Galeazzi va in pensione, il vice questore lascia dopo 30 anni: «Vi racconto la mia Bari»

Galeazzi va in pensione, il vice questore lascia dopo 30 anni: «Vi racconto la mia Bari»
di Nicola MICCIONE
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Giovedì 1 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:42

Bari vecchia è il cuore della città. Negli anni ’90 si meritò l’appellativo di “scippolandia”. «Vediamola adesso: siamo messi molto meglio». Dopo 39 anni di carriera Maurizio Galeazzi, 60 anni, sposato e padre di tre figli, va in pensione. Addio alla divisa per il vice questore della polizia di Stato e dirigente dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura di Bari. Non salirà più su quella volante che per metà della sua vita ha condotto per quelle strade.

Chi è

Galeazzi è nato a Foggia e si è arruolato nel 1984, prima di trascorrere otto lustri che hanno rappresentato un lungo percorso di vita: dal 1996 al 2003 è stato alla squadra mobile di Bari, prima di trasferirsi a Foggia. Nel 2010, infine, il ritorno a Bari, città in cui ha lasciato un segno. Colto e appassionato del suo lavoro («il suo sguardo - secondo chi lo ha conosciuto e apprezzato - valeva più di una pistola puntata»), ha saputo trattare tutti con la massima disponibilità. Non solo tutore della sicurezza con oltre trenta riconoscimenti fra encomi e attestati, ma un gentiluomo cui rivolgersi sempre.


Curriculum lungo il suo, ma soprattutto qualità investigative e umane come pochi. Chi è stato, per Bari, Maurizio Galeazzi?
«Spero di essere stato un punto di riferimento per tutti i cittadini che avevano bisogno d’aiuto. Avendo alle dipendenze le volanti, l’ufficio denunce e il 113 abbiano cercato di rappresentaRe in questi anni un vero e proprio salvagente per tutti coloro i quali si sono trovati in difficoltà indipendentemente dal fatto che fosse stato commesso un reato o una semplice richiesta di soccorso».
Nicolì ha definito Galeazzi «super operativo, con un carattere che dovrebbero avere tutti i poliziotti». Ovvero?
«Ovvero rendere più veloce ed efficace un qualsiasi tipo di intervento soprattutto adoperando le nuove tecnologie che abbiamo sperimentato negli anni: il sistema “Scudo”, capace di immagazzinare e catalogare tutti i tipi di violenze, “Mercurio”, il sistema multimediale montato sulle volanti, e l’app YouPol per rendere partecipi i cittadini in maniera riservata di tutte le segnalazioni che vogliono fare nel momento in cui si rendono testimoni di fatti costituenti reato».
Lo «sbirro» delle volanti è quello che interviene per primo in caso d’emergenza. Come quando scoppiano le risse e il rischio di prendere una coltellata è in agguato. Un lavoro sottovalutato, il vostro?
«Più che sottovalutato, direi scontato: ci pagano anche per questo, secondo alcuni.

Questo è un paese molto strano dove tutto vogliono i controlli, ma sempre agli altri e mai a se stessi. L’aspetto più triste, poi, è quando qualcuno di noi sbaglia. E quando avviene questo si generalizza sempre: non si dice mai che quel poliziotto ha sbagliato, ma si afferma sempre che la polizia ha sbagliato. E purtroppo non si riesce a far capire che dietro quello che ha sbagliato ce ne sono altri mille che quotidianamente rischiano la vita per gli altri. Ecco, più che sottovalutato direi poco riconosciuto».


Quali erano i problemi di Bari quando è arrivato in città e quali quelli che ha riscontrato sino all’ultimo giorno di lavoro?
«I problemi di Bari sono quelli comuni ad altre città metropolitane: la microcriminalità, le situazioni di degrado ed emarginazione e la carenza di lavoro. Fortunatamente, per quanto ci riguarda, nei confronti della criminalità organizzata, attraverso una grande collaborazione tra le forze di polizia e la magistratura, abbiamo sferrato numerosi colpi. E i capi, infatti, sono tutti dietro le sbarre».
Ieri per le strade si parlava solo il dialetto. Oggi la «mala» di strada parla un’altra lingua e viene da altri Paesi. È davvero così?
«Purtroppo la globalizzazione ha portato tante cose positive, ma anche alcune negative. Inoltre la nostra posizione geografica si presta ad avere molti collegamenti che, ahimè, favoriscono anche i traffici illeciti. Il criminale locale, poi, ha capito che la delinquenza spicciola porta molti controlli e preferisce agire in settori, soprattutto commerciali, dove i guadagni sono molteplici».
Com’è cambiata la città nel corso di questi anni?
«La nostra città è meravigliosa e durante questi anni si è passati ad una qualità di servizi abbastanza buona. Ricordo benissimo il passato: nel borgo antico non si poteva entrare, Bari era riconosciuta in Italia come “scippolandia”, sugli autobus la gente era appesa ai cartelli pubblicitari, i furti di auto e di autoradio erano all’ordine del giorno e si spacciava droga in ogni dove, soprattutto al quartiere Japigia, definito il bazar del sud Italia. Vediamola adesso: siamo messi molto meglio».
Gli anni a Bari hanno segnato la sua vita professionale. Decine gli episodi che potrebbe ricordare, fra gli altri uno che ricorda con orgoglio.
«Senz’altro aver recuperato gli ori di San Nicola: quello è stato un vero e proprio affronto alla città nei confronti del suo patrono, un sacrilegio verso il mondo cristiano-cattolico e ortodosso nonché uno sgarro a Bari. Grazie all’impegno di tutti noi, siamo riusciti a restituire ai cittadini qualcosa dal valore immenso che non è quantificabile».
Una «pantera non va mai in letargo». Cosa significa?
«La pantera che è dentro ogni operatore di volante non sarà mai doma e sarà sempre e dovunque all’attacco e pronta ad intervenire di giorno e di notte contro ogni tipo di atto illecito. E questo sentimento non sparisce neanche quando si va in pensione o quando si raggiungerà tra molto tempo il meritato paradiso che nessuno potrà toglierci».

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