Rossani, aggressione razzista: chiesti 7 anni per un 20enne

Rossani, aggressione razzista: chiesti 7 anni per un 20enne
di Nicola MICCIONE
3 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Maggio 2023, 22:17 - Ultimo aggiornamento: 22:18

C’è la richiesta di condanna sulla brutale aggressione della scorsa primavera fra i viali del parco Rossani di Bari, una «mattanza in cui l’unica colpa della vittima - per utilizzare le parole del pubblico ministero Isabella Ginefra - era quella di provenire da un paese diverso e di avere la pelle di un altro colore». Sono 7, senza il riconoscimento delle attenuanti generiche «per la ferocia - ha sottolineato la pm - con cui il gesto è stato compiuto», gli anni di reclusione invocati dalla sostituta procuratrice della Procura della Repubblica di Bari nei confronti di un 20enne di Bari, accusato di aver aggredito un 25enne di origini senegalesi residente in città, insultandolo anche con epiteti razzisti e colpendolo con calci e pugni in pieno volto, facendogli perdere la funzionalità di un occhio e causandogli la frattura di alcune vertebre. 

L'arresto lo scorso anno


Per quell’episodio il giovane, che anche altre volte «non ha perso occasione per mostrare questo lato del proprio carattere», è stato arrestato dalla polizia di Stato il 3 maggio dell’anno scorso ed è tuttora agli arresti domiciliari con l’accusa di lesioni personali pluriaggravate con l’aggravante dell’odio razziale. I fatti avvennero la sera del 5 aprile 2022: la vittima, secondo gli inquirenti, stava uscendo dal parco barese con alcuni amici, l’aggressore stava entrando con la sua fidanzata. Futili, ma aggravati dall’odio razziale, i motivi all’origine dello scontro. Il giovane avrebbe resistito con tutte le proprie forze, ma sarebbe stato sopraffatto, assalito e colpito con calci e pugni in pieno volto, sino a perdere la funzionalità di un occhio. I due si sarebbero incrociati e sfiorati nei pressi della porta d’ingresso del parco. Il 25enne gli avrebbe chiesto spiegazioni per qualche sguardo poco gradito e il 20enne, in risposta, lo avrebbe prima appellato come «negro», espressione «chiara di un sentimento di discriminazione e disprezzo razziale», insultato (dicendogli di «tornare al paese suo») e poi colpito con un pugno in pieno volto, provocandogli l’esplosione del bulbo oculare.

Una volta a terra, avrebbe continuato a colpire il 25enne con calci e pugni fino a provocargli la frattura di alcune vertebre, denigrandolo «per il colore della pelle» e minacciandolo «con varie espressioni, alzando la voce e infine umiliandolo dinanzi ai suoi amici». 


L’episodio, infatti, sarebbe avvenuto alla presenza di altri giovani, di due amici della vittima e alcune ragazze che erano in compagnia del 20enne, alcune delle quali avrebbero «cercato di fermarlo, altre si sarebbero unite agli insulti, dicendo “vattene da qui negro, vattene al paese tuo”». Infine, la fuga piedi. Gli agenti del Commissariato di Bari Nuova Carrassi l’hanno identificato non solo grazie ad alcune testimonianze e all’esame capillare degli impianti di videosorveglianza e di videoregistrazione pubblici e privati della città, ma anche «attraverso il monitoraggio dei profili social delle persone coinvolte». In una chat, inoltre, gli amici del 20enne, alcuni dei quali minorenni, si sarebbero accordati per mentire. Per questo, l’accusa ha chiesto anche la trasmissione degli atti di tutti gli amici dell’imputato per il reato di falsa testimonianza. La parola, dopo l’intervento della parte civile, rappresentata dall’avvocato Michele Filannino, è passata al difensore dell’imputato, Uljiana Gazidede, la quale, dopo aver contestato la ricostruzione accusatoria, ha sostenuto che il proprio assistito avrebbe agito per legittima difesa, in quanto sarebbe stato provocato dalla vittima e dai suoi tre amici («Il pugno c’è stato, ma perché temeva di essere aggredito»), chiedendo il riconoscimento dell’attenuante della provocazione. Il prossimo 6 luglio ci saranno le controrepliche e la sentenza. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA