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Bari, sequestro da oltre 10 milioni all'avvocato Chiariello: imputato per corruzione con De Benedictis
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Lunedì 7 Marzo 2022, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 20:16

Beni del valore di 10,8 milioni di euro, fra i quali prestigiosi immobili a Bari  e disponibilità finanziarie, sono stati sottoposti a sequestro preventivo per equivalente dalla Guardia di Finanza nei confronti dell'ex avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello, ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta per corruzione in atti giudiziari in concorso con l'ex gip barese Giuseppe De Benedictis e accausato di dichiarazione infedele dell'Iva e delle imposte sui redditi dovute all'Erario tra il 2014 e il 2019.

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L'indagine costola di quella leccese sul gip

L'operazione costituisce l'epilogo di investigazioni svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, su delega della Procura, in seguito all'esecuzione della misura cautelare personale disposta dal Tribunale di Lecce per vari episodi di corruzione in atti giudiziari e al contestuale rinvenimento, nell'abitazione del figlio, della somma pari a circa 1,1 milioni di euro in contanti, contenuti in tre zaini e in parte sigillati all'interno di buste sottovuoto.

Reddito da operaio ma con onorari milionari

Avrebbe intascato compensi per attività legale fino a 100mila euro per ogni cliente, dichiarando redditi annui tra i 26mila e i 60mila euro. È quanto ha accertato la Guardia di Finanza  Nel corso dell'interrogatorio di garanzia dopo l'arresto per corruzione in atti giudiziari e il rinvenimento a casa di suo figlio di zaini contenenti 1,1 milioni di euro in contanti, Giancarlo Chiariello aveva già «riconosciuto come proprie» le somme di denaro sequestrate, «indicandole - spiegano i finanzieri - come i risparmi di vent'anni derivanti dai pagamenti dei clienti per l'attività professionale prestata».

I suoi ex clienti poi diventati collaboratori di giustizia hanno rivelato che al penalista pagavano 10 mila euro di onorario per ciascuno procedimento, che potevano raggiungere i 100 mila euro per il patrocinio in Cassazione a fronte di un'accusa per omicidio. «Pagamenti effettuati tutti in contanti - hanno ricostruito i finanzieri - , in violazione della normativa antiriciclaggio e senza il rilascio di alcun documento fiscale». Le successive verifiche patrimoniali, coordinate dal procuratore di Bari Roberto Rossi con il sostituto Giuseppe Dentamaro, hanno documentato redditi dichiarati tra il 2016 e il 2019 tra i 26mila e i 60mila euro annui, a fronte di una «effettiva capacità di spesa del nucleo familiare dell'indagato, risultata particolarmente elevata, come dimostrato dall'acquisto e dal possesso di auto di lusso, di gioielli e di consistenti disponibilità finanziarie derivanti da titoli di credito, obbligazioni, depositi e conti correnti».

 

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