Bari, quattro ipotesi per il futuro del teatro Petruzzelli. Congelati 46 milioni

Bari, quattro ipotesi per il futuro del teatro Petruzzelli. Congelati 46 milioni
di Beppe STALLONE
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Domenica 21 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 23:38

Sono ore di attesa, un po’ per tutti, quelle che ci separano dall’incontro che il sindaco di Bari Antonio Decaro avrà martedì prossimo a Roma con il Ministro per i beni e le attività culturali e turismo, Dario Franceschini. Attesa per lo stesso Decaro che sicuramente si starà preparando all’incontro con proposte realistiche da presentare al Ministro, attesa per gli eredi che, come detto da Francesco Garibaldi, figlio di Vittoria Messeni Nemagna, a quel tavolo col Ministro vogliono partecipare, da legittimi proprietari del Petruzzelli. Ore di attesa per i legali delle parti che si preparano ad affrontare i diversi scenari che si potrebbero aprire o riaprire nel caso che la mediazione politico-istituzionale, che non si preannuncia per niente facile, debba risolversi con un nulla di fatto. Il Protocollo d’intesa del 2002 è stato dichiarato non valido dalla sentenza della Corte d’Appello, ma potrebbe essere proprio quello un punto di partenza, sempre se a prevalere sarà la strada dall’accordo. Gli eredi hanno dichiarato che non hanno alcuna intenzione di mandar via la Fondazione Lirico Sinfonica, però alla luce della sentenza della Corte d’Appello, una formalizzazione dei rapporti è quanto mai necessaria. Senza quindi voler escludere una soluzione pacifica della lunga e complessa vicenda del Petruzzelli sarà bene anticipare i possibili scenari, se pure in formula di ipotesi. 

Gli scenari


«Il procedimento espropriativo per pubblica utilità è l’istituto giuridico in virtù del quale la Pubblica Amministrazione può acquisire la proprietà o altro diritto reale su di un bene, sempre per esigenze di interesse pubblico. Il procedimento espropriativo avviene con un provvedimento ed è indipendente dalla volontà del proprietario, al quale viene corrisposto un indennizzo».
E questa è la definizione del procedimento di espropriazione per pubblica utilità. E chi potrebbe esercitarla nel caso i proprietari del teatro Petruzzelli, cioè i Messeni Nemagna, eredi di quell’Antonio Petruzzelli che fece costruire il teatro nel 1898, decidessero di cacciare la Fondazione e di fatto interrompere l’attività artistica o se decidessero di fare un uso diverso, del Petruzzelli, da quello attuale? Potrebbe farlo lo Stato ma potrebbe farlo anche il Comune di Bari. Proseguiamo su questa ipotesi a due teste. 
Ferma restando l’assunto che gli eredi non ne vogliano sapere della Fondazione Lirico Sinfonica, né della stagione artistica in corso, mettiamo ora che a voler espropriare, per ragione di interesse pubblico, sia lo Stato. In tal caso lo Stato dovrebbe comunque provvedere a un indennizzo da versare agli eredi, ma i Messeni Nemagna, in base alla sentenza della Corte d’Appello di Bari, dovrebbero versare allo Stato 46 milioni di euro circa relativi ai costi di ricostruzione del teatro. Si potrebbe addivenire a un accordo o meglio nella stima dell’indennità di esproprio potrebbe intervenire un collegio arbitrale, che comunque non potrebbe mai offrire ai proprietari una cifra inferiore al valore reale del bene. In cifre, tenendo presente il valore del teatro e il brand che rappresenta, potrebbe aggirarsi sui 200 milioni di euro. Defalcando pure i 46 milioni che i Messeni di debito, allo Stato, per diventare proprietario del Petruzzelli, servirebbero non meno di 150 milioni di euro. Situazione in realtà molto più complessa, tenendo presenti le opposizioni che ci sarebbero. 
Seconda possibilità.

Ipotizziamo che a voler procedere con l’espropriazione del Petruzzelli voglia essere il Comune di Bari sempre per ragioni di pubblico interesse. Anche in questo caso il Comune dovrebbe corrispondere un indennizzo agli eredi. Anche qui il collegio arbitrale nella stima dell’indennità di esproprio non potrebbe mai andare al di sotto del valore reale del bene da espropriare e quindi tradotto in cifre 200 milioni di euro circa. 


C’è poi un’altra ipotesi che può riguardare soltanto creditore e debitore e quindi lo Stato e i Messeni Nemagna. E’ il pignoramento. Se infatti gli eredi non fossero in grado di pagare i 46 milioni, lo Stato potrebbe pignorare il bene mettendo così al sicuro l’immobile che non potrebbe essere né venduto né trasferito. Dopo una valutazione peritale sul valore dell’immobile, potrebbe essere messo all’asta. In genere da un pignoramento alla vendita passano anni. 
Su queste e altre ipotesi stanno ragionando gli avvocati delle parti. Intanto per ora gli eredi possono non solo godersi a pieno il titolo di proprietà, ma stare tranquilli sui 46 milioni da versare allo Stato. Infatti il ricorso per Cassazione di fatto impedisce l’esecuzione della sentenza.

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