Illeciti investimenti all'estero: 3 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di finanza. Piani di accumulo anche a Bari

Gli investitori a loro volta avrebbero omesso di presentare al Fisco le dichiarazioni sul monitoraggio fiscale circa la detenzione di capitali all'estero

Illeciti investimenti all'estero: 3 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di finanza. Piani di accumulo anche a Bari
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 5 Aprile 2023, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 12:47

Illeciti investimenti all'estero: 3 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di finanza. Piani di accumulo anche a Bari. La Guardia di finanza ha eseguito a Messina un decreto di sequestro di circa tre milioni di euro nei confronti di cinque presunti appartenenti ad una articolata associazione per delinquere a carattere transnazionale dedita a ripetute operazioni di abusivismo finanziario.

L'operazione della Finanza

I militari hanno eseguito un provvedimento del Gip di Barcellona Pozzo di Gotto.

La somma sottoposta a sequestro è di 2.863.89 euro, e corrisponde al provento del reato complessivamente percepito dagli indagati quale compenso del contributo apportato al gruppo societario.

Secondo quanto accertato, attraverso un articolato schema societario costituito da holding con sede nella Repubblica Ceca, nel Regno Unito, in Portogallo e nelle Isole Comore e grazie ad alcune persone, è stato documentato come il gruppo indagato avesse effettuato nel tempo una illecita raccolta di risparmi - principalmente in provincia di Messina, ma anche a Trapani, Bari e Reggio Calabria - per circa 5.000.000 di euro.

Ai numerosi clienti, molti residenti nella fascia tirrenica del Messinese, sarebbero stati proposti interessanti investimenti all'estero, presentati sotto forma di piani di accumulo, finanziamenti, prestiti, ecc.), con percentuali di guadagno che potevano arrivare sino al 10% mensile.

Gli investitori a loro volta avrebbero omesso di presentare al Fisco le dichiarazioni sul monitoraggio fiscale circa la detenzione di capitali all'estero evitando l'applicazione dell'imposta sugli interessi percepiti normalmente assolta dagli intermediari autorizzati. Nessuna delle società sui cui conti correnti esteri confluivano le somme così raccolte sarebbe stata in regola con le previste autorizzazioni per promuovere la raccolta del risparmio e nessuno degli indagati sarebbe stato autorizzato ad agire quale promotore finanziario. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA