Regali e denaro, 400mila euro in totale, per pilotare, ritardare o rivelare particolari di indagini sul clan mafioso Di Cosola, fornendo in alcune occasioni copia di verbali dei collaboratori di giustizia. L'inchiesta che vede coinvolti due carabinieri risale al 2020, mentre le condanne per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio sono scattate oggi.
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Le pene inflitte ai due militari
La gup del Tribunale di Bari Valeria Isabella Valenzi ha condannato a pene comprese tra i 13 anni e 4 mesi di reclusione, e i 6 anni di reclusione quattro imputati, tra i quali un carabiniere che all'epoca dei fatti contestati, 2012-2018, era in servizio a Giovinazzo. Secondo l'indagine dei colleghi militari dell'Arma, il carabiniere Antonio Salerno (condannato a 10 anni di reclusione) e il collega Domenico La Forgia (quest'ultimo attualmente a processo separatamente con rito ordinario), per anni avrebbero ricevuto regali e denaro, 400mila euro in totale, per pilotare, ritardare o rivelare particolari di indagini sul clan mafioso Di Cosola, fornendo in alcune occasioni copia di verbali dei collaboratori di giustizia.
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L'inchiesta e gli arresti
L'inchiesta nel giugno 2020 portò all'arresto dei due carabinieri, del pasticciere Gerardo Giotti, accusato di aver fatto da tramite tra i pregiudicati e i militari (condannato alla pena di 7 anni e 8 mesi di reclusione), e di un pregiudicato affiliato al clan, Mario Del Vecchio (condannato a 13 anni e 4 mesi di reclusione), tutti tuttora detenuti: i primi tre agli arresti domiciliari mentre Del Vecchio in carcere. Nel processo era imputato anche il collaboratore di giustizia Michele Giangaspero, condannato a 6 anni di reclusione.