Bari, in via Amendola ville storiche a rischio demolizione. Ma c'è chi dice no

Villa Vera in via Amendola
Villa Vera in via Amendola
di Elga MONTANI
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Lunedì 20 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:01

La storia di Bari passa da via Amendola. Lungo la famosa arteria cittadina che, in questi mesi, è protagonista di un lungo lavoro di sistemazione, sorgono diverse ville risalenti almeno ai primi del ‘900 se non addirittura più antiche, molte con riferimenti liberty, neoclassici e neogotici. Alcune sono vincolate dalla Soprintendenza e per questo restano a testimoniare la storia della città, altre invece sono in abbandono e scompariranno per sempre. 

Addio a Villa Vera

Quest’ultimo caso riguarda Villa Vera, situata al civico 169 di via Amendola, a sud est del Campus universitario, ed assurta agli onori della cronaca nell’ultimo anno proprio a causa di lavori di demolizione che l’hanno interessata. Diversi comitati di cittadini, insieme anche al FAI-Fondo Ambiente Italiano, hanno provato ad evitare che questa dimora liberty dei primi del ‘900 sparisse per sempre. A fine marzo i lavori erano partiti, ma in seguito ad alcuni ricorsi effettuati dai cittadini erano stati bloccati dall’Avvocatura di Stato. Ora, però, gli operai sono di nuovo al lavoro, e al posto della villa ritenuta pericolante, sorgeranno probabilmente delle palazzine con appartamenti. 

Villa Bonomo e il suo futuro

Ma non c’è solo Villa Vera su via Amendola. Sono diverse le costruzioni che, se ci si addentra nel territorio, si possono vedere. Su tutte svetta villa Bonomo, storica struttura costruita nel ‘700 e il cui parco dovrebbe a breve diventare aperto alla cittadinanza. Parliamo di un’area verde di quasi cinque ettari, tra parco storico e nuove zone destinate a verde, in cui è possibile ammirare 250 alberi ad alto fusto, più di 350 arbusti e centinaia di piante ornamentali con fioriture stagionali. Il parco avrebbe dovuto diventare fruibile dal mese di settembre, ma un ricorso al Tar presentato dal proprietario della villa adiacente pare abbia al momento bloccato tutto. Proseguendo, sempre in via Amendola sorge l’ex villa Capriati, che ospita in parte l’esperienza di autogestione Bread&Roses, dopo l’occupazione del complesso, allora in abbandono, nel 2016. Il Comune ha candidato nel maggio scorso la residenza storica a diventare dimora per studenti dell’Università e del Politecnico, evitando ulteriore consumo di suolo e riqualificando un edificio di circa 1800 metri quadrati, in condizioni di degrado. 

La riqualificazione di villa Capriati

La riqualificazione dovrebbe riguardare, esclusivamente, il sito di villa Capriati e andrà ad inserirsi in un contesto di più recente costruzione, dove sono presenti alcuni uffici pubblici e l’ex casa del custode, animata da numerose associazioni.

Alle spalle dell’Executive Center, invece, dove è in progetto la costruzione di un ampio parcheggio, sorge la masseria De Tullio, risalente al ‘500, appartenuta anche alla famiglia Simi. E nei pressi è possibile ammirare una chiesa del ‘700, in contrada Graziamonte, tra via Amendola e via Celso Ulpiani.  Al di sotto della chiesa, riportata nella toponomastica antica, e luogo sacro di antichissima età, sembra ci fossero anche diversi ipogei. Purtroppo, con la costruzione di diversi complessi a ridosso della struttura, e scavando, quel che c’era sotto è andato perso. A nulla sono valse le diverse segnalazioni dell’Archeoclub cittadino e dei comitati a tutela del territorio.

Villa La Rocca

Al numero 27 di via Celso Ulpiani, invece, svetta Villa La Rocca, dimora del 1878 con uno splendido giardino delle rose. 
Questa dimora, seppur ridimensionata per adattarla all’attuale utilizzo, si è salvata in quanto entrata nel patrimonio dell’università di Bari che al suo interno ospita l’Accademia Pugliese delle Scienze. E sempre grazie all’università di Bari, in questo caso alla facoltà di Agraria, dobbiamo la salvezza di un’altra dimora storica Villa Sbisà, che si trova al civico 153 di via Amendola e risale agli anni successivi al 1919. Ereditata nel 1960 dalla famiglia Sbisà, fu poi ceduta all’università che nel 1978 decise di effettuare interventi di manutenzione sia della villa che del parco. Attualmente è la sede della Sezione di Assestamento Forestale e Selvicultura del Dipartimento di Agraria. Una dimora invece persa per sempre è Villa Labriola, che negli anni ’70 venne abbattuta per costruire l’attuale ospedale pediatrico.
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