San Girolamo, viaggio nel quartiere che aspetta il riscatto

San Girolamo, viaggio nel quartiere che aspetta il riscatto
di Elga MONTANI
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Domenica 1 Maggio 2022, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 18:43

È comune per i baresi parlare di Fesca-San Girolamo come se fossero una entità unica, in quanto facenti parte da tempo di un unico quartiere che comprende anche la zona Marconi e San Cataldo. Ma pur essendo sulla carta un unico quartiere, in base alla ormai famosa delibera del consiglio comunale risalente al 1970, con la quale veniva data al territorio l’attuale suddivisione in quartieri, in realtà sono due zone diverse con le proprie peculiarità.
Parlando a livello amministrativo ufficiale, comunque, si tratta di un solo quartiere (divenuto tale quando i rioni Marconi e Fesca-San Girolamo sono stati uniti) che si estende su una superficie pari a 5,26 chilometri quadrati, in cui si contano (stando agli ultimi dati disponibili) 4.761 abitanti, che corrispondono ad una densità abitativa pari a 897,53 abitanti per chilometro quadrato. Confinante con il quartiere Libertà da una parte e con il mare Adriatico dall’altra, è separato a causa della linea ferroviaria dai quartieri San Paolo e Stanic, mentre da Palese lo separa la strada vicinale Cola di Cagno.

Il viaggio per le strade del quartiere

Il territorio è caratterizzato dalla presenza di due lame: Lama Lamasinata (comunemente chiamata dai baresi “canalone”) e Lama Balice. Come detto nel 1970 diventa ufficialmente quartiere, comprendendo anche il territorio dell’ex rione Marconi. Ma l’origine, sia di Fesca che di San Girolamo, affonda nel tempo. Basta pensare che i loro nomi derivano da antiche tradizioni se così possono essere definite, in quanto San Girolamo sembra dovere il suo nome ad una chiesetta presente sul territorio che venerava il santo dall’omonimo nome. Mentre Fesca non è completamente chiaro da dove prenda il nome, ma ci sono documenti del 1300 che riportano il nome in questione.

La storia del quartiere


A livello storico, molto importante all’interno del territorio del quartiere è il Villaggio Trieste, racchiuso tra la Fiera del Levante e lo stadio della Vittoria, costruito nel 1956 per ospitare circa mille esuli istriani o profughi sbarcati in città dopo la Seconda guerra mondiale.

Luogo dove ancora oggi si celebra la giornata del ricordo, in nome proprio delle brutalità avvenuti subito dopo la fine della guerra. Sul lungomare si erge il quartiere fieristico, ma anche il faro di San Cataldo, senza dimenticare la presenza del citato stadio della Vittoria, e dello stadio del Nuoto, un tempo conosciuto come le piscine comunali.

Il waterfront tanto atteso

Negli ultimi anni è stato al centro di diverse polemiche legate al progetto per il nuovo Waterfront di San Girolamo, che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale sarebbe dovuto diventare «il più bello dell’Adriatico», mentre ad oggi si erge ancora come una cattedrale nel deserto.


Dopo l’inaugurazione, causa anche i due anni di pandemia, i problemi sono stati diversi, legati prima di tutto al fatto che i locali non sono ancora stati affidati, e manca una vera sorveglianza. Spesso i cittadini hanno denunciato atti di vandalismo avvenuti sulla struttura, qualche tempo fa ignoti hanno distrutto i bagni nuovi e si può dire mai utilizzati. E non possiamo dimenticare le diverse polemiche legate alla spiaggia, che a causa del nuovo progetto sembrerebbe essersi molto ridotta, a causa anche delle mareggiate in inverno. O il mare un tempo limpido e oggi, sempre sentendo quanto riporta chi lì abita, non più così pulito. Pochi mesi fa era finita al centro dell’attenzione la rivoluzione delle viabilità, che i cittadini non avevano ritenuto adeguata. Al punto che, in seguito a diverse proteste, a cui sono seguiti incontri anche con l’amministrazione sia municipale che comunale, si è arrivati ad un compromesso e alla modifica di alcune decisioni prese. Come tutti i quartieri periferici, qui la popolazione sente molto la distanza dal centro della città, anche se come per quasi tutti gli altri quartieri non si parla certo di una distanza fisica (quella è relativamente piccola), ma di una distanza culturale. Oltre che distanza dell’amministrazione, che i cittadini delle periferie sentono troppo impegnata ad occuparsi dei problemi dei quartieri centrali, e poco di coloro che abitano zone come Fesca-San Girolamo e non solo.

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