Furto nella Basilica di san Nicola, il priore: «La porta non era sprangata
e c’era un guasto all’allarme»

Padre Giovanni Distante, priore della Basilica
Padre Giovanni Distante, priore della Basilica
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Giovedì 24 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:00

Un furto che ha scosso un’intera comunità, quella barese, devota moltissimo a san Nicola e incapace a distanza di più di ventiquattro ore di capacitarsi dell’accaduto. Padre Giovanni Distante, priore della Basilica di san Nicola, ha ricostruito insieme a noi l’accaduto, spiegando il valore di quanto rubato non in termini economici, ma in quanto simboli religiosi.

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Padre Distante, cosa rappresentano gli oggetti rubati per i fedeli e per il culto di san Nicola?
«L’anello, che è stato donato tempo fa da una famiglia alla statua di san Nicola, è uno dei simboli del ministero episcopale.

Il libro, che il santo tiene in mano, è un libro del vangelo, in argento, con le tre sfere che rappresentano la carità fatta da san Nicola alle tre fanciulle. Infine, l’ultimo oggetto è un medaglione reliquiario, in quanto conteneva una piccola fiala con dentro alcune gocce della manna di san Nicola, da noi ritenuta una reliquia. È molto brutto vedere, ora, san Nicola con le mani vuote, perché san Nicola, notoriamente, ha le mani piene, di tanta misericordia e carità, soprattutto per i più bisognosi. Vederle vuote fa davvero un certo effetto. Il furto ha lasciato esterrefatta e dispiaciuta tutta la popolazione barese. Nessuno si era mai permesso di avvicinare la statua e trafugare qualcosa di appartenente alla statua. Questo, naturalmente, è la cosa che per una barese è davvero difficile pensare».

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Come sono andate le cose la mattina di martedì?
«Noi ci siamo accorti del furto alle 6.30 del mattino. Di solito scendiamo presto per la preghiera delle lodi. Qualcuno, che è sceso un po’ prima, si è accorto del furto e mi ha chiamato. Alle sette meno un quarto ero giù, abbiamo constatato quanto accaduto e chiamato le forze dell’ordine».

In molti si chiedono come mai non ci fosse un allarme, data la presenza, non solo degli oggetti del santo, ma anche delle offerte.
«Dall’altra sera c’è. C’era un allarme, ma era stato disinserito per problemi di natura tecnica. Eravamo in attesa di metterne uno nuovo, il ladro però ci ha preceduto. Comunque, le porte della basilica sono sprangate durante la notte. Per questo ipotizzo che il ladro conoscesse bene la struttura, e sapesse che l’unica porta non sprangata fosse quella che ha forzato. Il cortile interno della basilica è, comunque, sorvegliato dalle telecamere. Ce ne sono una trentina, tra dentro e fuori. Anche perché non è la prima volta che avviene un furto in basilica, per le esigenze economiche di qualcuno. Ma hanno sempre mirato alle cassette delle elemosine, nessuno aveva mai toccato il santo».
Cosa pensa possa essere successo che abbia spinto il ladro ad impossessarsi di questi oggetti? In fondo, sembrerebbe non avere un grande valore economico.
«Il problema penso che sia stato legato al fatto che c’era una cassetta trasparente, all’altezza della base del santo. Per potersi impossessare di quel denaro, ha dovuto forzare la porta di vetro che permette di entrare nella teca della statua. E una volta entrato, sarà stato tentato da quanto visto e avrà deciso di portare via quanto ha rubato».

La basilica quando è stata riaperta al pubblico? Nella mattinata di martedì sono stati molti i fedeli dispiaciuti di averla trovata chiusa.
«Subito dopo che la polizia ha svolto tutte le pratiche necessarie per le indagini in corso, la basilica è stata riaperta e c’è stato un pellegrinaggio di fedeli molto emozionante, nella serata di martedì. I fedeli hanno preso davvero male questa vicenda. Non possono accettare un gesto di questo tipo. Sicuramente chi lo ha compiuto avrà dei problemi. Il vescovo lo ha definito: “un atto miserevole”, per dire anche che chi l’ha compiuto forse non era nemmeno consapevole di quel che faceva».
Vorrebbe fare un appello all’autore di questo furto?
«L’appello che mi sento di fare è quello che hanno già fatto tutti ed è di ravvedersi e restituire quanto è stato trafugato».
E.Mon.

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