Nuovi locali food, la stretta del Comune sulle aperture: si studia il piano

Nuovi locali food, la stretta del Comune sulle aperture: si studia il piano
di Samantha DELL’EDERA
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Giovedì 28 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:30

Individuare le zone di pregio «artistico, storico, architettonico e ambientale» per regolamentare le nuove aperture commerciali. Questa la strada che il Comune di Bari sta percorrendo per cercare di dare “respiro” ai residenti colpiti dalla “mala movida”. Non si tratta solo dell’Umbertino, da dove poi è partito l’esposto alla Procura, ma anche di altre aree nei rioni Picone, San Pasquale, Carrassi o Torre a Mare (tra gli esempi). Ieri, dopo il vertice in Prefettura, si è tenuta una prima riunione con l’avvocatura comunale per avviare il percorso della “zonizzazione” delle attività commerciali. Partendo da un chiaro riferimento normativo, quello dell’articolo 64 del decreto legislativo 59 del 26 marzo del 2010.
«Al fine di assicurare un corretto sviluppo del settore – si legge nel testo del decreto - i comuni, limitatamente alle zone del territorio da sottoporre a tutela, adottano provvedimenti di programmazione delle aperture degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, ferma restando l’esigenza di garantire sia l’interesse della collettività inteso come fruizione di un servizio adeguato sia quello dell’imprenditore al libero esercizio dell’attività».

Parametri oggettivi e qualità del servizio

«Tale programmazione – continua il testo del decreto - può prevedere, sulla base di parametri oggettivi e indici di qualità del servizio, divieti o limitazioni all’apertura di nuove strutture limitatamente ai casi in cui ragioni non altrimenti risolvibili di sostenibilità ambientale, sociale e di viabilità rendano impossibile consentire ulteriori flussi di pubblico nella zona, senza incidere in modo gravemente negativo sui meccanismi di controllo. in particolare per il consumo di alcolici, e senza ledere il diritto dei residenti alla vivibilità del territorio e alla normale mobilità».
«In ogni caso, resta ferma la finalità di tutela e salvaguardia delle zone di pregio artistico, storico, architettonico e ambientale e sono vietati criteri legati alla verifica di natura economica o fondati sulla prova dell’esistenza di un bisogno economico o sulla prova di una domanda di mercato, quali entità delle vendite di alimenti e bevande e presenza di altri esercizi di somministrazione», conclude il testo.
Ed è da qui che il Comune sta partendo per una mappatura della situazione attuale in modo da individuare quali sono le zone di pregio dove limitare le aperture commerciali.

Con l’istituzione di queste zone il Comune avrà quindi la facoltà di stabilire se in una determinata area potranno aprire attività ad esempio esclusivamente no food, limitando le “food”.

Un percorso ancora lungo

Un percorso che comunque è ancora lungo. E necessita di approfondimenti di diverse ripartizioni, dall’avvocatura allo Sviluppo economico fino all’Urbanistica. Al momento invece il Comune esclude la possibilità di emanare una ordinanza che preveda chiusure anticipate dei locali, come è stato fatto in altri comuni pugliesi. Chiudere anticipatamente i locali non porterebbe comunque alla “liberazione delle strade” dal popolo della movida. I ragazzi potrebbero continuare a restare in strada, continuando a provocare disagi ai residenti. L’unica soluzione a breve termine sembra quindi quella dei controlli da parte delle forze dell’ordine, anche per fermare determinate attività illegali che si potrebbero presentare appunto durante la “mala movida”.
«Come Comune comunque – fanno sapere dall’amministrazione – da anni abbiamo cercato di favorire la delocalizzazione della movida, aprendo nuovi scenari e riqualificando strade e piazze. Pensiamo a Torre Quetta, a via Roberto da Bari o a via Mazzitelli a Poggiofranco». Delocalizzazioni che hanno ridotto (in parte) la pressione della movida su zone come l’Umbertino.

(Foto: Domenico Bari)
 

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