Bari, sul Petruzzelli la “spinta” del pubblico: «Un accordo per non chiudere»

Bari, sul Petruzzelli la “spinta” del pubblico: «Un accordo per non chiudere»
di Enrico FILOTICO
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Lunedì 22 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:30

Grande tristezza diffusa, sottotitoli: “fateci andare a teatro!”. Bari negli anni non è sempre stata una città che ha risposto presente alle istanze della cultura, anzi. Spesso ci siamo lamentati della scarsità di strutture che potessero aiutare la cittadinanza a crescere per davvero, non solo in termini di competenze tecniche ma anche di sensibilità sociale. 
Quella che restituisce la cultura, appunto. In “Migliora la tua memoria con un click, una delle sue canzoni più popolari del disco Prisoner 709, il celebre cantautore pugliese Caparezza aveva tra le righe condannato un disinteresse sulla materia riferendosi proprio alla città di cui è originario. «Difenditi e difendi la cultura, non scendendo in piazza, ma scendendo in piazza per andare al cinema o a teatro – canta Michele Salvemini -. Che quando hanno chiuso l’Odeon tutti protestavano. Già, e in un anno nessuno che c’era andato». 


La fila che ieri sera si è creata davanti al politeama barese in una pungente domenica di novembre ha restituito fiducia a chi crede nel ruolo dei teatri e allo stesso tempo ha lanciato un segnale a chi domani si siederà al tavolo delle trattative per capire il futuro della struttura.

Francesco e Manuela sono una coppia giovane, non ancora sulla quarantina. Con garbo e soddisfazione sono davanti alla porta della struttura, non c’è folla quando li sentiamo. «Alla luce di quello che si sa la famiglia penso sia impossibilitata a recuperare il teatro, potrebbe restare titolare ma non proprietario materiale del bene – si augura lui. Poi rilancia lei -. Prima l’interruzione per il Covid, ora che si poteva tornare è davvero un dispiacere sentire queste cose».


Lo è, per loro e per tutti gli appassionati. Entrambi però sono d’accordo su una sola cosa, «Una perdita per tutti, per la cultura e per ciò che da valore alla città e a tutto l’indotto. Sembra come al solito che siamo piegati a logiche speculative». Luca è più giovane invece, si tratta di un ragazzo a cavallo tra i 20 e i 30 anni. E’ in gruppo quando lo interroghiamo e lui si fa portavoce anche dei suoi amici, «Fermare il Petruzzelli in questo momento sarebbe un gran colpo per tutta la vita barese – ci racconta con aria affranta -. Sicuramente dopo l’incontro con il ministro troveranno una soluzione per far protrarre l’accordo. La somma è ingente e penso ci vorrà molto perché si paghino le quote». 


Effettivamente in questa settimana ci siamo molto concentrati su quello che potrebbe accadere, per dovere di informazione potrebbe anche non accadere nulla nell’immediato. Difficilmente la stagione tetrale si interromperà dal nulla, i Messeni Nemagna dovrebbero di fatto impedire alla Fondazione Petruzzelli di proseguire con il cartellone d’eventi. Il tutto con una sentenza che è stata comunque impugnata e che nei prossimi messi arriverà nelle aule della Cassazione. Ogni decisione drastica rappresenterebbe una scelta un po’ incauta da parte degli eredi. 


In attesa dell’ingresso però sono tre i profili che più di altri hanno lasciato il segno, sono Marco, Valeria e Riccardo. Il primo, studente fuori sede e ballerino. Anche lei è una ballerina, al contrario del coetaneo però è di Bari. L’ultimo è invece un ragazzo che arriva da Terni, vestito bene attende con tutti gli altri di entrare. «Penso sia scorretto chiudere un teatro così importante a metà stagione – racconta Marco che poi ci lascia un appello che non cadrà nel vuoto -. Io sono un ballerino, oggi ci sarà l’etoile di Eleonora Abbagnato. Voglio vedere queste cose sul palco. Se chiudono i teatri noi di cosa viviamo, non sono d’accordo con una decisione di questo tipo». Rilancia poi Valeria, «Non sapevo nulla della questione ma da ballerina mi dispiace moltissimo. Non ne avevo sentito parlare – ci racconta Valeria -. Con la compagnia con cui collaboro è stato sempre un punto di riferimento, un obiettivo. Sapere che potrebbe chiudere ancora è strano, ci sono progetti e cose da fare in una struttura così bella». «Io sono di Terni, sono qui per vedere la mia ragazza che balla – chiude Riccardo, arrivato un paio d’ore prima dell’inizio dello show - La cultura come sempre è trascurata. E’ punto di riferimento per molte regioni questa struttura, noi siamo arrivati dall’Umbria per vedere uno degli show più importanti. L’idea che quest’anno possa interrompersi è davvero frustrante».

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