Valerio e Antonio con l’università non hanno battuto la propria disabilità, ma ne hanno fatto un valore, hanno distrutto un muro che sembrava insormontabile. Hanno scelto di studiare Storia e scienze sociali all’Università di Bari, ieri, scherzo del destino, si sono laureati insieme, nella stessa sessione. E c’era, tanto per ribadire l’attenzione dell’ateneo barese a questa tematica, il rettore Stefano Bronzini, che li ha proclamati in prima persona.
Determinati nonostante le difficoltà
Valerio, di origini cinesi, è un ragazzo non udente. Immaginate le difficoltà per studiare con la didattica a distanza. «Siamo riusciti a ottenere l’interprete in lingua Lis anche in videoconferenza», racconta la delegata del rettore alle disabilità, Gabriella Coppola. È stato assistito, aiutato, così come dovrebbe sempre avvenire e Valerio, ieri, ha regalato alla propria famiglia, agli amici e all’interprete, Anna Brescia, presente durante la discussione della tesi, un 105 su 110. Al momento della proclamazione, è stato Bronzini a proporre l’applauso nella lingua dei segni: un modo per ribadire che non esistono diversità tra gli studenti.
La storia che viene da Bari è bellissima perché densa di significati, perché non è solo la realizzazione negli studi di due ragazzi con disabilità diverse, ma è la dimostrazione che se si fa squadra, se l’ateneo è inclusivo, si può raggiungere qualsiasi sogno. Come quello di Valerio.
Antonio laureato con 110 e lode
E con lui, ieri, c’era Antonio. Da piccolo gli hanno diagnosticato una forma autistica al 100%, la sindrome di Asperger. Ha scritto una tesi su Aldo Moro e la Costituente, si è laureato con 110 e lode. Accanto a lui la mamma, a cui l’ateneo ha permesso di assistere alle lezioni anche quando gli ingressi erano contingentati a causa della pandemia. E gli era stato affiancato un tutor alla pari, uno studente con un contratto da 150 ore con l’università. Segnali di attenzione, ripagati dal massimo dei voti. E da un sorriso enorme, quello di chi ce l’ha fatta. Ieri mattina, in ateneo, è andata in scena una giornata storica per l’Università di Bari, non solo per i due ragazzi che hanno realizzato il proprio sogno, che sono riusciti in quella che per tanti sarebbe stata un’impresa, ma per il significato sociale che la sessione di laurea assume: si può fare. E sembra quasi una frase che Uniba vuole urlare al resto del mondo universitario. Sì, si può fare. E non è stato semplice.
«I due ragazzi hanno due disabilità diverse, ma in comune una forte forza di volontà e un’enorme passione per la storia.