Immobili di pregio, terreni e denaro per tre milioni di euro sequestrati ad un medico oncologo di Bari. E' l'operazione effettuata dai comandi provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Bari che hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo - emesso, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal competente G.I.P. del locale Tribunale - di immobili di pregio, terreni e cospicue disponibilità finanziarie di proprietà di Giuseppe Rizzi, oncologo residente a Bari. Il medico forniva farmaci oncologici in cambio di denaro a 14 pazienti.
L'accusa
Il medico è indagato per concussione - già arrestato nel maggio scorso - per aver eseguito su pazienti oncologici dell'istituto tumori di Bari, dove Rizzi lavorava, prestazioni mediche e in particolare iniezioni di un farmaco, la cui somministrazione era a titolo gratuito, facendosi pagare denaro o altre utilità. La consegna dei soldi sarebbe avvenuta direttamente in ospedale oppure nel Caf gestito dalla compagna e co-indagata del medico, l'avvocato Maria Antonietta Sancipriani, «adibito nell'occasione - dicono gli investigatori - ad ambulatorio medico di certa natura illegale». Nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte concussioni, sono state poi documentate transazioni e movimentazioni finanziarie che hanno accertato «un'ingiustificata sproporzione - si legge negli atti - tra il reddito dichiarato e i beni nella disponibilità del medico, quantificata in oltre 2,5 milioni di euro».
I pazienti-vittime
Sarebbero 14 le vittime dell'oncologo barese Giuseppe Rizzi. Quando, nel maggio scorso, il professionista barese è stato arrestato, l'accusa nei suoi confronti riguardava un solo paziente, la cui famiglia aveva denunciato e fatto partire le indagini. Le successive verifiche hanno accertato che le vittime del medico sarebbero state, invece, ben 14. «Le condotte - spiegano gli inquirenti - venivano poste in essere approfittando delle gravi condizioni psico-fisiche delle vittime», le quali hanno poi raccontato agli investigatori «di essersi trovate in una situazione di soggezione e di reverenza, oltre che di totale fiducia nel loro medico, tale da essere state indotte a riconoscerlo quale unico referente in grado di garantire loro la sopravvivenza e così ottenendo illecitamente cospicue somme di denaro contante, regalie di notevole valore, lavori edili ed altre utilità».