Morti sospette fra i bambini ricoverati in Cardiochirurgia: «Infezioni mal gestite»

Morti sospette fra i bambini ricoverati in Cardiochirurgia: «Infezioni mal gestite»
di Nicola MICCIONE
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Giovedì 4 Maggio 2023, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:10

Almeno sei morti sospette, tra il 2018 e il 2022, fra altrettanti piccoli pazienti transitati dal reparto di cardiochirurgia pediatrica a quello di terapia intensiva dell'ospedale Giovanni XXIII di Bari. Bambini deceduti a causa - è l'ipotesi di chi indaga - dell'assenza di protocolli sanitari sull'esecuzione dei tamponi «per la gestione delle infezioni ospedaliere».

L'inchiesta

Vicende tristi, presunte lacune e mancanze, che non potevano essere sottovalutate, messe nero su bianco dagli ispettori del Nirs, in una relazione inviata lo scorso 20 aprile ai vertici della Regione Puglia.

Troppe morti che potevano essere evitate sarebbero dipese da falle nei protocolli sanitari della struttura di via Amendola - come per esempio la mancata esecuzione dei tamponi per la klebsiella pneumoniae (un patogeno che normalmente colonizza l'apparato gastrointestinale umano) e lo stafilococco (un batterio che provoca frequentemente infezioni cutanee) sui piccoli degenti e in particolar modo sui loro familiari - per cui è lecito oltre che doveroso, da parte degli 007 regionali, porsi qualche interrogativo: come è potuto accadere che non si siano fatti i test adeguati? Ed ancora: come mai non si è proceduto ad un minimo di osservazione?

Il verbale

Dal verbale di Natale Cavallo - l'ispettore che ha preso il posto del suo coordinatore, l'avvocato Antonio La Scala -, in cui «non si evince in maniera chiara e univoca» l'esistenza di protocolli sanitari sull'esecuzione dei tamponi «per la gestione delle infezioni ospedaliere» come quelle che avrebbero causato sei decessi sui quali la magistratura barese vuole vederci chiaro, si fa anche riferimento ad una delibera della direzione generale che ha come oggetto il piano di prevenzione per l'identificazione precoce e tempestiva dell'infezione, ma solo per i "pazienti adulti". Altri controlli, sempre sui protocolli sanitari all'interno della cardiochirurgia pediatrica, hanno riguardato la prevenzione delle infezioni correlate all'assistenza (Ica), le infezioni acquisite che costituiscono la complicanza più frequente e grave dell'assistenza sanitaria, e quelle del sito chirurgico (Isc), ovvero un'infezione che si verifica dopo un intervento chirurgico nella sede del corpo sottoposta a chirurgia. Nel pediatrico barese, dove gli interventi chirurgici sono stati sospesi a causa della «perdurante carenza - questa è la versione ufficiale - di personale sanitario e l'estrema difficoltà nel reclutamento di professionisti adeguatamente formati nell'area pediatrica», la sospensione delle operazioni al cuore deriverebbe, invece, dal «clima di metus creato da alcuni direttori con procedure disciplinari attivate nei confronti del detto personale costretto ad allontanarsi per vari motivi dal luogo di lavoro».

Ci sarebbe tutto questo, secondo l'ipotesi al vaglio della Procura della Repubblica di Bari, dietro al caos che lo scorso 16 gennaio, su richiesta della direzione medica dell'unità operativa guidata dal direttore Livio Melpignano, ha portato a sospendere le attività di cardiochirurgia pediatrica della struttura, l'unità operativa diretta dal primario Gabriele Scalzo, già finito nel mirino della magistratura dopo una diffida firmata da Leonardo Milella, direttore della terapia intensiva dell'ospedaletto dei bambini. E poi c'è un'altra indagine del pubblico ministero Procura della Repubblica di Bari, Savina Toscani, che si intreccia a doppio filo con l'ispezione del Nirs. Nove indagati, tra vertici passati e attuali del Policlinico del capoluogo, per omissione di atti d'ufficio e interruzione di pubblico servizio commessi tra maggio 2019 e luglio 2020: secondo l'accusa non sarebbero intervenuti nei tempi prescritti con le idonee misure di contenimento. La palla, adesso, è nelle mani della Regione.

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