Il giallo dell'uomo riemerso dal canale: un delitto dietro allo scheletro

Il giallo dell'uomo riemerso dal canale: un delitto dietro allo scheletro
di Nicola MICCIONE
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 5 Gennaio 2022, 09:01

Il giallo dello scheletro. Sul cadavere rinvenuto lo scorso 2 gennaio restano una serie di interrogativi. Una storia che somiglia a un giallo di Agatha Christie o a uno dei più intricati Montalbano di Andrea Camilleri. Indagono Procura e carabinieri, ma le domande restano e sono urgenti. Chi è l'uomo? E ancor prima: si tratta di un uomo o di una donna? È stato ucciso o si tratta di morte naturale? A quanti anni fa risale il presunto occultamento del cadavere? E soprattutto: perché è stato nascosto proprio lì, nel canale a due passi da Punta Perotti?

Le indagini degli inquirenti


Le indagini si muovono in varie direzioni. Cercando tra le persone scomparse anche se prima bisognerà capire qualcosa in più sulla vittima. Inevitabilmente tramite le analisi delle ossa.
Lo scheletro, parzialmente interrato, era nascosto tra la vegetazione, coperta da arbusti e cespugli. Le ossa sono state rinvenute nella mattinata di domenica, intorno alle ore 12, all'interno dell'alveo del canalone di espansione vicino al lungomare Trieste, a sud della città, tra Pane e Pomodoro e Torre Quetta. A circa 100 metri dal mare, forse spinto dall'alta marea. A ritrovare il corpo, ormai decomposto e ridotto ad uno scheletro, è stato un cittadino a passeggio con il proprio cane. Man mano che si avvicinava ha notato i resti. Da lì la chiamata al 112.
Sul posto, in pochi minuti, sono intervenuti per un primo sopralluogo i carabinieri della compagnia di Bari Centro con gli specialisti della sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo di Bari: i resti del corpo, recuperati dai Vigili del Fuoco del Nucleo Speleo Alpino Fluviale dopo oltre 6 ore e un grande lavoro di squadra, erano in evidente stato di decomposizione.

Gli investigatori ipotizzano che potessero trovarsi in quella posizione da diversi anni.


L'indagine, coordinata dal pubblico ministero Michele Ruggiero, dovrà innanzitutto cercare identificare i resti. Parte tutto da qui: identificare il corpo. Capire chi sia. Dietro quel mucchio di ossa, di un corpo oggi decomposto, c'era una vita umana. Che provava dei sentimenti, sorrideva, si muoveva.

Le ipotesi


Prime ipotesi, dunque. Potrebbe trattarsi di un uomo, anche se sul sesso non c'è ancora certezza. Una persona di mezza età. La sua morte, stando alle prime valutazioni, potrebbe risalire a circa 10 anni fa: i tempi di scheletrizzazione di un corpo umano possono variare notevolmente a seconda dei diversi fattori che possono favorire o ritardare tale processo. Il corpo di un essere umano di corporatura media sepolto direttamente in un terreno ordinario ed in assenza di una bara impiega tra i 10 ed i 12 anni per decomporsi completamente e rimanere scheletro.
La Procura di Bari ha aperto una indagine con l'ipotesi di reato di omicidio colposo a carico di ignoti e per la morte di persona ignota. Lo scheletro - con il corpo sono stati trovati oggetti ed effetti personali che potrebbero aiutare nella identificazione e nel successivo accertamento sulle cause della morte - trasferito nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari con l'intera zolla di terra nella quale era quasi sotterrato, è stato sottoposto ad una prima Tac. Gli accertamenti tecnici proseguiranno nei prossimi giorni per risalire anche all'età della vittima e all'epoca del decesso, ma anche per evidenziare gli effetti che l'acqua e gli altri agenti atmosferici possano aver avuto sulle ossa. Capire i processi chimici intervenuti in questi anni, forse dieci, potranno dire tanto sulle date. E senza un nome, bisogna almeno risalire all'epoca.
Gli esami di antropologia forense saranno eseguiti dai professori Francesco Introna e Biagio Solarino. Sulla base di queste prime indicazioni, i dati saranno incrociati con quelli delle persone scomparse che presentino le medesime caratteristiche e, quindi, si procederà alla comparazione del Dna.
Non si esclude che possa trattarsi di una persona scomparsa da anni, forse decenni. O magari che qualcuno abbia trovato i resti nella propria proprietà e abbia deciso in un secondo momento di disfarsene lasciandoli all'interno del canalone vicino al parco Perotti. O, come si diceva, che il corpo, ormai ridotto ad uno scheletro, sia stato spinto lì dall'alta marea. Tutte ipotesi da verificare.
Nella lista delle ipotesi c'è anche il nome di Luigi Fanelli, recluta dell'Esercito presso la Caserma Briscese di Bari e scomparso nel 1997 all'età di 19 anni. Ucciso solo perché innamoratosi della ragazza sbagliata. Una di quelle storie l'associazione Libera ricorda ogni anno e che hanno smosso le coscienze di una città intera. Per quel delitto, Paolo Masciopinto, nipote del boss pentito Antonio Di Cosola, nel 2016 si autoaccusò dopo che che era stato già assolto nel 2008 con sentenza passata in giudicato. Di conseguenza, le sue dichiarazioni non sono state usate contro di lui.
La mamma di Luigi ha più volte chiesto un corpo su cui piangere. Che sia questo? L'ipotesi è stata presa in considerazione ma anche qui gli interrogativi pullulano: non coinciderebbe con i 10 anni dalla morte (ne sono passati oltre 24) e nemmeno con una prima deduzione dell'età - sulla quarantina - dell'uomo riemerso dal canalone.


Sul giallo indagano i carabinieri: le verifiche passeranno anche attraverso gli elenchi delle persone scomparse in zona nel corso degli ultimi anni. Bisognerà anche consultare gli archivi centrali. Fare, cioè, un lavoro certosino sui database in modo da ricavare una traccia sui resti ritrovati. E se certezza sulla datazione dei resti e sull'identità verrà dagli esiti delle indagini, in città ci si interroga su quanto accaduto. Mentre i carabinieri erano al lavoro si era creato, seppur da lontano, un capannello di curiosi. «Questa è una zona tranquilla - ha raccontato un cittadino - e si tratta di una situazione davvero assurda, siamo davanti a un giallo». A chi appartiene quello scheletro? A qualche persona scomparsa anni fa di cui ognuno cerca traccia nella propria memoria? Tante domande che attendono risposta.
E se fosse un caso di lupara bianca? Inevitabilmente, è stato uno dei primi interrogativi che si sono posti gli inquirenti. E la procedura non cambia. Per questo sarà importante anche capire come sia avvenuto l'omicidio colposo.
Magari i parenti sono ancora sulle loro tracce, in cerca di un luogo dove poter posare almeno un fiore. E lì, nei pressi del canalone, di fiori non se ne vedono. Quando quel mucchio di ossa avrà anche un nome, probabilmente, spunterà anche un fiore. Si parte da qui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA