Concorsi al Policlinico: «No ai prof nelle commissioni». Il caso finisce all'Anticorruzione

Concorsi al Policlinico: «No ai prof nelle commissioni». Il caso finisce all'Anticorruzione
di Daniela UVA
3 Minuti di Lettura
Sabato 28 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:13

Ancora uno scontro nel Policlinico tra ospedalieri e universitari. Questa volta, pomo d’Adamo è la nomina dei professori universitari delle facoltà di Medicina come presidenti o componenti delle commissioni chiamate a giudicare i candidati nell’ambito dei concorsi pubblici per dirigenti medici. «Rappresenta un potenziale conflitto di interessi» ma nonostante questo, il fenomeno sarebbe molto diffuso: è l’accusa della segreteria aziendale del sindacato “Anaao Assomed” del Policlinico che ha inviato una nota al dipartimento Promozione della salute della Regione Puglia evidenziando la presunta irregolarità, messa nero su bianco anche dalla segreteria nazionale della sigla. 

L'accusa del sindacato

Il sindacato ha sottolineato, in particolare, la sussistenza di «una situazione di potenziale conflitto di interesse tra l’organismo esaminante e il soggetto valutato, laddove quest’ultimo frequenti un corso di formazione specialistica presso la struttura cui è preposto il professore universitario presidente della commissione, ciò in violazione dei principi costituzionali di buon andamento, imparzialità e trasparenza dell’azione amministrativa». Tradotto: i docenti universitari delle facoltà di medicina, in quanto presidenti o membri delle commissioni giudicatrici dei concorsi, si trovano nella maggior parte dei casi a valutare concorrenti che frequentano, o hanno frequentato in passato, le loro stesse scuole di specializzazione. Il caso è finito in Regione attraverso una diffida ai vertici del Policlinico con la quale si ravvisa «l’opportunità di evitare la nomina di professori universitari quali componenti delle commissioni in argomento, al fine di garantire l’imparzialità e la trasparenza dell’azione amministrativa e, dunque, di escludere qualunque rischio di conflitto di interesse anche solo potenziale». Anche alla luce del Dpr 483/1997 che «individua espressamente quale presidente della commissione di concorso il dirigente del secondo livello dirigenziale nel profilo professionale della disciplina oggetto del concorso, preposto alla struttura».

Il dipartimento ha quindi inviato una nota al Policlinico con la quale chiede «di evitare la nomina di professori universitari quali componenti delle commissioni in argomento, al fine di garantire l’imparzialità e la trasparenza dell’azione amministrativa e, dunque, di escludere qualunque rischio di conflitto di interesse anche solo potenziale».

La denuncia all'Anac

Non solo: il dipartimento regionale ha deciso di portare la questione di fronte all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, «al fine di dirimere la questione del potenziale conflitto di interessi evidenziato». «La questione riguarda non solo il Policlinico, ma tutte le aziende miste – spiega Stefano Andresciani, dirigente medico e segretario aziendale Anaao del Policlinico -. Riguarda quindi anche gli Ospedali riuniti di Foggia e le aziende in costituzione, cioè quelle di Taranto e Lecce». Ma si tratta di un fenomeno diffuso in tutta Italia tanto che le prime diffide, da parte della segreteria nazionale del sindacato, risalgono a circa un anno fa. «Un decreto che del 1994 mette nero su bianco che le commissioni possono essere costituite solo da dirigenti medici inseriti nei ruoli del Servizio sanitario regionale», prosegue. Si tratta quindi di medici assunti dalle Regioni e non, come accade per i docenti universitari, di personale in convenzione con gli ospedali ma dipendente delle università. «Questi ultimi non hanno legittimazione giuridica per presiedere o per fare parte di queste commissioni – prosegue Andresciani -. Inoltre esiste un evidente conflitto di interesse». Ma i problemi non finiscono qui perché, aggiunge, «al Policlinico la quasi totalità delle strutture complesse è diretta da docenti universitari. Si tratta di una stortura perché dovrebbe essere garantito almeno un bilanciamento». Una parte dovrebbe, insomma, essere diretta da medici ospedalieri. Un caso che, conclude Andresciani, sta «progressivamente coinvolgendo anche Taranto e Lecce dove le strutture ospedaliere stanno passando sotto la direzione universitaria».

© RIPRODUZIONE RISERVATA