più basse che non vanno ad esporsi a livello penale».


«Ho la sensazione che determinate persone si sentano legittimate a comportarsi in un certo modo spiega il sociologo Leonardo Palmisano , non si può parlare davvero di recrudescenza della criminalità. I fenomeni criminali adolescenziali alludono anche all'esistenza di organizzazioni di bande, discorso che non vale solo su Bari. Tali fenomeni sono stati sottovalutati. È necessario iniziare a fare interventi specifici nelle scuole». «Non sono di certo cose nuove aggiunge Palmisano -. Posso ricordare che esistono tali dinamiche fin da quando io ero ragazzo e abitavo a Carrassi, dove le bande dei Diomede minacciavano i ragazzini con i coltellini. È un fenomeno che si pensava non ci fosse più, anche a causa del lockdown, quando i ragazzi in giro non potevano esserci. Per non parlare dell'eccessivo consumo di sostanze stupefacenti nelle fasce di età più giovani. Troppi inoltre vogliono mettersi in mostra, e provano ad entrare in determinati circuiti criminali, facendosi notare da chi ha un cognome altisonante».

«Queste dinamiche aggiunge Palmisano - impediscono di stare tranquilli negli spazi urbani, fanno sì che vengano imbrattati i sottopassi delle stazioni o i monumenti come la colonna infame o il Castello Svevo». E in merito alle possibili soluzioni a queste diverse problematiche che la città di Bari si trova a dover affrontare, sia Palmisano che Magnisi la pensano allo stesso modo.

Assuefazione pericolosa

«Purtroppo, c'è una certa assuefazione della cittadinanza, legata alla convinzione che esporsi non serva a nulla concluse Magnisi - Manca una pedagogia educativa istituzionale che educhi la popolazione a difendere il bene comune. Ma non dimentichiamo che c'è anche la paura, perché troppo spesso chi non ha fatto finta di non vedere ha avuto problemi». Fondamentale quindi intervenire nell'educazione, come aggiunge Palmisano: «Bisogna prestare attenzione e fare prevenzione a scuola. Necessario un intervento all'interno delle scuole, anche su come vengono utilizzati i social network, utilizzati spesso da bande di ragazzini per radunarsi e incontrarsi. I genitori devono tornare a sorvegliare i figli. Troppo spesso i giovani, inoltre, stanno su diverse piattaforme social, ma sono analfabeti digitali».

«La repressione, inoltre, è molto importante, bisogna far capire che le regole ci sono e vanno rispettate conclude il sociologo barese - Non è possibile che qualcuno dopo aver commesso qualcosa, possa semplicemente redimersi chiedendo scusa. Chi ha commesso un reato deve essere sanzionato, non si può premiare qualcuno per aver confessato ed essersi pentito di averlo fatto. I ragazzi che hanno distrutto il pesce mangiaplastica a Pane e Pomodoro, ad esempio, andavano prima di tutto sanzionati per quanto fatto. Non importa se ricostruiscono o meno quanto hanno distrutto. Questa operazione non è affatto educativa, è roba da telefilm americano di serie B. Così si crea un sistema permissivistico, che a lungo andare porta a sottovalutare le proprie azioni».
 

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