Parco Costa Sud, progetto da 75 milioni di euro. Ma i geologi avvertono: «Preservare le lame, poco cemento»

Parco Costa Sud, progetto da 75 milioni di euro. Ma i geologi avvertono: «Preservare le lame, poco cemento»
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Martedì 12 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:40

Bari Costa Sud al centro di un incontro che i progettisti, capeggiati dall’architetto Nicolò Privileggio, hanno avuto con i geologi del Sigea (Società italiana di geologia ambientale). Un focus group dedicato al progetto Bari Costa Sud e in particolare alle trasformazioni previste nel settore territoriale-ambientale. Il gruppo di progettazione ha organizzato una serie di audizioni per raccogliere osservazioni più dettagliate sul progetto, dopo la precedente audizione che si era svolta a ottobre con la consulta comunale per l’ambiente.Secondo il professor Antonio Paglionico, già ordinario presso il dipartimento di Scienze della terra e geo-ambientali dell’Università di Bari e componente del Sigea, in quella area ci sarebbero una serie di testimonianze idro-geo-morfologiche e lito-stratigrafiche rilevanti e significative, che andrebbero preservate.

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Il progetto per la realizzazione del Parco

Il Parco costiero della cultura, del turismo e dell’ambiente, in breve il progetto Costa Sud, con uno stanziamento di 75 milioni di euro, rientra tra i 14 progetti strategici inseriti dal governo nel piano per i grandi attrattori culturali e fa parte del Pnrr. Il progetto prevede la riqualificazione delle aree collocate a sud-est di Bari e la realizzazione di un parco costiero lungo 6 chilometri i cui «interventi prioritari riguardano una generale riqualificazione dell’assetto della vegetazione attraverso massicci interventi di riforestazione con la costruzione di una pineta a difesa del litorale e la riqualificazione dello spazio pubblico; la strada litoranea ridisegnata e dedicata alla mobilità dolce; la trasformazione della ferrovia in strada urbana dotata di servizio di tram.

Ricognizione e eventuale demolizione di gran parte della strutture fatiscenti e conservazione di alcuni elementi significativi; ricostruzione di un efficiente paesaggio agricolo con un alternarsi di fasce di paesaggio agricolo e di tessuti urbani che si dispongono ortogonalmente alla linea di costa seguendo la naturale pendenza del terreno ed il naturale percorso delle acque».

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In particolare, sulle acque il progetto propone «una strategia che miri a garantire l’invarianza idrogeologica; che miri cioè a ripristinare il naturale ciclo idrologico di infiltrazione, scorrimento superficiale, traspirazione e che renda quindi il territorio capace a di far fronte complessivamente agli eccessi di acque». I geologi hanno sottolineato che il territorio di Bari risulta tra le aree urbane italiane a maggior consumo di suolo con superficie impermeabilizzata pari circa al 39,5% nel 2020 (38,7% nel 2007) sul totale del suo areale, quindi chiedono che il progetto Costa Sud limiti il più possibile nuovo consumo di suolo. Inoltre l’area rientra nelle zone in cui va applicato il Piano regionale delle coste che prevede approfondimenti di tipo geologico-geomorfologico e ambientale. In quella zona insistono due lame. «La rete idrografica superficiale del territorio comunale molto articolata e in buona parte cancellata dall’urbanizzazione, era costituita – ricorda Paglionico - da nove lame principali, le più periferiche verso sud sono le lame Valenzano e San Giorgio, rientranti nell’areale di Bari Costa Sud. In questo areale insistono altre piccole incisioni, che portavano al mare le acque di pioggia e che rappresentavano, nel passato, veri e propri corridoi ecologici. Lo sviluppo urbanistico negli anni ha cancellato buona parte del reticolo idrografico principale e secondario, ed ha consumato suolo con strutture e infrastrutture poco o niente permeabili. Questo ha comportato un aumento del deflusso superficiale provocando alluvionamenti in concomitanza di eventi meteorici anche normali e rendendo necessarie la costruzione di opere di contenimento».

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La zona inoltre è ricca di testimonianze identitarie del passato. Occorre, secondo i geologi, salvaguardare i lembi residuali di naturalità della fascia costiera e rivitalizzare quelli depauperati e riqualificare la costa a cui si dovrà ricollegare la rivitalizzazione delle due lame. Queste sono strutture naturali di difesa dalle piene idrauliche, luoghi privilegiati per lo sviluppo delle biodiversità, luoghi della conservazione di elementi di carattere storico-culturale, corridoi ecologici tra la costa e le aree più interne.

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Allora, prima che si passi al progetto preliminare e definitivo sarà bene preservare «i residui corpi dell’antico sistema “dunare”, tra Pane Pomodoro e Torre Quetta, la cui presenza costituisce “un unicum” su tutto il tratto costiero della Terra di Bari e sono state oggetto di osservazioni e studi a partire dal 1900 e ben si prestano ad una azione di tutela e valorizzazione. Poi le rade e calette, quali sbocchi al mare di antichi reticoli fluviali e/o torrentizi in continuità con la parte riesumabile dell’alveo terminale delle Lame - prosegue il professor Paglionico - Occorre inoltre preservare le tracce del reticolo idrografico preesistente, di cui è necessario conservare anche parte dell’alveo terminale, che costituisce una forma di tutela dell’originario assetto idro-geomorfologico (vedi Cala San Giorgio); individuare e riperimetrare i residui ambiti produttivi agricoli, testimoni di un paesaggio medioevale; tutelare i sistemi di approvvigionamento idrico irriguo attraverso i pozzi scavati a mano con annessa “noria”; valorizzare l’unica, superstite, unità idro-geologica costituita dalla sorgente continentale, posta lungo il torrente Valenzano; conservare ciò che rimane dei manufatti rurali isolati in pietra a secco e infine utilizzare la geotermia a bassa entalpia quale forma di risparmio energetico e di sostenibilità ambientale».
B. Sta.
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